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Il cassiere di Riina e Provenzano rimane in Sudafrica

L'alta corte sudafricana ha negato l'estradizione per Vito Roberto Palazzolo, "uno dei più grandi riciclatori di Cosa nostra"

21 giugno 2010

L'alta Corte del Sudafrica ha bloccato l'estradizione di Vito Roberto Palazzolo, il finanziere siciliano già indicato negli anni Ottanta dal giudice Giovanni Falcone come il riciclatore dei tesori di Cosa nostra.
Palazzolo è stato condannato a nove anni, per associazione mafiosa. Verdetto confermato nel marzo 2009 dalla Corte di Cassazione. Di recente, il governo di Pretoria aveva deciso di "dare esecuzione" alla sentenza italiana, ma il finanziere ha fatto ricorso. E adesso, l'alta Corte sudafricana ha accolto le richieste della difesa. "I giudici hanno ribadito che in Sudafrica non è riconosciuto il reato associativo, così come concepito in Italia", ha detto al sito di Repubblica l'avvocato Baldassare Lauria, che assiste Vito Roberto Palazzolo assieme a Giannino Guisa. "E poi - ha aggiunto il legale di Palazzolo - il nostro cliente era stato già assolto dal reato di associazione mafiosa nel 1992 dal tribunale di Roma".
Davanti all'alta Corte, il rappresentante del ministero della Giustizia aveva spiegato soprattutto che la sentenza del tribunale di Palermo contiene accuse che vanno anche oltre il 1992: Palazzolo avrebbe ospitato in Sudafrica due latitanti siciliani, Giovanni Bonomo e Vito Gelardi, e soprattutto avrebbe continuato a gestire il tesoro di Riina e Provenzano. "Vito Roberto Palazzolo è uno dei più grandi riciclatori di Cosa nostra - ha detto il sostituto procuratore di Palermo Gaetano Paci, che con Gaetano Gozzo ha indagato sul finanziere - La decisione dell'alta Corte sudafricana rafforza ulteriormente il carisma e l'aura di imprendibilità di Palazzolo, che è ricercato non solo dall'Italia, ma anche dalle autorità americane". [ANSA]

Il tesoriere di Riina e Provenzano resta latitante
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo.it, 19 giugno 2010)

L'alta Corte del Sudafrica blocca l'estradizione di Vito Roberto Palazzolo, il finanziere siciliano già indicato negli anni Ottanta dal giudice Giovanni Falcone come il riciclatore dei tesori di Cosa nostra. Su Palazzolo pende una condanna a nove anni, per associazione mafiosa, confermata nel marzo 2009 dalla Corte di Cassazione. Di recente, il governo di Pretoria aveva deciso di "dare esecuzione" alla sentenza italiana, ma il finanziere ha fatto ricorso. E adesso, l'alta Corte sudafricana ha accolto le ragioni della difesa.
"I giudici hanno ribadito che in Sudafrica non è riconosciuto il reato associativo, così come concepito in Italia", dice l'avvocato Baldassare Lauria, che assiste Vito Roberto Palazzolo assieme al collega Giannino Guisa. "Ma c'è anche dell'altro nel provvedimento dell'alta corte - spiega il legale - abbiamo dimostrato che il rapporto degli organi di polizia sudafricani su questo caso contiene dei dati falsi. I giudici danno conto inoltre dell'esistenza di alcune gravi violazioni del diritto di difesa avvenute nel processo italiano: abbiamo scoperto che alcuni funzionari del ministero della Giustizia sudafricano incontrarono i giudici di Palermo per decidere quali testimoni dovevano essere interrogati durante la trasferta del tribunale in Sudafrica. E poi - conclude il legale di Palazzolo - il nostro cliente era stato già assolto dal reato di associazione mafiosa nel 1992 dal tribunale di Roma".

Davanti all'alta Corte, il rappresentante del ministero della Giustizia aveva replicato punto per punto, spiegando soprattutto che la sentenza del tribunale di Palermo contiene accuse che vanno anche oltre il 1992: Palazzolo avrebbe ospitato in Sudafrica due latitanti siciliani, Giovanni Bonomo e Vito Gelardi, e soprattutto avrebbe continuato a gestire il tesoro di Riina e Provenzano. Ma non è bastato.
"Vito Roberto Palazzolo è uno dei più grandi riciclatori di Cosa nostra - dice il sostituto procuratore di Palermo Gaetano Paci, che con il collega Gaetano Gozzo ha indagato sul finanziere - la sentenza della Cassazione che conferma le decisioni dei giudici siciliani dice che da almeno 20 anni Palazzolo è inserito nelle dinamiche associative mafiose, con funzioni rilevanti di cerniera tra il mondo imprenditoriale internazionale e l'associazione criminale, con lo scopo precipuo di consentire a Cosa nostra la gestione e il reimpiego dei capitali assunti illecitamente".
Dice ancora Paci: "La decisione dell'alta Corte sudafricana rafforza ulteriormente il carisma e l'aura di imprendibilità di Palazzolo, che è ricercato non solo dall'Italia, ma anche dalle autorità americane". Secondo il magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, "il Sudafrica è obbligato a dare esecuzione alla richiesta di estradizione italiana in base alla convenzione sulla criminalità organizzata trasnazionale firmata proprio a Palermo nel 2000. Nessuna violazione del diritto di difesa è stata fatta nel processo italiano a Palazzolo - aggiunge Paci - la rinione fra i funzionari sudafricani e giudici di Palermo era puramente organizzativa".

Il caso Palazzolo è ormai esploso in Sudafrica, la presenza indisturbata del boss finanziere è diventata scomoda adesso che i riflettori di tutto il mondo si sono accesi sul paese, per i mondiali di calcio. Palazzolo deve aver colto i segnali, soprattutto dopo la decisione del governo di dare esecuzione alla richiesta di estradizione arrivata dall'Italia: secondo fonti del Servizio centrale operativo della nostra polizia e dell'Interpol, da qualche tempo avrebbe anche iniziato a vendere le sue proprietà. Forse, sono i preparativi di una fuga in grande stile, magari verso l'Angola, dove negli ultimi anni Palazzolo ha spostato molti affari, soprattutto nel campo dell'estrazione dei diamanti.
"La storia di Vito Roberto Palazzolo deve essere riscritta - insiste l'avvocato Lauria - per questo stiamo facendo ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo. La decisione dell'alta Corte ha intanto messo un punto autorevole a questa vicenda".
I magistrati di Palermo non si rassegnano. Alcune recenti indagini dicono che Vito Roberto Palazzolo ha continuato a mantenere rapporti con Palermo: conserverebbe ancora la chiave dei forzieri che nascondono i tesori di Riina e Provenzano.

 

 

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21 giugno 2010
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