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Il Consiglio d'Europa bacchetta l'Italia per la lentezza dei processi

La Corte europea: ''Sulla Giustizia sono stati fatti progressi ma manca una soluzione definitiva''

27 marzo 2009

L'Italia ha fatto dei progressi ma non ha ancora risolto in modo definitivo il problema della lunghezza dei processi: quasi 9 milioni i casi pendenti nei tribunali. Servono dunque "con urgenza misure ad hoc" per far fronte ai ritardi nella giustizia.
Ci sono luci, ma restano anche delle ombre, nella fotografia scattata dal Consiglio d'Europa nella risoluzione provvisoria sulla durata dei procedimenti italiani, bancarotta inclusa.
"Il comitato dei ministri ha rilevato con interesse il progressi ottenuti con le misure adottate finora in ambito di procedimenti civili, penali e amministrativi" si legge in una nota diffusa ieri a Bruxelles dall'organizzazione con sede a Strasburgo. "Il comitato sottolinea tuttavia che, dato il sostanziale ritardo in ambito civile e penale, approssimativamente 5,5 milioni di casi civili e 3,2 milioni di casi penali pendenti, come anche in ambito amministrativo, va ancora trovata la soluzione definitiva al problema strutturale della durata dei processi".

Il comitato ha lanciato dunque un appello alle autorità italiane affinché "perseguano attivamente i loro sforzi per assicurare la rapida adozione delle misure già previste per i processi civili e penali e adottare con urgenza misure ad hoc per ridurre i ritardi in ambito civile, penale e amministrativo". Ma non solo. "Si incoraggiano fortemente le autorità a considerare una modifica della legge Pinto del 2001 per creare un sistema che risolva il problema dei ritardi nel pagamento delle compensazioni dovute, per semplificare le procedure ed estendere la portata dei rimedi per includere le ingiunzioni accelerando i processi".
Fari poi sui fallimenti. "La riforma del 2006 sui processi per bancarotta - si legge nel testo - ha contribuito a diminuirne il numero ed accelerarli". Nei casi di bancarotta il Consiglio d'Europa chiede dunque "alle autorità italiane di continuare gli sforzi per assicurare che la riforma contribuisca pienamente all'accelerazione di questi procedimenti e di prendere misure per rendere più rapidi i processi pendenti a cui non si applica la riforma".

Il comitato dei ministri "invita le autorità italiane ad assicurare l'attuazione delle riforme e valutarne gli effetti con la prospettiva di adottare, se necessario, ulteriori misure", si legge ancora nella nota sulla risoluzione. La Corte "continuerà ad esaminare l'attuazione di questi casi al più tardi alla fine del 2009 per i procedimenti amministrativi, metà 2010 per quelli civili, penali e fallimentari". [Adnkronos/Aki]

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27 marzo 2009
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