Il Cavaliere non fuggirà...
Silvio Berlusconi sconfessa chi crede che scapperà se dal processo Mediaset emergesse un verdetto di condanna
Nei giorni scorsi, l’ex-legale del Cavalier Silvio Berlusconi, Gaetano Pecorella, ai microfoni de La Zanzara, ha prospettato un possibile scenario nel caso che dal processo Mediaset emergesse un verdetto di condanna. "Se i processi dovessero andare in porto con condanne definitive, Berlusconi non resterebbe in Italia ad aspettare di scontare la pena in carcere. Non so se andrà ad Hammamet o in Russia o altrove, ma non resta qui".
Stesso concetto ribadito da Vittorio Feltri in un programma televisivo, dove ha spiegato: "O si consegna alle Forze dell'Ordine o l'alternativa è la fuga", è stato il suo ragionamento.
Il Cavaliere però, ha sconfessato entrambi e in un colloquio con il quotidiano Libero, ha detto: "Non farò l'esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere".
Berlusconi, parlando della sentenza della Corte suprema, attesa per martedì prossimo, si è detto "abbastanza ottimista: non possono condannarmi. Se non c'è pregiudizio, se non ci sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza".
"I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d'appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell'azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset", ha spiegato. "Facevo il presidente del Consiglio, cosa ne potevo sapere io dei contratti per i diritti televisivi? Non me ne occupavo quando stavo a Cologno, figurarsi se lo potevo fare nei primi anni Duemila quando ero a Palazzo Chigi".
Inoltre, ha detto ancora l’ex premier, "non avrei rischiato tutto questo per 3 milioni dopo averne corrisposti più di 500 in un solo esercizio. E poi, se fossi stato così fesso da evadere le imposte, a un certo punto avrei usato il condono tombale che il mio stesso governo aveva introdotto".
"Non ho dormito per un mese. La notte mi svegliavo e guardavo il soffitto, ripensando a quello che mi hanno fatto", ha raccontato Berlusconi. "In pochi mesi otto pronunciamenti contro di me. I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla mia ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia il processo per le cene di Arcore, l'abnorme risarcimento a De Benedetti".
Nel colloquio l'ex premier ha parlato anche del futuro del governo. "Non farò cadere Letta - ha assicurato - ma sarà il suo partito a farlo. Se venissi condannato, il Pd non accetterebbe di continuare a governare insieme con un partito il cui leader è agli arresti e interdetto dai pubblici uffici".