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Il Csm si difende: "La nostra non è circolare anti-Di Matteo"

Il presidente della Settima Commissione ha annunciato una risposta ufficiale dopo la polemica di questi giorni

08 maggio 2014

"Sulla nostra circolare sono state fatte affermazioni che non corrispondono al vero". Il Consiglio superiore della magistratura prepara una risposta ufficiale dopo gli articoli di stampa che hanno presentato come anti-Di Matteo la nuova circolare di Palazzo dei marescialli sull'organizzazione delle procure antimafia. Intanto Pina Casella, presidente della Settima Commissione che ha messo mano alle nuove norme, ha voluto puntualizzare subito che le cose non stanno così come sono state descritte sui giornali, prendendo la parola durante il plenum del Csm.

"Una circolare del Consiglio superiore della magistratura, soprattutto se interpretata in maniera restrittiva, sacrifica la continuità investigativa indispensabile nelle indagini più complesse, come quelle sulle stragi e sui rapporti di Cosa nostra con interlocutori esterni", aveva lanciato l’altro ieri l'allarme il pm di Palermo Nino Di Matteo su Repubblica. E nell'articolo si diceva che per effetto delle nuove norme Di Matteo - che dalla Dda è scaduto da quattro anni- non potrà fare più nuove indagini sulla trattativa fra i vertici della mafia e pezzi dello Stato e in particolare sul filone che riguarderebbe la Falange Armata. E che lo stesso destino tocca all'altro titolare dell'inchiesta, Roberto Tartaglia, che della Dda non fa parte ma è solo applicato, e fra un mese, anche al pm Francesco Del Bene. Una questione rilanciata ieri anche da altri quotidiani.

"Non è questo lo spirito delle nostre prescrizioni" ha protestato Casella, annunciando a breve la risposta ufficiale della Settima Commissione. Già la legge sull'ordinamento giudiziario ha limitato a casi eccezionali l'assegnazione di procedimenti per mafia a magistrati che non fanno parte delle Dda, oltre ad aver stabilito un tetto massimo di permanenza nelle procure antimafia di 10 anni. Ora le nuove norme hanno definito i casi eccezionali, individuandoli innanzitutto nell'esigenza di poter disporre di "specifiche professionalità ulteriori e diverse rispetto a quelle proprie dei magistrati della Dda" per procedimenti che, per esempio, oltre ai reati di mafia, riguardano "delitti contro l'economia, la pubblica amministrazione, la salute e l'ambiente"; come pure è stato previsto che si possa designare un magistrato che non fa parte della Dda in caso di "eccessivo carico di lavoro" per i componenti della procura antimafia. Un intervento che ha preso le mosse dalla "diffusa utilizzazione prolungata di magistrati della procura ordinaria in attività di competenza della Dda"; prassi che - sottolinea la circolare- "può non essere coerente" con la disciplina che vuole che i procedimenti di mafia siano attribuiti ai magistrati che compongono le Dda. [Fonte: Corriere del Mezzogiorno]

- Il Csm smantella il pool di Palermo (Guidasicilia.it, 07/05/14)

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08 maggio 2014
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