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Il diritto alla salute: al di la delle leggi

Dopo il ''Sì'' di un tribunale alla legittimità della diagnosi preimpianto, la legge 40 mostra tutte le sue lacune

26 settembre 2007

Tutto è partito da Cagliari con il ricorso di una donna 37enne che, due anni fa, aveva chiesto di poter eseguire la diagnosi preimpianto prima di procedere con le tecniche di fecondazione in vitro perché portatrice sana, insieme al compagno, di talassemia, malattia molto diffusa in Sardegna come in Sicilia. Nel caso della coppia il rischio era di mettere al mondo un bambino con lo stesso difetto genetico, e malato nel 50% dei casi. Unica tecnica che consente di scoprire la presenza della malattia nell'embrione, prima del trasferimento nel grembo materno, la diagnosi preimpianto.
La richiesta della signora però andava a scontrarsi con uno dei punti-cardine della legge vigente in materia di procreazione assistita, la Legge 40, che vieta la possibilità di controllare la ''salute'' degli embrioni che dovranno essere impiantati.
La signora, dopo il primo rifiuto, insieme ad un legale ha impugnato la prima sentenza negativa, e con sua grande sorpresa il Tribunale di Cagliari ha infine emesso una sentenza positiva, dicendo dunque di sì alla diagnosi preimpianto e di fatto mettendo in discussione la legge 40. Secondo il Tribunale di Cagliari il diritto alla salute della futura madre e quello dell'informazione per tutelarla - garantita dalla Costituzione -, prevalgono sul divieto di diagnosi. La Asl e il primario di ginecologia dell'ospedale dove la coppia è stata seguita, dovranno dunque eseguire l'esame negato due anni fa , per rispettare la legge. Legge che, comunque, è già stata ''aggirata'' altre volte e da diverse coppie in una altro passaggio, ossia quello riguardante l'obbligatorio impianto di tre embrioni e che attraverso le diffide legali ai medici da parte delle pazienti, porta al congelamento degli stessi embrioni, pratica anch'essa negata dalle norme in vigore (leggi).

''Ce l'ho fatta, ho vinto la mia battaglia contro una legge ingiusta. Ora, tra un mese avrò finalmente il mio primo figlio e subito dopo vorrò averne un altro''. La nostra protagonista esulta per la sentenza emessa, e con lei sono felicissimi il suo compagno, il suo ginecologo, il suo difensore.
Adesso, con la decisione del giudice l'ospedale e il medico incaricato controlleranno lo stato dell'embrione, verificando se può essere colpito da talassemia. Solo nel caso in cui l'embrione sia sano il medico procederà all'impianto e alla gravidanza.
Di la da questa comprensibile felicità, rimane una legge dello Stato che sembra non funzionare, o meglio, che sembra faccia acqua da tutte le parti, non riuscendo a ''punire'' chi tenta di violarla, perché violarla sembra essere l'unica cosa giusta da fare per salvaguardare la salute, e la vita, di tutte quelle donne che vogliono rivolgersi alla scienza dell'uomo per sopperire alle mancanze dettate dalla natura.

E' ovvio che la decisione dei giudici cagliaritani ha provocato un putiferio di reazioni, al punto che ora il dibattito si dovrà spostare all'interno del Parlamento dove è necessario si discuta la modifica della legge. Per Vittoria Franco, senatrice dell'Ulivo e coordinatrice nazionale delle donne Ds, ''si apre finalmente una finestra sulla legge 40, dopo la chiusura dell'ex ministro Sirchia''. Per Filomena Gallo e il radicale Rocco Berardo, rispettivamente Presidente di ''Amica Cicogna Onlus'' e vice segretario dell'Associazione Coscioni, la sentenza di Cagliari è un provvedimento che ''interpreta la legge sulla fecondazione assistita alla luce dei dettami costituzionali, nel rispetto delle norme vigenti e dei diritti dei soggetti coinvolti nelle tecniche di fecondazione assistita''. Per la vicepresidente dei Verdi, Luana Zanella, si tratta di ''un'ottima notizia che apre finalmente il capitolo di questa norma ingiusta e punitiva''.
Di tutt'altro tenore le prese di posizione dell'Associazione ''Scienza e Vita'' secondo cui ''la sentenza rappresenta un caso di eugenetica'', mentre il capogruppo dell'Udc alla Camera, Luca Volontè, chiede al ministro della Giustizia ''di verificare come le leggi vengano applicate dal tribunale del capoluogo sardo''. Quanto alle senatrici teodem dell'Ulivo, Paola Binetti ed Emanuela Baio Dossi, hanno ricordato che il 9 novembre del 2006 la Consulta aveva già dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata dal tribunale di Cagliari: ''Una sentenza della Corte costituzionale non è qualcosa che si possa bypassare con facilità, anche se le malattie genetiche pongono inquietanti problemi alla scienza, alla bioetica e alla biopolitica''. Per Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia, infine, ''è inaccettabile che in Italia la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita venga sistematicamente aggirata''.
Ha invece difeso la scelta del Tribunale sardo il ministro per il Commercio Internazionale Emma Bonino: ''Per fortuna, un elemento di buon senso. Questa sentenza - ha precisato - apre però la porta ad altre domande: in particolare, quando la tecnologia mette a disposizione o dei medicinali o delle soluzioni per problemi che il cittadino può avere, è possibile impedire a questo cittadino l'accesso alle tecnologie, con motivazioni religiose o di qualunque tipo? Io credo che la libertà del cittadino, in questo caso, vada salvaguardata''. ''Quindi - ha concluso Emma Bonino - spero che questa sentenza riapra questo tipo di discussione''.

Come era prevedibile, invece, il precedente creato dalla decisione del tribunale di Cagliari ha scandalizzato la Chiesa cattolica, scesa a difendere la legge 40 con le parole di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei: ''La Sentenza di Cagliari è in netto contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale sullo stesso aspetto della questione, per questo è molto strano che un giudice emetta una sentenza contro la legge e contro il pronunciamento della corte Costituzionale''. Quindi sulla norma che regola in Italia la fecondazione assistita, Betori ha infine osservato: ''Noi abbiamo appoggiato la legge 40 e non c'è nessuna intenzione di tornare sopra questa posizione''.

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26 settembre 2007
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