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Il Csm boccia il reato di clandestinità

Il Consiglio superiore della magistratura: ''Contemplando un tale reato si rischia la paralisi giudiziaria''

11 giugno 2009

L'introduzione del reato di clandestinità nell'ambito del ddl sicurezza porterà in molti uffici giudiziari a una "totale paralisi".
E' quanto rilevato dalla sesta Commissione del Consiglio superiore della magistratura nel parere al ddl sicurezza discusso ieri dal plenum di Palazzo dei Marescialli, in cui si evidenziano le ripercussioni negative che si avranno nel sistema giustizia. Nel parare si rileva come la nuova norma "non appare idonea a conseguire l'intento di evitare nel nostro Paese la circolazione di stranieri entrati irregolarmente".
 
Sul rischio di paralisi del sistema giustizia il parere evidenzia come l'introduzione del reato di clandestinità porterà un "eccezionale aggravio" dell'attività degli uffici per "l'imponenza quantitativa del fenomeno dell'immigrazione irregolare nel nostro Paese". A pagarne le maggiori conseguenze saranno i giudici di pace, "gravati da centinaia di migliaia di nuovi processi, tali da determinare la paralisi di molti uffici". Non andrà però meglio agli uffici giudiziari ordinari "impegnati in un processo in primo grado e nelle fasi di impugnazioni successive".
Inoltre la norma, evidenziano, non servirà al suo scopo, ossia quello di favorire l'allontanamento dei clandestini: dubbi vengono espressi sul suo "effetto deterrente: una contravvenzione punita con pena pecunaria - rilevano - non appare prevedibilmente efficace per chi è spinto a emigrare da condizioni disperate". Per altro la normativa già vigente, spiegano, "consente alle autorità amministrative competenti di disporre l'immediata espulsione dei clandestini".
 
A creare problemi al sistema giustizia, aggiungono i consiglieri nel parere, non sarà soltanto il reato di clandestinità, ma anche altre norme che stabiliscono maggiori sanzioni o nuovi reati su cui il giudizio "è positivo, ma avranno l'effetto di produrre un ulteriore carico per il sistema penale, già particolarmente gravato e in evidente crisi di effettività"; a subirne le conseguenze saranno pure la carceri "ormai allo stermo, avendo superato le 72mila presenze giornaliere".
Inoltre, ha aggiunto il Csm, alcune norme contenute nel pacchetto sicurezza, come ad esempio quella che per la dichiarazione di nascita prevede l'esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore, ledono i diritti dei clandestini e dei loro figli, poiché si pone "in contrasto con il diritto della persona minore di età alla propria identità personale e alla cittadinanza da riconoscersi immediatamente al momento della sua nascita"; diritto sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo di New York ratificata dall'Italia. Si viene infatti a determinare, sottolineano, una "iniqua condizione" del figlio di stranieri irregolari, il quale verrebbe ad essere non solo "privato della propria identità ma essere più facilmente esposto attraverso falsi riconoscimenti da parte di terzi, per figli illeciti e in violazione della legge" ad adozioni illegali. I clandestini adulti invece, evidenziano i consiglieri nel parere, vengono lesi nel loro diritto alla salute e altri beni tutelati dalla Costituzione. Il nuovo reato di clandestinità, avvertono i consiglieri avrà una "inevitabile incidenza negativa sull'accesso a servizi pubblici essenziali" riguardanti i beni fondamentali come il diritto alla salute degli immigrati non dotati di valido titolo di soggiorno.

Tra le note positive, un "gruppo di disposizioni apprezzabilmente improntate a una maggior tutela di soggetti deboli e in generale delle vittime dei reati", quali l'introduzione del nuovo reato dell'impiego dei minori nell'accattonaggio, la nuova aggravante per la truffa collegata alle situazioni di 'minorata difesa' delle persone offese e un regime "più appropriato" per il delitto di sequestro di persona ai danni di minori e circostanze aggravanti più rigorose per il delitto di mutilazione di genitali femminili.
Infine Palazzo dei Marescialli riconosce che è il Parlamento "ovviamente", a dover compiere le scelte di politica criminale. Al Csm spetta invece il compito, in un rapporto di "leale collaborazione", di evidenziarne le ricadute sugli uffici giudiziari anche per una maggiore riflessione. Un passaggio che si allinea con quanto detto l'altro ieri al Csm dal capo dello Stato, che ha lanciato ancora un monito a non assumere "ruoli impropri". Nel parere si legge come al Parlamento "spetta ovviamente operare le scelte normative ritenute più opportune", ma "compete al Csm , in quanto organo rappresentativo della magistratura, segnalarne, in spirito di leale collaborazione, le conseguenze sul sistema giudiziario, anche al fine di consentire gli opportuni approfondimenti". [Adnkronos/Ing]

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11 giugno 2009
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