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Il Csm ha deciso di vederci chiaro sul caso Messineo

Il vice presidente Mancino, come atto dovuto, ha trasmesso gli atti alla Prima commissione per le valutazioni di competenza

09 marzo 2009

"In seguito a notizie di stampa relative alle indagini della Procura della Repubblica di Palermo sul clan Lo Piccolo, che riguarderebbero anche un affine del Procuratore Capo dott. Francesco Messineo, il Vice Presidente del Csm, Nicola Mancino, come atto dovuto, ha trasmesso alla Prima Commissione, per le valutazioni di competenza, gli articoli pubblicati venerdì 6 marzo e sabato 7 marzo".

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha così reso noto quanto deciso sulla vicenda riguardante il procuratore capo Francesco Messineo, precisando che alla documentazione di stampa, Mancino ha allegato "una nota riservata inviata dal Procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo dott. Luigi Croce, in cui, mentre viene espressa preoccupazione per l'improvvisa attenzione mediatica su una circostanza peraltro già conosciuta, viene evidenziata la solidarietà espressa al dott. Messineo da tutti i magistrati della Procura della Repubblica di Palermo. Della questione - conclude la nota - sarà messo a conoscenza il Comitato di Presidenza del CSM nella riunione di lunedì 9 marzo".

La scorsa settimana ambienti della Procura di Palermo hanno escluso che Sergio Sacco, fratello della moglie del procuratore di Palermo, sia indagato con l'accusa di associazione mafiosa. Nei suoi confronti non sono infatti emersi nuovi indizi di reità tali da giustificarne l'iscrizione nel registro delle persone sotto inchiesta. In una nota diramata venerdì mattina i pm avevano sostenuto la strumentalità di un attacco mosso a Messineo per la sua parentela "con soggetti in passato indagati". Il senso della nota è stato chiarito nel corso del pomeriggio: "Sacco non è cioè sotto inchiesta". Secondo quanto riportato da due quotidiani nazionali, in un'informativa dei carabinieri l'imprenditore Sacco avrebbe cercato di convincere Giovanni Bonanno, poi scomparso per lupara bianca, ad allontanarsi da Palermo. Come chiarito in ambienti giudiziari e investigativi, dalle dichiarazioni della vedova di Bonanno, Monica Burrosi, e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali allegate all'informativa, non emergono però un ruolo attivo di Sacco o sue effettive conoscenze circa i pericoli corsi dall'uomo poi assassinato.

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, ASCA, Repubblica.it]

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09 marzo 2009
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