Il disappunto del Colle nei confronti di Rosario Crocetta
Bla bla bla... Quando parlare troppo non è una degna alternativa al silenzio
"Il Presidente della Repubblica nel corso della sua recente visita a Catania ha pronunciato un solo intervento il cui tessto è sul sito Internet del Quirinale. Non ha autorizzato nessuno a riferire più o meno confusamente il contenuto di conversazioni personali."
E' questa la nota con la quale il Quirinale ha smentito le parole del governatore siciliano Rosario Crocetta, che aveva riferito che il presidente Napolitano lo aveva incoraggiato sulla riforma delle province siciliane.
"Napolitano mi ha detto che quella sulle Province è una riforma necessaria e di andare avanti - aveva dichiarato il governatore poche ore dopo l'incontro con il Capo dello Stato - Questo fa capire l'attenzione istituzionale che c'è e si capisce quanto invece sia anti-istituzionale la vandea che oggi si oppone alla riforma".
Ma il Comitato Pro Province, non convinto dalle parole di Crocetta, ha deciso di scrivere a Napolitano per avere chiarimenti sulla base di tre considerazioni: primo, "le Province, ente ed istituzione, già inserite nella Costituzione Italiana dai padri costituenti, hanno acquisito valenza e legittimità costituzionale a seguito della recente riforma del Titolo V, e che tali modifiche confermate da un apposito referendum, si applicano anche alle regioni a statuto speciale"; secondo, "la soppressione dell'ente sovracomunale, può avvenire, in quanto modifica costituzionale, soltanto attraverso la doppia lettura nei due rami del Parlamento ed approvate con una maggioranza dei due terzi, oppure a maggioranza, ma con facoltà di ricorrere al referendum confermativo da parte del popolo italiano"; terzo, "la recente sentenza della Corte Costituzionale ha di fatto stabilito l'illegittimità del decreto Monti, che prevedeva la soppressione delle Province per accorpamento e la trasformazione in ente di secondo grado, abolendo l'elezione diretta degli organi rappresentativi, in violazione dei principi costituzionali e della carta europea delle autonomie locali".
Da qui la risposta del Colle che nega l'appoggio di Giorgio Napolitano alla riforma degli enti locali in Sicilia sottolineando che si è trattato solo di "conversazioni personali" riferite "più o meno confusamente".
"E' scandaloso e sconvolgente come il presidente della Regione avendo trovato notevoli difficoltà a portare avanti una mala riforma all'Assemblea Regionale Siciliana, riporta dichiarazioni non vere e tendenziose attribuendole persino al Capo dello Stato - ha detto Salvatore Giuseppe Sangiorgi, presidente del Comitato Pro province -. Dichiarazioni che hanno lo scopo di volere condizionare i lavori d'Aula, per una sbrigativa e rapida approvazione di un disegno di legge che è e rimane in violazione dei principi costituzionali e della carta europea delle autonomie locali". Per Sangiorgi "la posizione del Quirinale è in linea con il ruolo e le funzioni del Presidente della Repubblica, in quanto garante della Costituzione e attento conoscitore di ogni singolo articolo".
La smania di "parlare più del dovuto" del governatore, ha dato un assist ai partiti d?opposizione. "Ancora una volta il presidente della Regione Rosario Crocetta costringe la Sicilia ad una magra figura", ha affermato il capogruppo di Forza Italia all'Ars, Marco Falcone. "L'aspetto della vicenda che maggiormente dispiace - ha aggiunto Falcone - è che, stavolta, la figuraccia l'abbiamo fatta con la massima carica dello Stato, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano". "La secca smentita del Quirinale - ha concluso - ha fatto, purtroppo, emergere l'improvvisazione e lo spiccato narcisismo del Governatore a tutto discredito della nostra Regione. Ma evidentemente soltanto Crocetta non si accorge di ciò".
Secondo il vice presidente della Commissione affari istituzionali dell'Ars, Vincenzo Figuccia, "la presenza più o meno confusa di Rosario Crocetta alla presidenza della Regione è ogni giorno sempre più imbarazzante ed un ostacolo a che la Sicilia possa affrontare con credibilità i propri problemi trovando interlocutori nazionali ed internazionali".