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Il ddl sulle intercettazioni e i difensori della privacy...

Il governo tiene così tanto che i "vizi privati" rimangano tali da difendere anche certa privacy dei boss

19 maggio 2010

Il ddl sulle intercettazioni potrebbe essere approvato dalla commissione Giustizia del Senato nella seduta pomeridiana di oggi, in programma alle 14.30, dopo che nella lunga seduta notturna, conclusasi alle 3.40 del mattino, sono stati approvati dalla maggioranza alcuni emendamenti chiave per il provvedimento, tra i quali l'emendamento che prevede che per intercettare debbano sussistere ''gravi indizi di reato''. E' il pm a chiedere l'autorizzazione ma è il tribunale del capoluogo di distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente a decidere sull'autorizzazione e lo fa in composizione collegiale.
Il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli si è detto soddisfatto del ritmo di lavoro assunto dalla commissione. "In pochi - ha detto - credevano che saremmo riusciti a rispettare la tabella di marcia. Ma dopo i fuochi ostruzionistici iniziali, a mano a mano che si procedeva nell'esame degli emendamenti e che il tempo passava, abbiamo potuto procedere in modo rapido giungendo a completare le votazioni su quasi due terzi degli emendamenti".
"Restano da esaminare - ha spiegato Luigi Li Gotti, capogruppo dell'Idv in commissione - una cinquantina di emendamenti, non è escluso che bastino un paio d'ore".

La commissione in nottata ha dato l'ok anche all'emendamento cosiddetto 'D'Addario' che proibisce le registrazioni e le riprese effettuate senza il consenso dell'interessato (pene fino a quattro anni di carcere per i trasgressori), ma con l'eccezione garantita da un emendamento dell'opposizione che garantisce ai professionisti dell'informazione la possibilità di esercitare il diritto di cronaca. La pubblicazione delle intercettazioni destinate alla distruzione o ritenute non rilevanti per l'indagine è punita con il carcere da sei mesi a tre anni, mentre la pena per chi rivela atti di indagine coperti da segreto, e per il giornalista che li pubblica è salita a un massimo di sei anni (era di cinque anni nel testo approvato alla Camera). Quindi per perseguire questo reato i magistrati potranno predisporre delle intercettazioni. Nel corso del processo, infine, una qualsiasi parte coinvolta (anche un consulente) potrà non solo rifiutare di essere ripresa personalmente ma anche impedire qualsiasi ripresa dell'aula e del procedimento in generale.
"C'è una limitazione fortissima - accusa Li Gotti - di questo strumento d'indagine, diventano quasi impossibili le intercettazioni ambientali. Allargata anche l'inutilizzabilità anche per vizi formali come il ritardo di una notifica. Un intervento devastante, con un rischio fortissimo di incostituzionalità nel punto in cui stabilisce che non si possano citare se non per cenni generici le intercettazioni nelle ordinanze di custodia cautelare. Si va a incidere sul diritto dell'arrestato a conoscere le motivazioni del provvedimento: potrebbe essere interrogato prima che l'avvocato gli abbia procurato il fascicolo riservato sulle intercettazioni".

Ed è scontro aperto in commissione con l'opposizione. Le proposte del Pd si scontrano con ''il muro di gomma della maggioranza'' che va avanti "a tappe forzate verso l'approvazione del ddl" accusa Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici, che punta il dito contro un testo che, secondo Finocchiaro, è "grossolano, malfatto, pasticciato e che agisce sulla base di un pregiudizio". L'opposizione, ha spiegato, nel corso della discussione ha cercato di tirare fuori "i problemi che questo testo porrà nella sua applicazione. Ma non c'è stato niente da fare".
A intervenire è anche Ermete Realacci. "Il ddl sulle intercettazioni è una vergogna, un vero e proprio regalo a Gomorra - tuona l'esponente del Pd - Così com'è si rischia di frenare le indagini su reati odiosi, come le ecomafie, strettamente connessi alle attività della criminalità organizzata".
L'Italia dei valori annuncia battaglia. "Il ddl sulle intercettazioni è solo l'ennesimo imbroglio che il governo vuole imporre al Paese per difendersi dal malcostume che lo coinvolge - afferma il presidente dei senatori dell'Idv, Felice Belisario - una legge truffa contro cui l'Italia dei Valori farà opposizione durissima in Parlamento e nelle piazze". "La corruzione è dilagante, la criminalità organizzata è sempre un pericolo, il terrorismo una minaccia costante, ma il governo vuole tagliare le intercettazioni per impedire ai magistrati di fare fino in fondo il loro mestiere e alla stampa di informare i cittadini, anche sui politici coinvolti in fenomeni di corruzione o contiguità alla malavita. Gli italiani - rimarca Belisario - hanno il diritto di sapere se chi li governa ai vari livelli è un imbroglione, altrimenti ci sarà sempre chi continuerà a rubare e a mettere in mutande il Paese".
E Antonio Di Pietro annuncia una raccolta di firme. "L'Italia dei Valori ha preso atto della testardaggine del governo a imbavagliare l'informazione e bloccare il lavoro dei magistrati. Perciò - rende noto il leader dell'Idv - raccoglieremo le firme per promuovere un referendum come stiamo facendo sul legittimo impedimento, acqua e centrali nucleari''.
Ed è tornato a farsi sentire anche il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, dopo l'allarme lanciato nei giorni scorsi sui rischi per le indagini di terrorismo e mafia, auspicando "che il Parlamento introduca emendamenti alla legislazione che pone restrizioni all'uso delle telecamere nelle attività investigative".

