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Il Cavaliere, l'amico disperato, l'Ape regina...

I magistrati di Bari hanno chiuso l'inchiesta sul presunto giro di escort per 'deliziare' Berlusconi e chiedergli favori

16 settembre 2011

Sono otto gli avvisi di conclusione delle indagini notificate ieri mattina dalla Procura della Repubblica di Bari, mediante la Guardia di Finanza, nell'ambito dell'inchiesta sul presunto giro di escort che sarebbe stato gestito dall'imprenditore Giampaolo Tarantini. Nella lista, oltre a quest'ultimo, ci sono il suo amico Massimiliano Verdoscia, il fratello Claudio, Pierluigi Faraone, la showgirl Sabina Began (nota anche come l'Ape Regina) e un avvocato salentino, Salvatore Totò Castellaneta.
Il periodo di riferimento dell'inchiesta - nella quale sono finite oltre 100 mila intercettazioni telefoniche e ambientali - riguarda in particolare gli anni 2008-2009. Le ipotesi di accusa sono quelle di favoreggiamento della prostituzione e associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Mentre tra le ipotesi di reato non sarebbe configurata quella di corruzione.
Due degli episodi contestati all'imprenditore barese riguardano la showgirl Manuela Arcuri. Nel primo caso Tarantini avrebbe compiuto "atti idonei diretti in modo non equivoco a indurre la donna a prostituirsi in favore di Silvio Berlusconi, promettendole che lo stesso l'avrebbe favorita per la conduzione del Festival di Sanremo, non riuscendo a portare a termine il suo proposito a causa del rifiuto" della Arcuri. Nel secondo caso, "in concorso con un'altra show girl, Francesca Lana", Tarantini avrebbe tentato di indurre alla prostituzione Arcuri "in favore di Silvio Berlusconi prospettandole la possibilità di un personale interessamento di quest'ultimo, (sollecitato vieppiù dalla stessa Arcuri), per consentire la partecipazione del fratello a una trasmissione televisiva" ma non sono riusciti "a portare a termine il loro proposito per ragioni indipendenti dalla loro volontà". I fatti si riferiscono rispettivamente al dicembre 2008 e gennaio-febbraio 2009.

Il reato di associazione per delinquere finalizzato alla agevolazione, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nelle residenze del presidente del Consiglio, ipotizzato dagli inquirenti della Procura di Bari sarebbe stato compiuto in particolare da Tarantini "promotore e organizzatore dell'associazione, al fine di consolidare il rapporto con Silvio Berlusconi, avviato nell'estate 2008" per ottenere "per il suo tramite incarichi istituzionali e allacciare, avvalendosi della sua intermediazione, rapporti di tipo affaristico con i vertici della Protezione civile, di Finmeccanica spa, di società a quest'ultima collegate, di Infratelitalia spa ed altre società". Per questo Tarantini avrebbe provveduto, scrivono ancora i sostituti procuratori, a "ricercare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, persuadendole a prostituirsi o rafforzando il loro iniziale proposito di prostituirsi, in occasione degli incontri che egli stesso organizzava presso le residenze di Silvio Berlusconi; selezionare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, secondo specifiche caratteristiche fisiche (giovane età corporatura esile ecc.); impartire, in occasione di tali incontri, disposizioni sull'abbigliamento da indossare e sul comportamento da assumere; sostenere le spese di viaggio e soggiorno delle donne provenienti da varie parti d'Italia, mettere loro a disposizione il mezzo per raggiungere il luogo dell'incontro". "Tutti gli altri, partecipi dell'associazione - continuano i pm - contribuivano consapevolmente al funzionamento del meccanismo criminoso, anche nella prospettiva di ricevere vantaggi personali, attraverso l'organizzazione delle serate, provvedendo alla ricerca e alla selezione delle prostitute, secondo i criteri sopra indicati, nonché alla verifica della loro disponibilità a prostituirsi". Per i pm questi vantaggi personali sarebbero consistiti, ad esempio, per Pierluigi Faraone, nel tentativo di "diventare il referente nell'attività di organizzazione delle feste private del Berlusconi a Milano" dove l'indagato risiede. Per gli altri due i vantaggi sarebbero consistiti nel "beneficiare indirettamente dei vantaggi economici che il Tarantini, al quale erano legati da rapporti di affari, avrebbe conseguito attraverso l'aggiudicazione di commesse da parte delle società sopra indicate''.

