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Il colossale depistaggio

Nuovo filone di inchiesta sulla strage di via D'Amelio. La Procura di Caltanissetta indaga per depistaggio

17 settembre 2011

A distanza di oltre 19 anni dalla strage di via D'Amelio, una parte delle indagini e delle verità processuali finora seguite vengono messe in discussione dalla procura di Caltanissetta. Il procuratore Sergio Lari ha già presentato al procuratore generale Roberto Scarpinato gli atti di una nuova indagine, in base alla quale 7 persone - già all’ergastolo - sarebbero innocenti. Le persona che dovrebbero essere adesso scagionati e rimessi in libertà, dopo la celebrazione del processo di revisione, sono: Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Natale Gambino e Gaetano Scotto.

Nasce, dunque, un nuovo filone di inchiesta sulla strage Borsellino. Riguarderà il "colossale depistaggio", come lo ha definito il procuratore Lari, che venne organizzato dagli apparati investigativi e dai servizi segreti attraverso la manipolazione delle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino.
Oltre a chiedere la revisione del processo per i sette ergastolani, la Procura di Caltanissetta ha deciso di stralciare la posizione di tre poliziotti, che facevano parte della squadra guidata dal questore Arnaldo La Barbera, ora indagati per calunnia. Il gruppo avrebbe costruito una falsa verità sugli organizzatori e sugli esecutori dell'attentato che non ha retto alle diverse indicazioni date dagli ultimi due collaboratori Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina, a quel tempo uomini di fiducia del boss Giuseppe Graviano. Scarantino sarebbe stato indotto ad accusarsi di essere l'autore del furto della Fiat 126 imbottita di tritolo esplosa in via D'Amelio.
Le sue dichiarazioni depistanti sarebbero state "suggerite" dagli stessi investigatori che avrebbero anche "taroccato" un verbale del 1994. Agli atti dell'inchiesta sono finiti alcuni fogli con le annotazioni di un poliziotto che avrebbe imboccato Scarantino alla vigilia dei suoi convulsi e contraddittori interrogatori in aula nei sette processi celebrati sulla strage.

Degli investigatori sotto inchiesta, perché avrebbero indotto Salvatore Candura, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino a mentire in merito alle stragi del '92, sono finora trapelati i nomi di Mario Bo, dirigente della Squadra mobile di Trieste, Vincenzo Ricciardi, attualmente questore di Bergamo, e Salvatore La Barbera, dirigente della Criminalpol a Milano. Facevano parte del pool coordinato da Arnaldo La Barbera, morto nel 2002. Nella stessa squadra lavorava Gioacchino Genchi che, non condividendo tecniche e modalità investigative, ne uscì dopo una polemica interna.
Sulle altre richieste della Procura il riserbo è assoluto. Nei prossimi giorni il pg Roberto Scarpinato valuterà le nuove iniziative da intraprendere.

"Decisione attesa e scontata dopo le rivelazioni di Gaspare Spatuzza, esecutore materiale. Si apre l'enorme scenario delle indagini depistate, delle confessioni false, del ruolo degli inquirenti". Così il senatore Luigi Li Gotti, capogruppo dell'Italia dei Valori in commissione Antimafia, ha commentato la richiesta di revisione del processo trasmessa dalla Procura di Caltanissetta alla Procura generale. "Rammento - ha aggiunto - che da difensore di Scarantino (ossia l'uomo che si autoaccusò della strage, ora messo radicalmente in discussione da Spatuzza) rinunziai, dopo due mesi, al mandato difensivo (era l'ottobre del 1994) proprio perchè colsi nettamente l'inverosimiglianza del racconto. Ora quelle perplessità sono diventate certezza. Vedremo la verità che si riuscirà a fare affiorare".

"Ho il massimo rispetto dell'autorità giudiziaria, ci sono tutti i meccanismi per verificare se ci siano o no i presupposti per la revisione del processo sulla strage di via D'Amelio. Da ministro mi auguro che sull'omicidio di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta ci sia il massimo accertamento e la massima trasparenza''. Lo ha detto il Guardasigilli, Francesco Nitto Palma, incontrando i giornalisti a conclusione della sua visita nelle carceri a Palermo. Su Borsellino, il ministro ha detto: ''Era un mio amico e uno dei più grandi magistrati che il Paese ha avuto''.

Si dice preoccupato per i magistrati che stanno indagando il fratello del giudice, Salvatore Borsellino. "Il clima è quello del 1992. Si respira la stessa aria con la politica in cerca di nuovi equilibri come allora e temo anche per la vita dei magistrati". "Siamo ancora all'inizio - aggiunge Salvatore Borsellino, leader del movimento delle Agende Rosse -. Ancora, ad esempio, non si sa nulla del capitolo riguardante la trattativa Stato-Cosa Nostra. E temo che, adesso che si riapre uno spiraglio per la revisione del processo, tutti quelli che in questi anni hanno mentito e depistato le indagini faranno di tutto per fermare i magistrati. La mia speranza è che si limitino al tentativo di delegittimazione già ampiamente in corso nei confronti di magistrati come Ingroia, Di Matteo e Lari che stanno cercando la verità. Ma si respira la stessa aria del '92 con la politica in cerca di nuovi equilibri come allora e temo anche per la loro vita".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno]

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17 settembre 2011
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