Il deputato del Pdl Anna Maria Bernini considera invece "efficace la soluzione trovata da governo e maggioranza sul testo del ddl intercettazioni, per combinare legalità e accertamento della verità, diritto alla riservatezza e libertà di indagine e informazione". "L'obiettivo del provvedimento - sottolinea - è di promuovere verità, informazione e trasparenza nel rigoroso rispetto delle garanzie dello stato di diritto".
Anche per Italo Bocchino del Pdl "il ddl sulle intercettazioni è una riforma necessaria in un contesto in cui ogni giorno assistiamo a processi pubblici a mezzo stampa, senza contraddittorio, senza diritto di replica e con la sentenza già scritta a caratteri cubitali ancor prima di accertare i fatti". "Il provvedimento - dice - è stato notevolmente migliorato al Senato e garantisce il giusto equilibrio tra le esigenze investigative delle procure e la tutela della privacy, colpendo gli abusi senza danneggiare l'uso di questo importante strumento".

E c'è chi ha a cuore la privacy dei boss... - Continuano le polemiche su quanto affermato l'altro ieri da Daniela Santanché che ha difeso il diritto alla privacy dei boss mafiosi. "Che senso ha intercettare un mafioso mentre parla con la madre? E' un abuso" ha detto il sottosegretario per l'Attuazione del programma di governo nel corso della trasmissione Mattino Cinque.
Parole "scandalose" per Pd e Idv, "sconcertanti" secondo il vicepresidente della commissione antimafia, Fabio Granata. Al coro di proteste si sono aggiunti anche i finiani di Farefuturo, che criticano modi e contenuti della questione posta dal sottosegretario Santanché.
"Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. La divulgazione di intercettazioni che riguardano la sfera intima e privata della persona, e non i reati per i quali l'intercettazione è stata disposta, rappresenta un'inaccettabile violazione della privacy e dei diritti delle persone" ha ribadito poi Daniela Santaché rincarando la dose. "Non le parole ma i fatti dimostrano che questo governo stia dando ampia prova di come si combatta la mafia senza sconti ed esitazioni. Il resto sono polemiche inutili che non possono trovare spazio".
Immediato il coro di proteste. "Alfano dica se l'intento del disegno di legge del governo sulle intercettazioni è quello di tutelare la privacy dei boss, come ha dichiarato Santanché, oppure prenda immediatamente le distanze da quelle gravissime affermazioni e dimostri concretamente, in parlamento, la volontà di rafforzare gli strumenti per le indagini contro la mafia" ha commentato la deputata democratica, Pina Picierno. "La dichiarazione sul diritto di privacy per i mafiosi è semplicemente sconcertante, così come doverosa appare una censura e una presa di distanza da parte del governo" ha affermato Fabio Granata, vicepresidente della commissione antimafia.
"Il sottosegretario Santanché farebbe bene a scusarsi, anziché mantenere il punto - ha detto la capogruppo del Pd nella commissione Antimafia della Camera, Laura Garavini - La sua frase è stata quanto meno infelice e rischia di essere un messaggio sbagliato per i criminali. Evidentemente, ha usato parole con leggerezza ma deve dirlo pubblicamente: per ora è preoccupante la sua ostinata autodifesa".
In serata nuove repliche sono arrivate a Daniela Santanchè dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso: "Se la privacy crea problemi per l'ordine pubblico e fa morire delle persone, credo sia un valore quello della sicurezza e che sia maggiore della difesa della privacy [...] E' un'opinione che certamente non condivido - ha aggiunto Grasso - ma rispetto come tutte le opinioni. Il problema è cosa si dicono durante quei colloqui e se servono poi per far commettere nuovi omicidi collegandosi con le cosche che stanno fuori. Quello è il problema".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

 

 

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19 maggio 2010
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