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Il ''compagno'' Fini

Il presidente della Camera rilancia l'idea di riformare la legge sulla cittadinanza e la Lega insorge

28 settembre 2009

Le posizioni di Gianfranco Fini in tema di immigrati continuano ad animare il dibattito all'interno della maggioranza. "Sono diventato di sinistra e ho forse perso la testa a pensare che non solo chi nasce in Italia possa diventare cittadino italiano prima dei 18?" ha domandato il presidente della Camera nel corso del suo intervento alla festa del Pdl a Milano. Un'osservazione che ha suscitato qualche dissenso da parte del pubblico ma che non ha scoraggiato il presidente della Camera nel portare avanti il proprio pensiero anche perché, ha sottolineato: "Non mi considero un eretico e discutere non ha mai fatto male a nessuno".
"Di chi è l'Italia? Degli italiani", ha osservato Fini che però ha invitato la gente a pensare sul fatto che l'Italia sia sì "di tutti coloro che vi sono nati ma anche di colore che, pur non italiani la amano, la sentono la loro patria. Non credo - ha aggiunto Fini - che la cittadinanza italiana possa essere garantita solo quando c'è un documento ma che sia più giusto far diventare italiani coloro che dimostrano di amare questo paese e non solo perché hanno fatto la domanda". "Ecco perché non vedo nessuno scandalo nel ridurre da 10 a 7 o a 5 gli anni necessari di permanenza nel nostro paese per diventare italiani. Il problema è considerare l'Italia la propria patria".
Il presidente della Camera ha quindi ricordato quanti lavoratori italiani negli anni sono emigrati e quanti figli di italiani, nati all'estero, si sentano stranieri perché figli di italiani. "Negare la cittadinanza italiana solo perché non si è nati nel nostro paese è un argomento che non mi convince" ha proseguito Fini.

Chi invece non la pensa affatto come Fini è il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto: "Credo che dieci anni reali siano una durata di tempo ragionevole per ottenere la cittadinanza. Al tempo però si devono aggiungere anche degli esami seri. Bisogna essere realisti su questi temi, non bisogna dimenticare che in Inghilterra c'erano persone che avevano ottenuto la cittadinanza ma che in realtà erano terroristi".
Il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri ha ribadito la propria contrarietà "al voto alle amministrative per chi non è cittadino italiano. Penso che debbano votare i cittadini italiani e che 10 anni per avere la cittadinanza vadano bene".

D'accordo col presidente della Camera il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. "Sono assolutamente d'accordo sul fatto che il tema debba essere affrontato nelle sedi di partito - ha detto il ministro della Difesa a margine della manifestazione del Pdl a Milano -. Sono in più assolutamente d'accordo sulla necessità di riformare la legge sulla cittadinanza. Penso alla "generazione Balotelli", ai ragazzi e ai bambini che hanno già compiuto un ciclo scolastico, e che hanno diritto, se amano l'Italia di essere italiani". "I contenuti vanno discussi nelle sedi giuste - ha però puntualizzato La Russa -. Chi è nato qui e ha compiuto già un ciclo di studi ha diritto di diventare italiano. Per gli adulti, è giusto concedere la cittadinanza a chi vive in Italia da almeno dieci anni e sia in grado di dimostrare di conoscere la nostra lingua". Il ministro ha ribadito che la politica sull'immigrazione ha bisogno di "grande severità con gli irregolari", ma anche di una "vera integrazione" con gli immigrati che vivono e lavorano in Italia.

L'apertura di Fini, ovviamente, non piace alla Lega. Secondo il ministro per la Semplificazione normativa e Coordinatore della Lega Nord, Roberto Calderoli, "anticipare la cittadinanza, e quindi il diritto di voto agli immigrati è un attentato alla democrazia ed un esproprio della volontà popolare".
"Chi ha responsabilità di Governo ha l'obbligo di garantire i diritti ai propri cittadini e richiederne i doveri, ma siamo certi - ha domandato Calderoli - prima di pensare alla cittadinanza e al conseguente diritto al voto degli ultimi venuti, di aver garantito compiutamente il diritto al lavoro, alla famiglia, allo studio, alla casa ecc. ecc. nei confronti di chi, fino ad oggi, si è sentito richiedere più doveri che visto offrire più diritti?". "Questo Governo - ha aggiunto l'esponente del Carrocio - ha fatto tanto, ma ancora tanto c'è da fare, soprattutto in un Paese in crisi, ed è per me prioritario pensare ai nostri giovani, ai nostri anziani e alle nostre famiglie, e l'ultima emergenza che vedo in questo momento è quella di discutere in tema di cittadinanza e di conseguente diritto al voto per gli ultimi arrivati, che non serve ad altro che a distogliere dai problemi reali".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]

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28 settembre 2009
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