Il Comune di Piraino (Messina), corre il rischio di veder nascere un terribile ecomostro
Per Legambiente Nebrodi la ''muraglia di Piraino'' è "un'inutile opera faraonica"
Il Comune di Piraino, in provincia di Messina, da quattro anni porta avanti una querelle con l'associazione ambientalista Legambiente. Fulcro della contesa una muraglia di un km nel bel mezzo della cittadina che il comune vuole erigere come opera di consolidamento.
La sezione dei Nebrodi di Legambiente accusa il Comune di voler sbancare il versante collinare e abbattere querce e ulivi per pura speculazione definendo la "grande muraglia" un imbroglio.
Legambiente Nebrodi, dopo 4 lunghi anni di battaglie, con un esposto ha chiesto l'annullamento della relativa delibera approvata dal Comune di Piraino. Le ragioni sono sostenute da due relazioni tecniche che fanno emergere l'inutilità e la dannosità dell’intervento.
I lavori di consolidamento prevedono lavori per circa 12 miliardi di vecchie lire, consistenti nella realizzazione di alti muraglioni con terrazzamenti lungo un fronte di circa 1 Km. I muri dovrebbero essere realizzati attraverso sbancamenti del versante collinare e l’abbattimento di querce e ulivi secolari ricadenti in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico.
La storia di questo progetto risale a 14 anni fa, il primo incarico fu dato, infatti, nel 1990, in piena Tangentopoli, dalla Giunta di Piraino; solo qualche anno dopo il ministero degli Interni sciolse per condizionamenti mafiosi il Consiglio comunale e decise il commissariamento del Comune.
Della muraglia non si parlò più fino a quando venne rilanciato nel 1998 con una nuova delibera, contestata da Legambiente. Il progetto, giustificato da una discutibile relazione geologica, prevede il versamento di migliaia di metri cubi di cemento per la realizzazione di muraglioni alti fino a 4 metri in un territorio nel quale, come afferma la controrelazione redatta per Legambiente dal geologo Fabrizio Nigro, "non è riconoscibile alcun indizio di avvenuto o incipiente dissesto idrogeologico, né attraverso l'analisi morfometrica, né attraverso quella mesostrutturale, né attraverso quella della distribuzione della vegetazione".
Non meno forti le contestazioni che nascono dall'altra relazione, redatta dal Laboratorio di ricerche territoriali dei Nebrodi e coordinata da Alberto Ziparo, docente di Analisi e valutazione ambientale e pianificazione urbanistica presso la facoltà di Architettura dell'Università di Firenze.
"La valutazione d'impatto ambientale del progetto di consolidamento è clamorosamente carente e lacunosa anche rispetto ai criteri tecnico-normativi stabiliti per legge e relativi alla redazione dello studio di impatto ambientale. L'intervento non appare coerente alle linee guida al piano territoriale di coordinamento paesistico del 1996. Inoltre, cancella completamente quei caratteri che determinano e caratterizzano l'identità dei luoghi "unici e irripetibili", deturpandone anche gli aspetti complessivi e indirizzando il contesto paesaggistico a effetti di degrado urbano e ambientale".
A determinare la richiesta di annullamento della delibera ci sarebbero anche gravi difformità urbanistiche. Una riguarda le modalità dell'intervento. Le norme di attuazione del Prg, recentemente variato proprio per approvare il progetto, stabiliscono che possono "eseguirsi interventi di consolidamento del centro urbano da effettuarsi mediante l'esecuzione di opere di bioingegneria integrate da opere di sostegno dei terreni, dei relativi percorsi di accesso nonché delle necessarie e sussidiarie opere idrauliche di limitato impatto ambientale". Nel progetto, invece, non vi è traccia di queste tecniche, ma grande abbondanza di interventi massicci con impianto di muri in cemento armato e tiranti con un fortissimo impatto ambientale e un pesante stravolgimento paesaggistico.
"Riteniamo che il progetto di consolidamento del centro storico di Piraino sia motivato esclusivamente dal desiderio di attivare la spesa di 12 miliardi di vecchie lire - ha commentato il presidente di Legambiente Nebrodi Salvatore Granata - Non vi sono ragioni di pubblica utilità per realizzarlo, come dimostrano le autorevoli relazioni tecniche che supportano l'esposto. Piuttosto, la sua esecuzione stravolgerebbe il paesaggio e si risolverebbe in un danno per la collettività".
Per i responsabili di Legambiente Nebrodi l'approvazione della delibera "è la conferma dei timori che abbiamo avuto fin dall’inizio: l’affare della grande muraglia è soltanto una grande operazione speculativa, architettata all’epoca di Tangentopoli, di cui l’attuale amministrazione comunale dovrà assumersi la responsabilità per aver portato avanti con superficialità una faraonica opera di pubblica inutilità, che oggi si rivela essere una strada abusiva".
- L'esposto di Legambiente Nebrodi