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Il crollo del pollo

Quei cigni morti di aviaria rischiano di mettere in ginocchio, ulteriormente, il mercato delle carni avicole

14 febbraio 2006

Il ministro della Salute, Francesco Storace non si stanca di ripeterlo: ''Siamo qui in Sicilia per dire che lo Stato c'è e per tranquillizzare i cittadini in merito all'emergenza legata all'influenza aviaria''. E non ha perso tempo ad andare in Sicilia per un sopralluogo nelle aree dove sono stati rilevati alcuni dei primi casi del virus H5N1 in animali selvatici.
Ieri a Giarre (CT), Storace è stato ricevuto dal presidente della Regione Totò Cuffaro: ''Voglio ribadire che, a fronte di questa emergenza, lo Stato è presente - ha detto Storace - e, in questo caso, la risposta messa in atto dalla Regione Sicilia è stata pronta ed efficace''.
''Stiamo lavorando con grande scrupolo - ha detto Storace - e non credo che bisogna essere preoccupati più del necessario; stiamo cioè lavorando per uscire da questa fase d'emergenza che riguarda non solo l'Italia ma il mondo intero''.
Storace ha quindi sottolineato nuovamente come la sanità siciliana abbia risposto ''molto bene all'emergenza e credo - ha detto - che bisogna essere contenti delle ottime professionalità che ci sono''. Insomma, niente paura, la minaccia è stata spenta sul nascere.
L'unica preoccupazione che ci potrebbe essere, ha aggiunto il ministro ''è rivolta soprattutto alla tutela degli allevamenti domestici, poiché quelli industriali - ha detto il ministro - sono già sufficientemente protetti. Per questo compito - ha concluso Storace - confidiamo soprattutto nel lavoro dei sindaci dei piccoli comuni che possono arrivare ai piccoli allevatori''.

Dopo Giarre, il viaggio di Storace è proseguito in Calabria, per visitare il lago di Angitola, nel comune di Pizzo Calabro. Infine, nel pomeriggio, Storace ha effettuato un sopralluogo presso l'area naturale protetta di "Saline e dune di Torre Colimena", nel comune di Manduria, in Puglia.
L'aviaria in Italia fino ad oggi ha colpito complessivamente in sei casi, ed esattamente sui sei cigni morti provenienti da Sicilia, Calabria e Puglia.
In tutto, sono 22 i cigni morti per sospetta influenza aviaria e trovati in Italia, e i controlli sono scattati praticamente in tutte le regioni, soprattutto nelle zone umide e paludose, ritenute possibili rotte per gli uccelli migratori.
Ma tutto è sotto controllo, e nulla deve preoccupare né la popolazione, né gli allevatori.
Già, gli allevatori...
L'aviaria è entrata a casa nostra cavalcando un bel cigno reale ma a farne le spese sono stati, immediatamente i polli e chi li alleva. Infatti, gli ultimi fatti hano incrinato ulteriormente una situazione che pativa non poche difficoltà, e la paura principale, prima che si muoia di influenza aviaria, è quella di assistere alla morta del mercato delle pollame.

La Coldiretti dopo un primo monitoraggio dei negozi effettuato all'indomani della notizia della presenza dell'H5N1 in territorio italiano, ha subito registrato un dimezzamento degli acquisti di pollo. Secondo un sondaggio Eurobarometro sui rischi percepiti dai cittadini, l'influenza aviaria si riflette sulle scelte alimentari dell'83 per cento degli italiani. ''Si tratta di una reazione che coinvolge la maggioranza dei cittadini considerato che otto famiglie italiane su dieci consuma normalmente pollo che - evidenzia la Coldiretti - è il tipo di carne con il primato della convenienza economica nell'assicurare un apporto proteico adeguato all'organismo''.
Secondo una responsabile dell'Unione Nazionale dell'Avicoltura, i consumi di pollo, che a metà dicembre erano arrivati a toccare una diminuzione del 60% rispetto al periodo precedente allo scoppio dell'emergenza-influenza aviaria, erano risaliti a quota -35% alla vigilia della scoperta dei cigni morti in Italia del sud per l'H5N1.
Un dimezzamento delle vendite che non deve stupire, e che, secondo Coldiretti, non durerà a lungo: in base all'indagine quando si diffondono notizie su emergenze sanitarie che riguardano un alimento, il 16% degli italiani cambia permanentemente le abitudini a tavola, ''ma il 47% reagisce evitando il prodotto coinvolto solo per un certo periodo di tempo e il 27% è preoccupato del problema ma non cambia abitudini''.

Intanto, la preoccupazione delle organizzazioni di settore aumenta e chiedono al governo la proclamazione dello stato di crisi.
Infatti, l'emergenza H5N1 è costata al settore avicolo già 600 milioni di euro. Uno studio realizzato dall'Istituto Piepoli di Milano conferma la preoccupazione dei produttori già denunciata nell'ottobre scorso da Gaetano De Lauretis presidente dell'Avitalia, l'Unione nazionale della associazioni di produttori avicunicoli.
Il segretario della Flai-Cgil Franco Chiriaco, ha calcolato che l'allarme aviaria mette in pericolo duecentomila posti di lavoro. Secondo una stima della Cia - Confederazione italiana agricoltori italiana, è corretto prefigurare ''un danno all'avicoltura nazionale non inferiore ad un miliardo di euro in un settore che ha un fatturato di quattro miliardi di euro, tre per le carni e uno per le uova''.
''La situazione è drammatica'', spiega Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative, la federazione delle cooperative agricole e agroalimentari italiane che associa circa il 90% dei principali produttori del settore. ''Le notizie di queste ore rischiano di dare il colpo definitivo al settore zootecnico. Per gli oltre 7.000 allevamenti, i 900 mangimifici, i circa 700 laboratori di lavorazione, i 180.000 addetti diretti e indiretti che compongono il settore, la situazione si è drammatica''. ''Il settore avicolo italiano è retto per il 90% da aziende cooperative'', continua Bruni,  e ''la stagnazione del mercato ha costretto le cooperative a congelare 30 milioni di polli. Dall'inizio dell'anno, 30mila lavoratori sono stati messi in cassa integrazione e si sono registrati punte di calo nelle vendite che hanno sfiorato il 60%. Il restante 40% viene venduto alla metà del suo valore''.

Eppure i polli italiani sono sicuri, ''e non bisogna dimenticare - assicura puntuale la Confagricoltura - che il virus dell'influenza aviaria riguarda esclusivamente volatili selvatici e non c'è alcuna presenza della malattia negli allevamenti italiani. La carne avicola nazionale ha tutti i requisiti necessari in termini di sanità, salubrità e, naturalmente, di qualità''.
La produzione degli allevamenti italiani, identificabile col nuovo sistema di etichettatura, ''è più che sufficiente - continua l'organizzazione agricola - a rispondere nelle quantità alla domanda dei consumatori nazionali e offre le massime garanzie di sicurezza alimentare, come ripetutamente affermato da autorevoli esponenti del mondo scientifico italiano''.

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14 febbraio 2006
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