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Il deserto dei Tartari

''I nemici della Chiesa sono alle porte''. Dalla Cei l'allarme del segretario generale monsignor Giuseppe Betori

17 maggio 2007


La ''Fortezza'', ultimo avamposto ai confini settentrionali del ''regno'', domina la desolata pianura chiamata ''deserto dei Tartari'', un tempo teatro di rovinose incursioni da parte dei nemici. Tuttavia, da molti anni nessun attacco è più giunto da quel fronte, e la Fortezza, svuotata ormai della sua importanza strategica, non è rimasta che una costruzione arroccata su una solitaria montagna...

La Chiesa cattolica ha i nemici alle porte. L'aborto, l'eutanasia, il relativismo etico che ''nega la dualità sessuale e scardina la famiglia basata sul matrimonio'' sono come le truppe di Federico barbarossa, che nel 1155 cinsero d'assedio la cittadella cristiana di Gubbio.
Un immagine da apocalisse medievale è stata quella utilizzata dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori. A pochi giorni dal Family Day, e mentre la polemica sui Dico aumenta piuttosto che scemare e trovare un punto di assestamento, il paragone, allarmato, di Betori può ovviamente assumere una forte connotazione politica, anche se il presule non ha fatto alcun accenno diretto né alla manifestazione di Piazza San Giovanni, né tanto meno al ddl governativo sui diritti dei conviventi, e anche alla luce delle ultime posizioni espresse dal Papa sull'assoluta estraneità della Chiesa nei confronti della politica.

Forse l'immagine del barbarossa che assedia Gubbio col proprio esercito è stata naturale per monsignor Betori, proprio perché dalla cattedrale della cittadina umbra queste parole sono state dette, dopo aver celebrato una messa in onore di Sant'Ubaldo, il vescovo medioevale che difese eroicamente la sua comunità contro gli assalti dell'esercito germanico. A Sant'Ubaldo, oggi la Chiesa deve ispirarsi contro i nuovi aggressori, ''che tentano di espugnare le nostre città''.
Questi ''nuovi nemici'' si chiamano innanzitutto ''nichilismo e relativismo'', due mali che sono foraggio per la deriva morale, ''tendenza egemone nella nostra cultura: fanno dell'embrione, l'essere umano più indifeso, un materiale disponibile per sperimentazioni mediche; danno copertura legale al crimine dell'aborto e si apprestano a farlo per le pratiche eutanasiche, infrangendo la sacralità dell'inizio e della fine della vita umana; introducono il concetto apparentemente innocuo di qualità della vita, che innesca l'emarginazione e la condanna dei più deboli e svantaggiati; coltivano sentimenti di arroganza e di violenza che fomentano le guerre e il terrorismo; delimitano gli spazi del riconoscimento dell'altro chiudendo all'accoglienza di chi è diverso per etnia, cultura e religione; negano possibilità di crescita per tutti mantenendo situazioni e strutture di ingiustizia sociale; oscurano la verità della dualità sessuale in nome di una improponibile libertà di autodeterminazione di sé; scardinano la natura stessa della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna''.

Insomma, davanti alla ''Fortezza'' morale ed etica predicata dalla Chiesa, dalla desolata pianura i barbari si sono avvicinati fino ad arrivare sotto le mura della città e con arieti e catapulte tentano adesso di scardinare le anime degli abitanti, confusi dal pensiero relativista che si crede conquista importante.
Quella di mons. Betori è una presa di posizione forte, che avviene a pochi giorni dall'Assemblea generale dei vescovi italiani, che si apre lunedì prossimo in Vaticano, la prima presieduta dal successore di Ruini, l'arcivescovo Angelo Bagnasco, e per la quale è atteso anche un discorso importante di Benedetto XVI. Discorso che, pensiamo, servirà a ribadire tutti i concetti cardine che negli ultimi tempi hanno scandito quello che sovente è parso un scontro interno tra intesa cattolica e intesa laica, in un crescendo di tensioni, incomprensioni e rattoppi malmessi dall'una e dall'altra parte.
Nei giorni scorsi dal Brasile, Benedetto XVI è ritornato a sottolineare che ''Fare politica non è competenza della Chiesa'', che invece intende rispettare ''una sana laicità'' e riconosce ''la pluralità delle posizioni politiche''. Ciò nonostante la politica però riguarda laici e cattolici che: ''Devono essere coscienti delle loro responsabilità nella vita pubblica''. [F.M.]

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17 maggio 2007
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