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Il difensore di Contrada: ''Mai chiesto grazia ma inviato supplica'', e l'ex funzionario del Sisde è stato portato in ospedale

29 dicembre 2007

"Non ho mai presentato alcuna domanda di grazia per Bruno Contrada, ma solo rivolto al Presidente una accorata supplica affinché prendesse in considerazione la possibilità di concedere la grazia, sussistendone i presupposti, anche in assenza di una specifica domanda da parte del condannato".
In mezzo alle polemiche, ieri l'avvocato Giuseppe Lipera, difensore dell'ex numero tre del Sisde, ha voluto specificare quali siano state le sue esatte parole prima che cominciasse - a nostro parere motivato – il ''Quarantotto'' che in questi giorni ha contrassegnato il caso Contrada.
L'avvocato Lipera ha inoltre ricordato che lo stesso codice di procedura penale, all'art.681 comma 4, recita che 'la grazia può essere concessa anche in assenza di domanda o di proposta'. "Non siamo affatto in presenza di una lieve sfumatura - ha sottolineato il legale - e la distinzione è realmente pregna di significato giuridico ed etico, laddove si consideri che Bruno Contrada, proclamandosi da sempre del tutto innocente e condannato ingiustamente, non ha mai inteso, e mai lo farà, intraprendere alcuna 'scorciatoia' per sfuggire il suo iniquo giudicato". "Ciò non toglie - ha detto ancora l'avvocato - che l'eventuale, e per me inderogabile, concessione della grazia a Bruno Contrada trova la sua ragion d'essere anche in forza delle disastrose condizioni di salute in cui versa il mio assistito che, data la sua avanzatissima età, possono rendere ogni momento che passa fatale".

Quest'ultima puntualizzazione dell'avvocato, comunque, contrasta con quanto deciso dal magistrato Daniela Della Pietra, dell'Ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, che dopo aver riportato la relazione sanitaria elaborata da un tenente colonnello del carcere, ha ufficialmente dichiarato che: “Le patologie da cui è affetto il detenuto Bruno Contrada non sono gravi", e soprattutto: "Esse non appaiono, allo stato, non trattabili in carcere". Tuttavia, lo stesso giudice di sorveglianza del carcere militare partenopeo ha disposto che l'ex numero tre del Sisde, che sconta in carcere una condanna a 10 anni per concorso in associazione mafiosa, fosse trasferito ieri sera nell'ospedale Cardarelli di Napoli per motivi di salute. Il magistrato Della Pietra però non ha deciso alcun differimento della pena. Contrada, dunque, resta in stato di detenzione, piantonato dai carabinieri.

La disposizione del giudice è arrivata dopo un'ennesima relazione della direzione sanitaria del carcere sulle condizioni del detenuto il cui quadro di salute è definito "pluripatologico e complesso". I medici militari hanno confermato "il parere di non compatibilità tra il regime carcerario e le patologie sofferte" dall'ex funzionario del Sisde (leggi). Secondo la relazione, redatta ieri, Contrada, "allo stato non corre pericoli di vita" ma le sue condizioni di salute "richiedono cure e trattamenti articolati a carattere di continuità" e "quindi più efficaci se prestati in ambiente domiciliari esterne piuttosto che in carcere".
"Il magistrato di sorveglianza sta finalmente capendo che il mio cliente può morire da un momento all'altro - ha detto l'avvocato Lipera -. La verità è che deve tornare a casa. E il giudice potrebbe deciderlo anche ora. A Mastella dico: 'Non perdete tempo: se muore l'avrete sulla coscienza'. Mandi tutte le carte a Napolitano per la grazia".

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29 dicembre 2007
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