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Il "caso" Sicilia

Il presidente Lombardo: "Se giudicato colpevole lascerò subito. Ma se cado io cade pure Berlusconi"

14 maggio 2010

Si appella ad alcune delle basilari regole democratiche Raffaele Lombardo per difendersi, anche mediaticamente, da quello che, secondo lui, va definendosi sempre di più come una sorta di processo mediatico dove il "colpevole" da infamare e cacciare via è proprio lui. "Questo governo andrà avanti e io eserciterò il mio diritto alla difesa", ha affermato il presidente della Regione siciliana, a margine di una conferenza stampa a Catania, tornando sulla notizia smentita dalla Procura etnea di una richiesta di arresto nei suoi confronti sollecitata nell'ambito di un'inchiesta su presunti rapporti tra mafia e politica.
Il governatore ha annunciato che chiederà nuovamente di essere sentito dai magistrati etnei per fare spontanee dichiarazioni e fare in modo che "questo stillicidio di notizie e questo modo originale di condurre una presunta azione giudiziaria abbia fine". "Chiederò alla Procura di Catania - ha osservato il presidente Lombardo - di poter esercitare il mio diritto alla difesa perché nei miei confronti c'é stata una presunta azione giudiziaria che non ha precedenti in Italia. Faccio questo - ha detto il governatore - per tutelare la magistratura, la cui indipendenza, autonomia e libertà sono presidi importantissimi per la democrazia".
"Se non ci fosse stata la smentita ufficiale della Procura della Repubblica di Catania, l'indiscrezione di stampa su una presunta azione giudiziaria nei miei confronti, avrebbe fatto rischiare di cadere il mio governo", ha continuato Lombardo. "Le presunte indiscrezioni - ha ribadito il governatore - hanno rischiato di non far approvare la finanziaria e quindi di far cadere il Governo. Ieri, senza la smentita ci sarebbe stata la ricomposizione del Pdl in Sicilia e questo avrebbe fatto cadere il governo regionale, rispettando così la previsione fatta dalla frangia 'estremistica' del Partito delle Libertà di tornare a votare a novembre per le regionali".
"I giornalisti hanno il diritto di pubblicare le notizie di cui sono in possesso - ha aggiunto Lombardo - ma chi gliele fornisce? Come mai parte delle mie dichiarazioni spontanee rese ai magistrati sono state pubblicate, con tanto di virgolettato, da un giornale? Io non lo so. So che il dovere di esercitare il mio diritto alla difesa. E non posso sapere di presunte inchieste su di me dai giornali. Non credo alle congiure - ha osservato il governatore - e chiedo soltanto che la stessa Procura di Catania si tuteli da fughe di notizie che hanno conseguenze politiche. Perché tutto questo è un'indecenza". Certamente, ha aggiunto il governatore, "se sarà trovato e soprattutto provato con certezza che io abbia consapevolmente sostenuto e supportato la mafia me ne andrò un minuto prima. Ma sono certo che ciò non accadrà perché - ha aggiunto - sono sicuro di non averlo fatto".

Il presidente Lombardo, dunque, afferma di non credere alle congiure però... c'è un però.  Lombardo, infatti, parlando in un intervista con Carmelo Lopapa, giornalista di Repubblica, ha dichiarato di sapere che sarebbero "piovuti attacchi politici quotidiani da parte del Pdl estremista e antigovernativo". ed ha precisato anche che alla fase degli attacchi politici, ne sarebbe seguita un'altra, un attacco mediatico e giudiziario. Insomma, dice di non credere alle congiure ma sostiene che dietro le fughe di notizie, puntualmente smentite dal procuratore di Catania, deve  esserci un disegno.
"Qualche procuratore - precisa Lombardo - sta offrendo assist alla ricomposizione del Pdl in Sicilia, risolvendo una grana non da poco a beneficio di Silvio Berlusconi".
Ed è in quest'ottica che va letto anche l'incontro tra il premier e Micciché a Palazzo Grazioli. Un incontro che da strategico è diventato interlocutorio perché, intanto, è arrivata la smentita della procura sull'ipotetico arresto di Lombardo.
"Il Pdl nazionale e l'Udc siciliano - continua Lombardo - puntano alla caduta del mio governo con ogni mezzo per arrivare alle elezioni regionali a novembre. Rimossa l'anomalia siciliana per il premier si spiana la strada verso il voto anticipato nazionale: ad aprile prossimo si può tornare alle urne".
"Io non immagino una ripresa di collaborazione con l'ala 'estremista' del Pdl né con i loro gemelli siamesi dell'Udc" ha affermato Lombardo. E parlando dell'Udc ha aggiunto che "l'ala che contesta è soprattutto quella palermitana, ma ce ne sono - ha osservato - scricchioli all'interno di quel partito. E' l'ala che non ha digerito le riforme, a cominciare da quella del sistema dei rifiuti". "Il presidente Silvio Berlusconi é una persona con la quale collaborare è indispensabile e utile" ma occorre che "smentisca l'ala estremista del suo partito e si riprenda la via del confronto". "La differenza tra le due anime Pdl al momento non è marginale - ha aggiunto Lombardo - perché Micciché pretende che si sostenga il governo regionale in Sicilia mentre dall'altra parte si pretende che si dia addosso al governo".

