Il costo del Papa a Palermo
Continuano le polemiche sui costi vertiginosi e sulla dubbia gestione dell'evento che vedrà Benedetto XVI ospite nel capoluogo siciliano
Nei giorni scorsi il vescovo di Palermo, monsignor Paolo Romeo, aveva risposto alle polemiche nate sui costi eccessivi per la visita del Papa nel capoluogo il 3 ottobre prossimo dicendo: "Non sporchiamo la nostra Isola con polemiche sterili e fini a se stesse. Aiutiamoci piuttosto a vivere bene la visita del Santo Padre". Secondo Romeo i costi e le misure di sicurezza organizzate per l'arrivo del Pontefice sono "accorgimenti assolutamente necessari. Dobbiamo forse correre il rischio di trasformare la visita del Papa a Palermo in una seconda Duisburg? È assolutamente opportuno prendere tutte le cautele necessarie, così come se si trattasse di un concerto o di una manifestazione di precari". "Perchè nessuno si chiede - ha poi precisato l'arcivescovo - quanto costa alla cittadinanza la cena di un magistrato con gli uomini di scorta o quella di un politico? O ancora un concerto in pompa magna come quello di Morricone?". Poi l'invito a cessare le polemiche e a godere della visita del Santo Padre.
Ma l'invito di monsignor Romeo non è stato accolto e la polemica su quanto costerà il Papa al Comune di Palermo è continuata. "Due milioni e mezzo di euro: questa è la spesa prevista per la visita del Papa a Palermo. Una somma spropositata per qualsiasi genere di evento, se si pensa agli enormi problemi della città e ai soldi che saranno sprecati per opere di cui non resterà nulla". Ed è stato il Centro Impastato, intitolato all'esponente di Lotta continua ucciso dalla mafia nel '78, a ritornare sulla polemica di questi giorni. "L'arcivescovo di Palermo Paolo Romeo - ha detto il presidente del centro, Umberto Santino - ha polemizzato con chi ha fatto notare questo spreco di risorse pubbliche con riferimenti davvero sorprendenti: 'Pensate a quanto si spende per le cene dei magistrati con scorta'. Qualcuno si chiede quale messaggio porterà il pontefice? Non c'è da fare nessuno sforzo di immaginazione. Ha cominciato da cardinale scrivendo un libro con Marcello Pera, entrambi alla ricerca dell'identità dell'Occidente, in nome di un cristianesimo da crociata permanente; ha continuato da papa rispolverando vecchi anatemi contro Maometto, per finire con il messaggio ai giovani in cui li ha invitati a mettere Dio al di sopra di attese terrene, come quella, ormai decisamente inattuabile su questa terra, di un posto fisso: in linea con i ministri Gelmini, e Tremonti e con Marchionne, seminatori di disoccupazione, precarietà e cassa integrazione".
Secondo il vice presidente della Regione con delega all'Economia, Michele Cimino, "la prossima visita di Papa Benedetto XVI è un grande segno di attenzione verso il popolo siciliano, peraltro in un periodo di contingenza sociale ed economica particolarmente delicata per la nostra Regione". "Credo però - ha aggiunto Cimino - che, molto opportunamente, l'arcivescovo di Palermo, monsignor Paolo Romeo, abbia inteso richiamare con decisione l'attenzione sulla necessità di prepararsi adeguatamente a tale evento, evitando di guastarne l'attesa con squallide polemiche dal sapore tanto strumentale, quanto ideologico".
Sul fatto che la visita del Papa è sicuramente una grande opportunità per la città sono tutti d'accordo, ma sui costi e sulla gestione dell'evento (la santa messa dovrebbe essere celebrata nel prato del Foro italiaco, e la preoccupazione che si possa rovinare un luogo per il quale c'è voluto troppo tempo affinché i palermitani ne potessero godere a pieno) anche il mondo cattolico si interroga.
