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Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha votato all'unanimità la nuova risoluzione contro la Repubblica islamica iraniana

26 marzo 2007

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato all'unanimità la nuova risoluzione contro l'Iran. Il pacchetto contro Teheran, per il suo rifiuto di sospendere il programma nucleare, prevede sanzioni economiche e commerciali. Per raggiungere l'unanimità anche con l'Indonesia e il Qatar, i due paesi musulmani che fanno attualmente parte del Consiglio, e il Sudafrica, è stato accettato un compromesso proposto dalla Russia, secondo cui ''una soluzione al problema iraniano contribuirà agli sforzi globali per la non proliferazione ed a raggiungere l'obiettivo di un Medio Oriente libero da armi di distruzione di massa, comprese le strutture per metterle a punto''.
Sanzioni che gli esperti considerano relativamente blande, anche perché non sarà sempre possibile farle applicare con accuratezza. Quelle teoricamente più drastiche riguardano i limiti all'export di armi iraniane, quelle cioè teoricamente destinate ai palestinesi di Hamas o agli Hezbollah libanesi. Teoricamente, perché le armi iraniane giungono ai terroristi o ai combattenti in questione attraverso canali clandestini, non controllabili.
Un'altra delle misure di un certo rilievo è quella che limita gli aiuti finanziari all'Iran e stabilisce il congelamento dei beni e dei finanziamenti delle ''entità'' coinvolte nel programma nucleare, con l'eccezione dei fondi destinati agli aiuti umanitari. Il Consiglio di Sicurezza ha stabilito infine dei limiti agli spostamenti internazionali per una trentina di personalità legate ai programmi nucleari di Teheran.

Il voto si è svolto alla presenza del ministro degli Esteri iraniano Manoucher Mottaki. Il presidente Mahmoud Ahmadinejad, che doveva assistere alla discussione a Palazzo di Vetro, in polemica con gli Stati Uniti ha rinunciato al viaggio, attribuendo la sua decisione al ritardo nella concessione del visto da parte di Washington. La Casa Bianca ha smentito, dicendo che i documenti erano stati approvati senza alcun ritardo per l'intera delegazione iraniana.
Le nuove sanzioni fanno seguito a quelle decise contro Teheran dal Consiglio di Sicurezza il 23 dicembre scorso, nella risoluzione 1737, che seguiva la 1696, per non aver sospeso il programma di arricchimento dell'uranio, come richiesto dalla comunità internazionale. Teheran ha ignorato tale risoluzione, accelerando invece il programma nucleare, secondo quanto ha constatato l'Agenzia internazionale per il nucleare (Aiea). L'Iran sostiene, ed ha sempre sostenuto, che lo sviluppo del programma è a fini esclusivamente pacifici e sia la guida suprema della repubblica islamica, l'ayatollah Ali Khamenei, sia il presidente Ahmadinejad hanno ripetuto nei giorni scorsi che una nuova risoluzione non piegherà l'Iran.

''L'Iran non fermerà neppure per un secondo il suo pacifico e legittimo programma nucleare'', ha assicurato Ahmadinejad, che ha anche intenzione di ''correggere'' le relazioni con i Paesi che hanno premuto perché si arrivasse alle sanzioni del Consiglio di sicurezza. In una nota pubblicata sul sito della presidenza iraniana si legge: ''La nazione iraniana non dimenticherà coloro che sono dietro questa illegale risoluzione e le relazioni internazionali con questi Paesi saranno riviste e corrette''.
Prima della nota ufficiale, con le dichiarazione del suo leader, il governo di Teheran aveva annunciato di aver deciso di ridurre la cooperazione con l'Agenzia internazionale dell'energia atomica dopo l'approvazione, da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu, di nuove sanzioni contro l'Iran. ''Abbiamo deciso di limitare in parte la collaborazione con l'Aiea'' ha detto un portavoce del governo, Gholamhossein Elham, ''fino a quando il dossier sul nucleare iraniano sarà riportato dal Consiglio di sicurezza'' all'Agenzia internazionale per il nucleare. Secondo il portavoce, citato dall'agenzia di stampa iraniana Irna, Teheran accettò quattro anni fa di informare l'Aiea dell'eventuale costruzione di nuovi impianti nucleari, ma non sarà più così.

Il voto del Consiglio di Sicurezza si è svolto proprio mentre la tensione fra Londra e Teheran è alle stelle per il caso dei marinai britannici sequestrati la scorsa settimana nelle acque del Golfo persico da parte delle Guardie della rivoluzione iraniane. La Gran Bretagna esige la loro liberazione immediata, mentre l'Iran sostiene che i 15 militari, trasferiti a Teheran per essere interrogati, devono rispondere della loro ''azione aggressiva'' per essere entrati illegalmente in acque territoriali iraniane.
Il primo ministro britannico Tony Blair, ha detto che i militari catturati nello Shatt al Arab, erano in acque territoriali irachene e non iraniane come invece sostiene la Repubblica Islamica. Per questo si tratta di un atto ''sbagliato e ingiustificato'', ha insistito aggiungendo l'auspicio che Teheran si renda conto della gravità del suo comportamento.

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26 marzo 2007
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