"Berlusconi vuole unità in Sicilia" - "Reputo l'incontro con il presidente Berlusconi molto positivo. Abbiamo parlato di diverse cose, abbiamo affrontato diverse questioni, in particolar modo la questione siciliana". Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianfranco Miccichè, nell'ultimo post del proprio blog 'Sud'. "Berlusconi - rivela Miccichè - mi ha chiesto di assumermi la responsabilità della riunificazione del partito in Sicilia, sottolineando come ritenga di fondamentale importanza il fatto di mantenere unito il partito". "Io - aggiunge - ho dato la mia disponibilità, ma sono rimasto irremovibile nel difendere il patto elettorale, da noi stretto con i siciliani attorno alla figura di Raffaele Lombardo, che il Pdl, più d'ogni altro partito della coalizione ha contribuito a far eleggere governatore della Sicilia".
Per Miccichè, insomma, "il maggior partito della coalizione di governo non può rendersi responsabile di ribaltoni, non può cioè determinare il sovvertimento di quella volontà popolare, che esso stesso ha indirizzato verso una scelta ben precisa".
"I nostri elettori - sottolinea il sottosegretario - ci hanno dato fiducia, hanno votato per quel presidente e per i nostri deputati, che, in linea con questo preciso mandato elettorale, avevano il dovere di sostenere il governo nella realizzazione di quel programma. Soltanto alcuni di loro, però - continua - lo hanno responsabilmente fatto e continuano a farlo. Altri, invece, ho ricordato a Berlusconi, si sono comportati diversamente, hanno votato contro il Dpef, quindi contro il governo, pur essendo in quel governo rappresentati con due assessori; e Lombardo ha dovuto semplicemente prenderne atto".
"Chi ha tradito - sottolinea Gianfranco Miccichè, nell'ultimo post del proprio blog 'Sud' - il patto con gli elettori?". "Cosa avrebbe fatto Lei, ho chiesto a Berlusconi, se si fosse trovato nella stessa situazione, se un suo alleato avesse votato contro il suo governo? Non lo avrebbe, forse, tacciato di ribaltonismo?".
"Pertanto, - continua - ho ribadito al premier la ferma volontà di non arretrare di fronte al dovere di rispettare e preservare la volontà dei siciliani, che non può, non deve essere il prezzo della, sia pur auspicata, riunificazione".
"Quanto al Partito del Sud, - rivela Miccichè - ho illustrato ancora una volta le ragioni politiche a supporto del progetto, che ancora sento fortemente mio, insistendo sulla necessità che quest'idea continui a maturare nelle sensibilità e nelle coscienze politiche di chi opera al Sud. Tuttavia, gli ho detto che per il momento ritengo opportuno non abbandonare il progetto ma dare priorità alla situazione siciliana, sulla quale intendo concentrare tutti i miei sforzi".
"Questi i tratti salienti di un incontro durato un paio d'ore circa ed in cui si è trovato anche il tempo di rinnovarci reciprocamente la stima e l'affetto di sempre, tra una battuta e qualche sana risata, ma soprattutto nella comune consapevolezza che, prima di tutto, siamo uomini di responsabilità", conclude Miccichè.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, AGI, La Siciliaweb.it]

- "Il premier usa le procure per piegarmi e aprire la strada al voto" l'intervista di Carmelo Lopapa (Repubblica.it)

 

 

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14 maggio 2010
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