Maria Neri, presidente della casa famiglia Elios nuova, che ospita quindici minori affidati dal Tribunale, non riceve pagamenti dal Comune da sei mesi. "Andiamo avanti grazie al sacrificio degli operatori e ai prestiti. L'arrivo del Papa è importante, ma mi domando perché le istituzioni trovino i fondi solo per i grandi eventi. Penso ad alcuni dei miei bambini che dovranno fare i doppi turni: la loro scuola, la Collodi, cade a pezzi". Anche Luigi Aloisi, presidente dell'Associazione dei genitori di bambini autistici, l'Agsas, lamenta il disinteresse per il sociale: "Sarebbe stato meglio destinare queste risorse all'assistenza per gli anziani o per i bambini autistici: le attività riabilitative, per esempio, sono quasi inesistenti". Secondo l'Auser, invece, i costi dovevano essere ripartiti diversamente: "Anche la Curia avrebbe dovuto partecipare all'organizzazione", dice il presidente Salvatore Di Marco. La pensa così anche Tony Pellicane, leader dei senza casa: "Sarebbe un segnale di attenzione ai più deboli".
Don Vincenzo Noto, direttore della Caritas di Monreale, ha lanciato una proposta: "Perché i vescovi siciliani, l'ultima domenica di settembre, non invitano la comunità a contribuire alle spese come hanno fatto a Londra? Sarebbe un modo per coinvolgere di più i fedeli". Ma anche un segnale alle istituzioni - Comune e Regione in testa - che sui conti hanno solo litigato. Istituzioni che, secondo il gesuita Gianni Notari hanno perso un'opportunità: "La visita del Papa poteva essere un'occasione per un rinnovamento della città. Ma ha prevalso l'improvvisazione".
Padre Nino Fasullo, direttore della rivista Segno, invita tutti alla calma: "È un momento difficile: la gente perde il lavoro, basta pensare ai precari della scuola. Se c'è qualcuno che polemizza sui costi bisogna capire che non se la prende di certo con il Papa. La sua visita potrà portare un po' di conforto".
Padre Cosimo Scordato, prete simbolo dell'Albergheria, si augura che Benedetto XVI venga in Sicilia con un messaggio: "Spero che venga a parlare di temi che ci toccano da vicino. Per esempio il martirio di padre Pino Puglisi".
Di cosa parlerà il pontefice a Palermo? Se lo chiede lo storico Francesco Renda: "Giovanni Paolo II venne in Sicilia per chiarire la posizione della chiesa sulla mafia. Con che messaggio viene invece questo Papa? Se viene solo per celebrare una messa e non c'è una ragione civile a giustificare una spesa di questo genere, ai non cattolici resteranno solo i danni, per esempio quelli al prato". Per gli intellettuali della città la spesa è eccessiva: "Due milioni e mezzo sono troppi a prescindere dall'ospite - dice Santo Piazzese, scrittore - Il Papa viene a Palermo perché lo hanno invitato i vescovi siciliani? In genere chi invita a casa sua prepara la cena. Le istituzioni avrebbero dovuto dare solo un contributo. Oppure realizzare qualcosa: il prato e piazza Magione sono stati realizzati per la conferenza Onu del 2000. Ma sono rimasti alla città".
Per la scrittrice Evelina Santangelo "la città ha altre priorità. Ma se davvero possiamo spendere tanto, spero sia il segno che ci sono risorse nascoste per affrontare tutti i problemi della Sicilia". Per l'antropologo Franco La Cecla la spesa è "eccessiva": "Rispetto la figura del Papa, ma questo evento rischia di essere uno spreco. Perché la messa non si fa allo stadio? Si rischia di distruggere quel poco che resta degli spazi pubblici cittadini". Anche lo scrittore Fulvio Abbate è preoccupato per il prato: "Ho paura che la calca possa distruggerlo. Temo che di questa visita ce ne ricorderemo a lungo".
[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]