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Il Cavaliere contro i Giudici

"Andrei subito davanti ai giudici per difendermi da queste accuse ridicole, ma non posso presentarmi davanti a chi mi perseguita"

20 gennaio 2011

"Vorrei andare subito dal giudice" per difendermi da accuse che è "facilissimo smontare", e "chiedere l'archiviazione della vicenda", ma "non posso presentarmi da giudici che non hanno competenza né funzionale né territoriale" e che "vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica". Così il premier Silvio Berlusconi in un nuovo messaggio inviato ieri ai Promotori della Libertà.
Il premier torna ad attaccare la procura di Milano, sottolineando di essere sottoposto a una "persecuzione" e a una serie di inchieste che con la vicenda Ruby salgono a quota 28. "Vogliono sovvertire il voto popolare" afferma il premier. Le accuse contro di lui, dice, sono "talmente tante e incredibili che non posso non raccontarle".

"Oggi - ha continuato Berlusconi - il Senato e la Camera hanno riconfermato la loro fiducia al governo e lo hanno fatto su un tema delicato e di grande rilievo per i cittadini: la relazione al Parlamento del ministro Alfano sullo stato della giustizia in Italia. Le opposizioni hanno nuovamente messo insieme tutti i loro voti nel tentativo di fare cadere il governo ma come è avvenuto il 14 dicembre scorso, hanno perso". "Se oggi fossimo stati sconfitti, la sinistra e il cosiddetto terzo polo sarebbero andati su tutte le reti televisive per sostenere l'inesistenza di una maggioranza e quindi per chiedere le inevitabili dimissioni del governo. Invece abbiamo vinto noi, con un margine di venti voti". "Ecco perché considero il voto di oggi come quello del 14 dicembre: un voto di rinnovata fiducia a me e al governo che presiedo. Ma anche un voto di fiducia in materia di giustizia che arriva proprio mentre il presidente del Consiglio è ingiustamente attaccato per l'ennesima volta in sede giudiziaria", ha sottolineato il premier.

"Non c'è stata nessuna concussione, non c'è stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni. Non c'è stato nulla di cui mi debba vergognare - ha scandito il Cavaliere - C'è solo un attacco gravissimo di alcuni pubblici ministeri che hanno calpestato le leggi a fini politici con grande risonanza mediatica".
"Io vorrei andare subito dai giudici proprio perché i fatti contestati sono talmente assurdi che sarebbe facilissimo smontare il teorema accusatorio. Pensate - ha aggiunto - mi si accusa di aver costretto o indotto il dirigente della Questura ad intervenire sul fermo di questa ragazza, di Ruby".
"Vi leggo - ha proseguito - le risposte del funzionario al pubblico ministero dove descrive la mia telefonata: 'l'addetto alla sicurezza mi disse: dottore le passo il presidente del Consiglio perché c'è un problema. Subito dopo il presidente del Consiglio mi ha detto che vi era in Questura una ragazza di origine nord africana che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che un consigliere regionale, la signora Minetti, si sarebbe fatta carico di questa ragazza'. La telefonata finì così. Ma vi pare - domanda il premier - che questa possa essere considerata una telefonata di minaccia?". "Tutto ciò è assolutamente ridicolo. Ma altrettanto assurdo - continua - è quanto si sostiene per la vicenda di Ruby dove mi si contestano rapporti sessuali con una ragazza minore di 18 anni. Questa ragazza ha dichiarato agli avvocati e mille volte a tutti i giornali italiani e stranieri che mai e poi mai ha avuto rapporti sessuali con me e che si era presentata, creduta da tutti come risulta da numerosissime testimonianze, come una egiziana ventiquattrenne, inoltre sia lei sia il suo avvocato hanno radicalmente smentito di aver richiesto o ricevuto offerte di denaro". Ecco perché, ha detto il premier dopo aver letto la dichiarazione firmata di Ruby, "vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili, ma con giudici super partes e non con pm che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica".

Berlusconi è apparso come un fiume in piena: "Le violazioni di legge che sono state commesse in queste indagini sono talmente tante e talmente incredibili che non posso non raccontarvele perché possiate denunciarle e farvi portatori di un messaggio ai vostri amici di come si sta cercando di sovvertire il voto popolare". "Pensate - ha proseguito nel messaggio - che la mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal gennaio del 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano e per quanto tempo vi rimanevano". "Hanno utilizzato tecniche sofisticate - ha denunciato il premier - come se dovessero fare una retata contro la mafia o contro la camorra. Nella mia casa da sempre svolgo funzioni di governo e di parlamentare, avendolo addirittura comunicato alla Camera dei deputati sin dal 2004, e la violazione che è stata compiuta è particolarmente grave perché va contro i più elementari principi costituzionali. Ma questo comportamento è gravissimo anche per il comune cittadino perché gli toglie qualsiasi possibilità di privacy". Ancora, i pubblici ministeri di Milano "hanno ordinato con uno spiegamento di forze di almeno 150 uomini una imponente operazione di perquisizione contro ragazze colpevoli soltanto di essere state mie ospiti in alcune cene". "Queste perquisizioni - ha affermato il Cavaliere - nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer". "Sono state portate in Questura alcune senza neppure poter chiamare un avvocato e tenute lì dalle otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e senza poter avere alcun contatto con l'esterno. Trattate, dunque, come criminali in una pericolosa operazione antimafia. Una procedura irrituale e violenta indegna di uno stato di diritto che non può rimanere senza una adeguata reazione".

"Sappiate - ha sottolineato ancora - che la Procura di Milano mi ha iscritto come indagato soltanto il 21 dicembre scorso, guarda caso appena sette giorni dopo il voto di fiducia del Parlamento, e quindi tutte le indagini precedenti erano formalmente rivolte verso altri ma sostanzialmente tenevano sotto controllo proprio la mia abitazione e la mia persona. Tutto questo potrebbe capitare a chiunque di voi. Inoltre i fatti che mi vengono contestati secondo la stessa Procura sarebbero stati commessi nella mia qualità di presidente del Consiglio dei ministri". Berlusconi ha quindi insistito: "Come prescrivono la legge e la Costituzione, entro 15 giorni dall'inizio delle indagini la Procura avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti al Tribunale dei ministri, l'unico competente per tutte queste vicende. E' gravissimo, ancora, che la Procura voglia continuare ad indagare pur non essendo legittimata a farlo".
Tra l'altro, ha accusato il premier, "la Procura di Milano non era neppure competente per territorio. Infatti il reato di concussione mi viene contestato come se fosse stato commesso a Milano. Questo è palesemente infondato poiché il funzionario della Questura che ha ricevuto la mia telefonata in quel momento era, come risulta dalle stesse indagini, a Sesto San Giovanni. Quindi la competenza territoriale era ed è del Tribunale di Monza. Come vedete una serie di violazioni impressionanti".
Berlusconi ha detto comunque di essere sereno. "State sereni anche voi perché la verità vince sempre. Il governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini".
Intanto, sembra tenere l'asse Pdl-Lega. Dal vertice a Palazzo Grazioli fra Berlusconi e lo stato maggiore del Carroccio, terminato all'una di notte, è emersa infatti l'intenzione di andare avanti. L'unica condizione posta da Umberto Bossi è di procedere con federalismo. [Adnkronos/Ing]

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20 gennaio 2011
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