"Chi mi porti stasera?". Così il premier Silvio Berlusconi al telefono con Gianpaolo Tarantini in una delle telefonate contenute negli atti dell'inchiesta. Nelle telefonate ci sono anche diversi consigli che Gianpi rivolge alle ragazze che devono incontrare il premier. "Non metterti i tacchi" è uno degli inviti ripetuti più volte. Silvio Berlusconi e Gianpaolo Tarantini si sentono sia prima sia dopo gli incontri con le ragazze. Telefonate per organizzare le serate, afferma chi ha visto le carte, ma anche successive, in cui i due commentano come sono andati gli incontri. Dalle intercettazioni tra Tarantini e alcune delle donne coinvolte, invece, emergerebbe che sono state più di una le serate in cui a dormire nelle residenze del premier sono rimaste più ragazze. Giovani che, sempre a detta di chi ha letto le intercettazioni, in alcuni casi avrebbero ricevuto delle buste con del denaro direttamente dal presidente del Consiglio.
E sono tante le donne che, secondo quanto scritto dai pm, hanno accettato lo scambio e parteciparono alle "serate galanti" organizzate nelle residenze del Presidente del Consiglio: Maria Teresa De Nicolò, detta Terry (palazzo Grazioli), Carolina Marconi, Daniela Lungoci (villa San Martino), Francesca Lana, Hawa Kardiatau, Karen Buchanan (palazzo Grazioli), Camille Charao Cordeiro (Palazzo Grazioli), Barbara Montereale (villa Certosa), Sara Tommasi, Sebbar Fadoua (Palazzo Grazioli), Chiara Guicciardi (palazzo Grazioli), Vanessa di Meglio, Sonia Carpentone, Roberta Nigro (palazzo Grazioli), Maria Josefa De Brito Ramos (palazzo Grazioli), Grazia Capone (Arcore e villa San Martino), Luciana de Freitas Francioli (Arcore), Michaela Pribisova, Maria Ester Garcia Polanco (centro Messeguè di Melezzole), Mariasole Caci (Arcore), Ioana Visan, Barbara Guerra, Patrizia D'Addario (palazzo Grazioli), Lucia Rossini (palazzo Grazioli).

Per i legali del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo le accuse contenute nel capo di imputazione per la vicenda di Bari, "non solo vedono totalmente estraneo il presidente Silvio Berlusconi, ma dimostrano la sua completa non conoscenza circa l'asserito comportamento del Tarantini e dei suoi coindagati". "Del tutto infondate - infine - le ricostruzioni delle serate, che erano soltanto riunioni conviviali, come più volte affermato dalle stesse protagoniste" concludono i legali del premier.

L'amore dell'Ape Regina - "Berlusconi mi ha avvicinato a Dio perche lui ama Dio ed è una persona di fede. Per me è un maestro di vita, un saggio e un santo. Lui è un puro. E' come un Ghandi". Parola di Sabina Began, che dice di aver fatto tutto, solo e sempre "per amore". Quella che fino a ieri era solo l''Ape regina', una delle preferite del presidente, ora è indagata dalla procura di Bari per aver "favorito e sfruttato" la prostituzione.
Sabina  ha lasciato il suo appartamento nel centro di Roma ad agosto, quando delle intercettazioni di Bari si cominciava già a parlare. In realtà più che a Berlusconi, negli ultimi giorni, il suo nome è stato accostato al vicepresidente di Futuro e Libertà Italo Bocchino per via degli sms che i due, a detta di lei, si sono scambiati durante l'estate, in cui sono stati anche paparazzati a Ravello. Secondo i magistrati, però, la 'favorita' del premier ha ben altri compiti: tra il 30 agosto e il 6 settembre del 2008, assieme a Giampaolo Tarantini "recluta" Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone (detta Monia) e Roberta Nigro per portarle a palazzo Grazioli e prostituirsi con il Cavaliere. Cosa che, stando al capo di imputazione, avrebbe fatto soltanto Vanessa.
Per lei, però, "é una menzogna": "Il presidente è un padrone di casa eccezionale - ha confidato a Vanity Fair qualche tempo fa - un grande istrione, altro che Fiorello! E poi io non ho mai presentato nessuna ospite a Berlusconi e non ho certo fatto dei casting per suo conto". Quel che non nega, però, è che l'incontro con il Cavaliere le ha "cambiato la vita". Tanto da tatuarsi 'S.B.' su un piede. Questa la spiegazione: "é un omaggio all'uomo che con il suo esempio ha cambiato la mia vita. Il 29 è il giorno in cui l'ho incontrato ed è anche la sua data di nascita. C'é chi si tatua il volto di Che Guevara. Per me è la stessa cosa". Silvio, Sabina, lo conobbe grazie ad una coppia di amici stranieri. E da quel momento fu amore. "Assolutamente platonico" dice lei. "Mi ha folgorata il suo carisma". "Tra il presidente e me - aveva detto in passato - c'é stima e rispetto, ma non gli ho mai dato del tu. Io mi sono semplicemente comportata con autenticità ma non sono l'ape regina. Non ho mai superato i limiti della buona educazione e del buon gusto e non gli ho mai chiesto nulla".

