Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Il destino della Sicilia nella guerra irachena

L'Isola ritorna ad essere rifugio per chi aspetta il rilascio di un nuovo ostaggio italiano, Enzo Baldoni

25 agosto 2004

La Sicilia sta avendo uno strano destino nel conflitto in Iraq, conflitto che non tende minimamente a concludersi ma a farsi sempre più sanguinario e preoccupante.
Venerdì scorso è stato rapito un freelance italiano, Enzo Baldoni, nato a Città di Castello, il paese in provincia di Perugia che diede i natali al pittore Alberto Burri. Baldoni è sposato con Giusy Bonsignore, una signora di origine siciliana, più precisamente di Licata (AG), dove in queste ore di angoscia, da Milano, si è andata a rifugiare aspettando speranzosa una possibile liberazione.
E' il secondo rapimento che l'Italia subisce in Iraq, ed entrambe le volte la Sicilia è stata coinvolta, più precisamente, le donne siciliane sono state coinvolte. La prima volta è toccato alla moglie di Salvatore Stefio, rifugiatasi a Catenanuova (EN), adesso tocca alla moglie di Enzo Baldoni, vitale ed estroso giornalista in prima linea.
Si scopre un atteggiamento nuovo in queste donne siciliane, che come novelle Penelopi hanno aspettato e aspettano i loro Ulisse, un atteggiamento che non ha niente a che vedere con quello dell'immaginario, forse comune, della donna sicula che appresa la propria tragedia corre per le strade ad urlare forsennatamente il proprio dolore. Il loro dolore, la loro apprensione se la sono e stanno tenendo per loro, nell'intimità della propria casa, della loro famiglia, senza clamori di nessun genere, semplicemente aspettando.

"Sono felice di averlo visto in buona salute. Siamo in costante contatto con la Farnesina e spero che tutto vada per il meglio". Queste le poche parole che la signora Giusy Bonsignore, dopo il video trasmesso da Al Jazeera che mostra il marito in buone condizioni, ha concesso ai giornalisti che assediano l'abitazione di Licata. Parole pronunciate con voce ferma, appena tradita dall'apprensione.

"Sono Enzo Baldoni, vengo dall'Italia, ho 56 anni, sono un giornalista e faccio volontariato per la Croce Rossa, sono venuto in Iraq per scrivere un nuovo capitolo del mio nuovo libro sulla resistenza''. Queste sono invece le parole pronunciate da Enzo Baldoni nel breve video trasmesso dalla tv satellitare del Qatar, dopo la scomparsa nella zona intorno a Najaf  lo scorso 19 agosto.
Si tratta di un breve filmato inviato dall'Esercito Islamico: fondo scuro, una mappa dell'Iraq e Baldoni. Solo, sbarbato e in abiti civili, il collaboratore della rivista "Diario" appare in buone condizioni. Il video da una parte rassicura, perché Baldoni è solo, ed accanto a lui non compaiono i soliti 'aguzzini' con i volti coperti ed i kalashnikov in mano, come quasi sempre con gli altri ostaggi in Iraq. Ma il messaggio dei rapitori è comunque inquietante: ''Non possiamo garantire la sua sicurezza e la sua vita se il governo italiano non ritira le truppe dall'Iraq entro 48 ore''.
Dopo la sua scomparsa e il ritrovamento del corpo del suo autista-interprete, ucciso "in un agguato", si paventava ormai l’ipotesi di un rapimento, uno dei tanti ai danni di giornalisti in Iraq. Poi le notizie non ufficiali dei capi tribù sciiti ai nostri servizi di sicurezza: Baldoni è vivo, ma non si sa dove sia e chi l'abbia in mano.

Ora la certezza seguita dal drammatico ultimatum: per il suo rilascio, i sequestratori chiedono il ritiro dell'Italia dall'Iraq entro 48 ore, "altrimenti sarà ucciso".
Nel video l'"Esercito Islamico" afferma: "Entro 48 ore vogliamo una dichiarazione dal governo italiano e dal suo premier Silvio Berlusconi, nemico dell'Islam, che si impegni a ritirare le truppe italiane dall'Iraq. In caso contrario ne risponderà l'ostaggio".
Ma per il Governo italiano non si scende a patti con i terroristi. In una secca nota diffusa poco dopo la notizia del video, Palazzo Chigi assicura che il governo italiano si impegnerà per la liberazione del cittadino italiano, ma che "il nostro Paese resta in Iraq".
"Siamo impegnati - si legge nella nota - per ottenere il risultato di far tornare in libertà il sig. Baldoni, che si trova in Iraq per la sua attività privata di giornalista e quindi assolutamente non collegato al nostro Governo". Ma, si aggiunge, "lo faremo mantenendo gli impegni assunti con il Governo provvisorio iracheno legittimato da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza adottata all'unanimità nello scorso giugno. Continueremo quindi la nostra presenza militare e civile nell'ambito del quadro stabilito da tale decisione delle Nazioni Unite per contribuire al ristabilimento della sicurezza e dell'ordine pubblico, condizioni indispensabili per l'azione di assistenza umanitaria che vede l'Italia in prima linea, e al processo politico, delineato dalle Nazoni Unite al fine - conclude la nota - di consentire lo sviluppo di un Iraq sovrano e libero".

