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Il Csm boccia il ddl sulle intercettazioni

''Pericoloso, irrazionale, problematico, distonico, incongruo, incoerente, eccentrico...''

12 febbraio 2009

La Sesta Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha espresso parere negativo al ddl sulle intercettazioni in discussione alla commissione Giustizia della Camera.
Secondo il parere licenziato ieri dalla VI Commissione di Palazzo dei Marescialli, le nuove norme contenute nel ddl del governo che, di fatto, limiterà il ricorso a questo mezzo di ricerca della prova e allungherà il divieto di pubblicazione degli atti giudiziari (anche per riassunto) fino al termine delle indagini preliminari, provocano un "grave pregiudizio all'attività di indagine, anche in settori delicati e sensibili".
La motivazione data dal Csm è molto articolata. Il togato di Unicost Fabio Roia, relatore della Commissione, ha descritto le conseguenze sui processi di maggior allarme sociale innescati dalla nuova disciplina: "E' bene segnalare che una siffatta modifica potrebbe condurre ad impedire od ostacolare proprio questa attività di ricerca". Per esempio, argomenta l'ex pm Roia, "il ritrovamento di un cadavere e l'evidenza che si tratta di una persona uccisa non sarebbero più sufficienti per autorizzare le intercettazioni per avviare le indagini, essendo necessario anche aver individuato il possibile autore..." dopo aver raccolto, in altro modo, "gravi indizi di colpevolezza" a suo carico.

Il Csm non lo scrive ma il concetto è largamente condiviso a Palazzo dei Marescialli: per spuntare le unghie a una decina di pm che hanno esagerato con le intercettazioni, magari puntando senza successo sui colletti bianchi, si rischia di "buttare via il bambino con l'acqua sporca". Infatti, vengono citati "i reati di criminalità comune (omicidi, violenze sessuali, rapine, truffe, estorsioni, corruzione, pedopornografia, sequestro di persona a scopo di pedofilia)" per i quali oggi le intercettazioni sono fondamentali. Il Csm poi boccia la norma, che si presta a "pericolose strumentalizzazioni", secondo la quale il pm indagato per violazione del segreto può essere rimosso dal capo dell'ufficio: "Così, attraverso denunce pretestuose, si consente" anche a "terzi estranei al procedimento di incidere sulla designazione del pm". Infine, il vaglio ex post del giudice collegiale: se il fatto è diversamente qualificato, cade il presupposto delle intercettazioni che si dissolvono come neve al sole. Così come gli eventuali provvedimenti di custodia cautelare derivanti dall'ascolto di quelle conversazioni.

Il documento, che sarà all'attenzione del plenum la settima prossima, è stato approvato in commissione con 5 voti favorevoli e l'astensione del consigliere laico dell'Udc Ugo Bergamo.
Intanto il disegno di legge prosegue il suo cammino in Parlamento. Stando a quanto trapelato, il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno ha detto in apertura della seduta di ieri che l'esame degli emendamenti si chiuderà entro il primo pomeriggio di oggi. Il testo dovrà poi andare alle commissioni competenti per il parere. Ma il disegno di legge potrebbe essere esaminato dall'Aula di Montecitorio a marzo per consentire il contingentamento dei tempi del dibattito. Quando un provvedimento viene calendarizzato per l'Aula nel mese precedente e poi il suo esame slitta a quello successivo, scatta infatti il contingentamento dei tempi.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]

Lettera del segretario dell'Anm a la Repubblica
Così le norme sulle intercettazioni aiuteranno i pedofili a beffare la polizia
di Giuseppe Cascini* (Repubblica.it, 12 febbraio 2009)

Caro direttore, in una cittadina del Nord Italia scompare un bambino di otto anni. Stava tornando da scuola, ma non è mai arrivato a casa. La polizia avvia le indagini. Alcuni testimoni riferiscono di aver visto nei giorni precedenti una persona sospetta nei pressi della scuola. Ne forniscono una descrizione. Corrisponde a quella di un soggetto già condannato in passato per detenzione di materiale pedo-pornografico. La polizia avvia le indagini e scopre che l'uomo non è a casa e non si è presentato al lavoro.
La polizia comunica al magistrato le informazioni acquisite e propone di effettuare indagini tecniche:
a) Acquisizione dei tabulati del telefono intestato al sospetto;
b) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico transitato sulla cella nei pressi della scuola nella settimana precedente al rapimento.