Giampaolo Tarantini ha però un'opinione diversa, visto che al telefono con Valter Lavitola, quando pressa il direttore de L'Avanti per avere un aiuto da Berlusconi cita proprio la Began come colei che lo ha già avuto. E alla grande: "Sabina è sistemata tutta la vita, se vedi la sua casa dici non è possibile perché sembra la casa di Onassis". E proprio Gianpi sembra essere il vero cruccio dell'Ape regina. Il suo grande errore. Perché fu lei a portarlo dal premier. "Putroppo si, glielo ho presentato io. Mi ha supplicata spesso, voleva conoscere Berlusconi, diceva che era un mito. Mi sembrava un tipo simpatico. Così, in occasione di una cena con Abramovich sono riuscita a far invitare dalla segretaria del presidente anche Tarantini e sua moglie". E lui ha cominciato a "farsi bello", portando decine di ragazze nelle residenze del premier. Di tutto ciò, però, Sabina non ne vuole sapere. Per lei non ci sono mai state orge né sesso e l'unica cosa che conta è il suo rapporto con il Cavaliere. "Io amo il presidente Berlusconi - disse quando scoppiò lo scandalo Ruby - mi sento fortunata a difenderlo perché nessuno lo difende".

Il memoriale di Silvio Berlusconi - Cinque pagine di memoriale scritte di proprio pugno dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi lo scorso 12 settembre. Il memoriale è stato poi consegnato dai legali del premier alla Procura di Napoli (che sta indagando sulla presunta estorsione ai danni del Cavaliere, protratta da Tarantini e Valter Lavitola, ndr). Il memoriale è stato poi depositato agli atti dal Tribunale del Riesame.
"Ho conosciuto il signor Tarantini e sua moglie anni orsono. Mi è stato presentato come imprenditore di successo e da più parti ho avuto su di lui positive indicazioni. Conosco Lavitola da parecchi anni in particolare per la sua attività di giornalista e di direttore di giornale. Dopo il suo arresto Tarantini e la moglie mi scrissero delle accorate lettere inviatemi presso la segreteria di Roma. Il Tarantini protestava la propria estraneità alle accuse che gli venivano mosse, si scusava per il disagio che mi aveva procurato, si lamentava per il trattamento mediatico e giudiziario che gli veniva riservato. Sia lui sia la moglie mi fecero sapere di essere in gravissime difficoltà economiche".

Nel suo memoriale il premier scrive ancora che "conversando casualmente con il Lavitola questi mi disse di conoscere Tarantini. Mi risulta che in quel periodo, che collocherei nell'estate 2010 sia nato un buon rapporto di amicizia tra loro. Nello stesso periodo il Tarantini mi scrisse che non era soddisfatto dell'operato del suo difensore avvocato D'Ascola. Gli segnalai mi pare attraverso Lavitola alcuni nomi tra cui quello dell'avv. Perroni che a seguito di una mia telefonata si dichiarò disponibile a difenderlo". "Tarantini e la moglie come già detto mi fecero pervenire più volte lettere in cui mi presentavano la gravità della loro situazione economica, chiedendomi anche aiuto per finanziare la loro azienda e per evitare il fallimento" spiega il presidente del Consiglio nel memoriale. "Lo stesso Lavitola mi segnalò una situazione di vera disperazione di una famiglia che era passata da una vita agiata a grandi ristrettezze che avevano coinvolto anche il fratello, con la sua famiglia, la madre, altri famigliari. Mi si rappresentò quindi una situazione personale e famigliare difficilissima, con anche il rischio che Tarantini mettesse in atto episodi di autolesionismo. La situazione era altresì aggravata dalla presenza di due figlie ancora piccole. Insistettero anche tramite Lavitola per un aiuto economico". Il presidente del Consiglio spiega ancora: "feci quindi avere al Tarantini e alla moglie del denaro o consegnandolo direttamente a Lavitola o facendoglielo consegnare, in alcune rare occasioni dalla mia segretaria. Si trattava di somme che variavano tra i 5 mila e i 10 mila euro, 5 mila per il Tarantini e 5 mila per la moglie".
Niccolò Ghedini, in una memoria che accompagna il testo di Berlusconi, chiede alla procura di Napoli di considerare il premier come "imputato in procedimento connesso", ovvero il "cosiddetto processo Ruby". L'avvocato sostiene che "i fatti accaduti a Bari potrebbero essere riversati nel procedimento milanese". In tal caso, la procedura prevede che il testimone sia accompagnato dall'avvocato, che era fondamentalmente l'obiettivo della difesa di Berlusconi. I magistrati, tuttavia, hanno rigettato la richiesta.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it, Corriere.it]

 

 

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16 settembre 2011
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