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Il Convento di Castronovo di Sicilia (PA) rischia di chiudere per mancanza di vocazione

Al Convento dei Cappuccini di Castronovo, il più antico dell'ordine in Sicilia, mancano i frati

27 aprile 2005

Il pericolo più grande del nuovo Millennio è il ''relativismo'' che ha prodotto i mostri dittatoriali del recente secolo scorso, dando adito alla grande grave crisi dei valori cristiani.
Papa Benedetto XVI, è stato chiaro e fin da subito ha spiegato a tutti i suoi fedeli qual'è il nemico da scacciare. Un nemico padre della miscredenza e del caos, che porta l'uomo alla dissoluzione e lo guida sul sentiero del maligno.
E' forse per questo, allora, che si vive una grande crisi della vocazione?
E' dunque questo il motivo per il quale, esistono parrocchie e conventi costretti a chiudere i battenti per mancanza di manovalanza?    

Il Pontefice Ratzinger è un Papa che ama e ripone speranze nelle piccole comunità cattoliche, quelle realtà dove, forse, ancora si può sentire tutto il fascino del credere schietto e puro, come quello che si può vivere e sentire nel convento dei Cappuccini di Castronovo di Sicilia (PA).
Beh, ''si può vivere'' non è la coniugazione adatta per riferirsi al convento dei Cappucini di Castronovo, si dovrebbe dire: ''che si poteva vivere nel Convento dei Cappuccini di Castronovo di Sicilia'', perché proprio questo antico convento fra le montagne del piccolo e delizioso paesino nella provincia palermitana, rischia di chiudere proprio per mancanza di nuove leve.
 
La crisi della vocazione, infatti, sembra non aver risparmiato nemmeno l'ordine Francescano e per il convento di Castronovo di Sicilia, quello di rimanere chiuso per mancanza di frati sembra sia il destino toccato in sorte a quello che, secondo alcuni studiosi, è il convento più antico dei Cappuccini in Sicilia.
Fino a poco tempo fa c'era ancora qualcuno che si occupava di officiare le funzioni religiose, ma l'anziano e cieco frate Angelo, è caduto e si è fratturato un femore, quindi l'ipotesi di chiudere i battenti si è resa inevitabile.
Vero è che il convento è dotato di un'ampia struttura in grado di ospitare gruppi di preghiera, nonché di una suggestiva posizione, solo che mai è riuscito ad entrare nei circuiti del turismo religioso.
Arroccato sui dolci monti delle Madonie, per quel convento chiuso e per quella comunità di monaci a cui tutti erano affezionati, rimane la grande malinconia dei castronovesi.
A tenere ancora aperta la chiesa è la comunità dei Terziari che si riunisce per la recitazione dei Vespri. A garantire invece la messa domenicale, così come le funzioni della Settimana Santa, è stato fino ad ora un frate proveniente dall'India in procinto, però, dì ripartire. Dopo di che il destino del convento sembra ineluttabilmente quello della chiusura.

L'amarezza per la comunità francescana di Castronovo, non è solamente una questione di cuore ma anche di intelletto. La biblioteca del convento, infatti, comprendeva oltre 10 mila volumi di notevole importanza di cui oggi rimangono pochi libri riposti in un armadio del Comune. Castronovo si è sempre contesa con Messina il primato di primo convento dei Cappuccini in Sicilia. Di certo c'è che si tratta di un antico e nobile insediamento. I francescani arrivarono a Messina nel 1532, mentre il convento di Castronovo fu edificato nel 1533 in un luogo presso cui sorgeva la chiesa di San Nicolò da Bari, a qualche miglio di distanza dal centro abitato, in contrada Gurgazzi.
Del convento primitivo restano ancora oggi le rovine presso il fiume Platani, un tempo chiamato Alicos. La distanza dal centro abitato creava notevoli problemi a chi dovesse attraversarlo. I Cappuccini possedevano in paese un ospizio ma raggiungerlo, soprattutto d'inverno, era sempre problematico. Per ovviare a questi disagi fu edificato un ponte, conservatosi in buone condizioni, nel 1589. L'aria malarica del fiume costituiva un continuo pericolo per la salute dei frati, per questo motivo nel 1609 pensarono di edificare un altro convento dentro le mura cittadine, l'attuale residenza, nel quartiere arabo denominato Racalbiat.
Le uniche opere d'arte arrivate a noi dal primitivo insediamento di San Nicolò sono una tavola raffigurante un presepe, risalente al XVI secolo, conservata nella casa San Francesco dei Cappuccini e il quadro proveniente dall'altare maggiore con soggetto San Nicola. Di quest'ultimo dipinto, custodito nel convento di Castronovo fino a qualche anno fa, si sono perse le tracce.

Nei secoli i Cappuccini del piccolo paese si distinsero per il severo esercizio della virtù. In Quaresima, non si accendeva fuoco per cucinare i cibi, non era ammesso vino nella mensa e i frati si nutrivano soltanto con pane, erbe crude e qualche frutto. Ai periodi di digiuno si associavano le penitenze con cilicio e altri strumenti per mortificare il corpo. Un altro fatto mirabile intriso di leggenda e ancora oggi ricordato, riguarda un asino questuante che raggiungeva da solo il paese nei periodi di piena del fiume Platani, raccoglieva le offerte dei fedeli e ritornava in convento. Gli anziani di Castronovo di Sicilia racconta pure che anche dopo l'abbandono dell'antica dimora si udiva il canto dei frati nel coro e in alcune ore della giornata anche il suono delle campane.
La presenza dei Cappuccini a Castronovo è stata motivo di conforto tanto che oggi la comunità si sente orfana di una vera e propria grande famiglia.

Articolo di Maria Modica per il quotidiano La Sicilia, rivisitato dalla redazione di Guidasicilia.it

(In alto a sinistra foto di Gianfranco Cappuccini)

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27 aprile 2005
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