Il Convento dei Cappuccini
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In realtà si tratta di una leggenda nata in seguito al seppellimento dei primi frati; ritrovati intatti; l'azione del suolo, infatti, non interviene affatto nel sistema di trattamento dei cadaveri.
A tal proposito è illuminante il contenuto di una lettera datata 9 ottobre 1881, n.5791, indirizzata "al Sig. Soprintendente dell'Ufficio del Patrimonio e Beneficenza": "Portato il cadavere al cimitero ventiquattro ore dopo avvenuta la morte, senza alcuna iniezione o preparazione, si chiudeva nel colatoio, e lì per mancanza d'aria, essendo lenta la putrefazione e lo scolo, dopo un anno ne usciva scheletro disseccato.
I colatoi sono stanze incavate nella pietra, con diversi coricatoi a grata, dove adagiavansi i cadaveri.
I colatoi, dopo entrativi i cadaveri, si muravano perfettamente con malta, per dischiudersi passato un anno…
Dei cadaveri che uscivansi dopo l'anno dei colatoi, alcuni rimanevano intatti e mummificati, altri slogati ma le ossa sempre intatte e disseccate, che poi si aggiustavano dal facchino, e gli uni e gli altri esponevansi nel sotterraneo o in nicchie o in casse senza che il tempo li avesse a distrarre, essendovi tuttavia scheletri esposti per circa due secoli.
Dischiusi i colatoi, essendo prosciugati i cadaveri e divenuti secchi, l'aria non li distruggeva e non pare che potevano cattiva influenza sulla pubblica igiene, stando su ciò garante la ottima salute che godevano i frati quando erano qui raccolti nel numero di duecento".