"Provo un grande sollievo nel vedere che Enzo sta bene", commenta Enrico Deaglio, direttore della rivista Diario con la quale Baldoni collabora come freelance. "Enzo è in buona salute, sta bene, se la caverà", dice Deaglio. "L'ultimatum? Sono preoccupato, certo. Ma mi sembra che tutta la sua vita e la sua attività in Iraq siano tali da far sì che, come per altri ostaggi, si riconosca totalmente la sua utilità come giornalista e persona perbene".
Il direttore annuncia che sul sito di Diario apparirà un messaggio ai rapitori. E il Web è il canale scelto da molti amici di Enzo Baldoni, che si sono ritrovati sul suo blog (http://bloghdad.splinder.it/) per commentare il video. "Ok è vivo. Ora speriamo che i contatti attivati dalla Croce Rossa portino a qualche cosa in breve tempo", si legge in uno dei primi commenti. Molti blogger invocano l'intervento della Cri: "Ora mi auguro che chi può, Scelli innazitutto, si mobiliti per tempo affinché possa tornare qui sano e salvo".  

E la Sicilia diventa forse così, un'isola dove ci si rifugia per il dolore, dove ci si può raccogliere in se stessi e aspettare.

Enzo Baldoni, da muratore a free lance
"Supera il quintale, è alto 1 metro e 86 e le sue cinture vanno dal 110 in su: Enzo Baldoni è certamente Enzo Baldoni in Iraquno dei creativi più grossi d'Italia (forse d'Europa)"
.
Ha un incipit ironico il breve ritratto del collaboratore di Diario, sul sito della sua agenzia pubblicitaria, "Le Balene colpiscono ancora".
Nato a Città di Castello (Perugia) nel 1948, sposato e padre di due figli di 21 e 24 anni, Baldoni lavora da tempo a Milano. All'attività di pubblicitario è arrivato però dopo aver fatto, si legge ancora nel sito, "il muratore in Belgio, lo scaricatore alle Halles, il fotografo di nera a Sesto San Giovanni, il professore di ginnastica, l'interprete e il tecnico di laboratorio chimico".
È stato poi un incontro con Emanuele Pirella a fargli capire che "fare il copy è meglio che lavorare". Tra le sue campagne televisive più note, quella del rasoio per uomini sensibili, in grado anche di "fare la barba" a un palloncino senza farlo scoppiare.

Traduttore di fumetti, appassionato di Zen, amante delle vacanze ad alto rischio, Baldoni è diventato anche freelance per vocazione, pronto a raccontare su Linus, Specchio della Stampa, Venerdì di Repubblica le sue esperienze in giro per il mondo. Ha iniziato nel 1996 in Chiapas, Messico, dove ha incontrato il subcomandante Marcos, poi è stato in Birmania, Timor Est, Colombia.
"Qualcuno pensa che io sia un mezzo Rambo che ama provare emozioni forti, vedere la gente morire e respirare l'odore della guerra come Benjamin Willard l'odore del napalm la mattina in 'Apocalypse now' - ha detto una volta -, invece sono lontano mille miglia da questa mentalità, molto semplicemente sono curioso. Voglio capire cosa spinge persone normalissime a imbracciare un mitra per difendersi".
In Iraq Baldoni è arrivato per la prima volta quest'anno, un paio di settimane fa, con un accredito di Diario.
"Non ho una particolare paura della morte", ha detto qualche tempo fa in un'intervista apparsa su comunicazione.it. "L'ho conosciuta abbastanza bene. Alla mia sono andato vicino un paio di volte. Poi mi sono morte diverse persone tra le braccia. Ormai è una vecchia compagna di viaggio".

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

25 agosto 2004
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia