Il delitto di Barrafranca. Due dei 5 indagati per l'omicidio di Francesco Ferreri hanno respinto le accuse
Sono cominciati ieri, nel carcere di Caltanissetta, gli interrogatori dei quattro uomini, maggiorenni, arrestati nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio di Francesco Ferreri, il 13enne assassinato a Barrafranca (EN) e trovato morto il 18 dicembre scorso.
L'unico accusato di avere ucciso il ragazzino è Giuseppe Faraci, 21 anni. Salvatore Randazzo, 20 anni, Calogero Mancuso di 40, Antonio Lo Bue, 42 anni, sono invece accusati di aver organizzato un giro di pedo-pornografia con ragazzini della zona. Un quinto arrestato è minorenne.
L'avvocato Gaetano Giunta, che li difende, sostiene che i suoi assistiti sono estranei ai fatti e ha detto: ''Mi auguro che qualcuno confessi''.
Durante gli interrogatori, Antonio Lo Bue e Calogero Mancuso hanno respinto le accuse.
Per primo è stato sentito Lo Bue, accusato di violenza sessuale aggravata. L'uomo che ha negato tutte le accuse, ha risposto per oltre un'ora alle domande del gip di Enna Francesca Cercone, ricostruendo i suoi spostamenti nella serata del 16 dicembre scorso quando secondo le accuse si trovava nella stalla dove Francesco era stato attirato con l'inganno e dove era stato costretto a posare per foro pedopornografiche. Lo Bue ha ribadito il suo alibi tra le 20 e le 22, quando secondo la ricostruzione il tredicenne avrebbe subito le violenze e poi sarebbe stato ucciso da Giuseppe Faraci. Un alibi che è stato confermato dalle persone che si sarebbero trovate insieme a lui e che è smentito solo dalle dichiarazioni di un testimone minorenne secondo il quale Lo Bue era nella stalla con gli altri arrestati e Francesco. Il testimone inoltre avrebbe parlato dell'auto di Lo Bue come di una ''Panda grigia'', ma la Fiat Panda dell'arrestato è di colore verde acqua.
E' stato poi completato anche l'interrogatorio di Calogero Mancuso, proprietario della stalla dove sarebbe avvenuta la violenza su Francesco e dove, secondo le accuse sarebbero stati violentati e fotografati in pose oscene o durante rapporti sessuali, anche altri ragazzini. Mancuso, secondo l'accusa inoltre, avrebbe utilizzato, per adescare i bambini, il figlio di 12 anni, che invitava i compagni a vedere i cavalli del padre.
Anche Mancuso ha risposto alle domande del gip, rigettando la contestazione di essere un pedofilo che attirava ragazzini nella sua proprietà. L'uomo ha spiegato che all'ora del delitto si trovava nella sua stalla, ma che era insieme alla moglie e al figlio che aveva portato con se per accudire ai cavalli.
Al termine dell'interrogatorio di Mancuso il difensore avvocato Giunta lasciando il carcere Caltanisetta ha commentato: ''Il gip ha consentito agli indagati di ricostruire gli spostamenti della serata, mostrando volontà e disponibilità ad ascoltare le loro versioni''. E' stato poi interrogato Salvatore Randazzo, mentre per ultimo è stato ascoltato il presunto omicida di Francesco, Giuseppe Faraci. Nessuna indiscrezione è trapelata invece sul contenuto delle dichiarazioni di T. R., il quattordicenne rinchiuso nel carcere minorile, anche lui con l'accusa di violenza sessuale aggravata, che è stato sentito dal gip del Tribunale per i minori Gabriella Tomai.
Fonte: La Sicilia