L'acquisizione serve sia per confermare la presenza del sospetto davanti alla scuola sia per individuare altri telefoni nella sua disponibilità;
c) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico della anziana madre del sospetto per individuare altri telefoni nella sua disponibilità;
d) Acquisizione dei tabulati del traffico telefonico sull'utenza della famiglia del bambino e intercettazione delle utenze;
e) Intercettazione del telefono del sospetto;
f) Intercettazione del telefono della madre del sospetto;
Il pubblico ministero ricevuta la comunicazione iscrive il nome del sospetto nel registro degli indagati per il delitto di cui all'art. 605 del codice penale (sequestro di persona: pena massima otto anni) e comincia a studiare le richieste della polizia alla luce delle nuova legge sulle intercettazioni:
a) I tabulati del telefono del sospetto non si possono fare. La legge richiede gravi indizi di colpevolezza che in questo caso mancano. Ci sono indizi, ma non sono gravi.
b) I tabulati del traffico della cella (che potrebbero confermare la presenza del soggetto sul luogo e quindi rendere grave il quadro indiziario) non si possono fare perché la legge consente l'acquisizione dei tabulati solo nei procedimenti contro ignoti e al solo fine di identificare le persone presenti sul luogo del reato o nelle immediate vicinanze di esso. In questo caso perché il procedimento è a carico di una persona identificata; comunque non si potrebbero estrarre i tabulati dei giorni precedenti al rapimento.
c) L'acquisizione dei tabulati della madre è comunque vietata perché sottoposta allo stesso regime delle intercettazioni: si possono fare solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza, requisito che per la madre del sospetto certamente manca.
d) L'acquisizione dei tabulati delle utenze della persona offesa è possibile con il loro consenso, ma solo nei procedimenti contro ignoti, non in quelli, come in questo caso, a carico di persone identificate. Per la stessa ragione non possono essere intercettate le utenze.
e) Il telefono del sospetto non è intercettabile perché mancano i gravi indizi di colpevolezza.
f) Il telefono della madre non è comunque intercettabile.

Il pubblico ministero comunica al commissario di polizia il risultato del suo studio. "Dunque non possiamo fare nulla?", chiede il commissario. "Dobbiamo tornare ai vecchi metodi di indagine". "Bene", risponde il commissario, "allora convochiamo qui la madre e le chiediamo dove si trova il figlio e se non ci risponde la arrestiamo per favoreggiamento, così vediamo se lui viene fuori". "Niente da fare, commissario", spiega paziente il pubblico ministero, "i prossimi congiunti dell'indagato non sono obbligati a testimoniare e non rispondono di favoreggiamento".

Una settimana dopo le indagini hanno una svolta. Un testimone ha visto il bambino salire su una macchina, ricorda il modello e i primi numeri di targa. La polizia verifica che il modello e i numeri di targa corrispondono all'auto del sospetto. Gli indizi di colpevolezza ora sono gravi. Il commissario torna dal pubblico ministero a chiedere tabulati e intercettazioni.
Il pubblico ministero emette subito i decreti di urgenza. Poi fa fare copia integrale degli atti di indagine e dispone che un'auto parta immediatamente per portare il tutto nella sede del capoluogo del distretto, a circa 150 km di distanza, perché il provvedimento deve essere convalidato dal tribunale in composizione collegiale entro 48 ore e al tribunale va trasmesso l'intero fascicolo. L'autista del commissario, un agente di polizia, si offre di portare lui il fascicolo che, per mancanza di fondi e di personale, non arriverebbe mai a destinazione in tempo.
I tabulati del telefono confermano la gravità del quadro indiziario. Il sospetto ha passato molte mattine davanti alla scuola. Le intercettazioni non producono però risultati. Probabilmente il sospetto ha cambiato telefono. Il commissario propone di intercettare tutte le persone con le quali il sospetto ha parlato durante gli appostamenti per arrivare al nuovo numero. Il pubblico ministero spiega che la nuova legge non consente l'intercettazione di persone diverse dall'indagato.

Dopo una settimana una nuova svolta. Una impiegata di un negozio di telefonia ha riconosciuto il sospetto dalla foto pubblicata sui giornali e ricorda di avergli venduto un telefono pochi giorni prima del rapimento. Controllando gli archivi del negozio la polizia individua la nuova utenza. Il pubblico ministero emette subito un decreto di urgenza poi guarda l'autista del commissario che senza dire una parola prende il voluminoso fascicolo e parte alla volta del capoluogo del distretto.
L'utenza è quella giusta. Il sospetto parla con la madre e le racconta del rapimento. La madre cerca invano di convincerlo a liberare il bambino. Purtroppo però la zona da cui chiama è piuttosto vasta ed è impossibile individuare il luogo dove si nasconde. Il sospetto riceve poi telefonate da diverse cabine telefoniche da un uomo che vuole "comprare" il bambino. La polizia propone di estrarre il tabulato delle cabine. Se poi l'uomo ha usato una scheda prepagata si potrebbe estrarre il traffico di quella scheda come si è fatto nell'indagine per l'omicidio del professore Massimo D'Antona. Le altre chiamate potrebbero consentire di identificare l'uomo.
Niente da fare: l'uomo non è identificato e a suo carico non ci sono gravi indizi di colpevolezza.
Passano i giorni; siamo a due mesi dall'inizio delle intercettazioni. Il pubblico ministero non ha ancora trovato il coraggio di dire al commissario che a mezzanotte dovranno staccare i telefoni. Lo vede arrivare trafelato e raggiante: "Dottore, ci siamo!" urla. Gli mostra la trascrizione di una telefonata intercettata quella mattina tra l'uomo sconosciuto e il rapitore. Mentre legge la trascrizione il volto del pubblico ministero diventa sempre più bianco: il rapitore ha accettato di consegnare all'uomo il bambino, ma la telefonata si conclude così: "Chiamami domani e ti dirò dove venire".

*L'autore, pubblico ministero a Roma e segretario nazionale dell'Associazione nazionale magistrati, ha applicato a un caso concreto la nuova disciplina delle intercettazioni e dimostrato come la nuova legge renda le indagini più difficili e meno efficaci

- Intercettazioni: il disegno di legge e gli emendamenti

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12 febbraio 2009
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