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Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale

La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma della legge 40, entrata in vigore dieci anni fa

09 aprile 2014

Ieri, è durata un'ora e 20 minuti l'udienza pubblica della Consulta chiamata a decidere sulla legittimità costituzionale della legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita, nella parte che prevede il divieto di fecondazione eterologa.
Di fronte alla Consulta i casi di due coppie, per cui i tribunali di Milano e Catania hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale sul tema della donazione di gameti (ovociti e spermatozoi) esterni alla coppia.
Durante l'udienza, che si è aperta con l'intervento del giudice Giuseppe Tesauro, sono intervenuti gli avvocati delle coppie e l'avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri.
Oggi è arrivata la decisione dei giudici i quali hanno stabilito che: il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale.

"Sulla questione è necessaria una condivisione con il Parlamento", è stato il commento del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. "Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare. Alla luce delle motivazioni della Consulta - annuncia il ministro - al più presto comunicheremo la road map per l'attuazione della sentenza". Per Lorenzin, "l'introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti". Inoltre, "ci sono alcuni aspetti estremamente delicati - sottolinea Lorenzin - che non coinvolgono solamente la procedura medica, ma anche problematiche più ampie, come ad esempio l'anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia e il diritto d chi nasce da queste procedure a conoscere le proprie origini e la rete parentale come fratelli e sorelle".

Al termine dell'udienza, l'avvocato dello Stato ha spiegato ai giornalisti che "effettivamente la legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita è forse datata, perché sono passati 10 anni e ho cercato di sottolineare che gli avanzamenti della scienza vanno più veloci del diritto. Però il diritto ha un dovere, quello di equilibrarsi sulla base delle risultanze scientifiche e su quelle sociali e da questo non può abdicare, altrimenti poi la Consulta è costretta a fare un intervento di supplenza. I giudici non possono supplire al Parlamento, che è l'unico che può decidere sul divieto di fecondazione eterologa". Secondo Palmieri, occorre un "intervento di sistema, che ovviamente tenga conto delle mutate esigenze sociali, perché è giusto che sia così. E' un compito di carattere ordinamentale ed è corretto che lo faccia il legislatore''.

COSA CAMBIA - Con la decisione presa oggi dalla Corte Costituzionale sulla legge 40 cade innanzitutto il divieto di fecondazione assistita eterologa, previsto dall'art. 4 comma 3 della legge, che riportava: "È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo". Cadono anche, di conseguenza, i due incisi che recitano entrambi "in violazione del divieto di cui all'art. 4, comma 3", cioè del divieto di eterologa, previsti nei commi 1 e 9 dell'art. 9, che resta ovviamente immutato per le altre parti e per i suoi contenuti, compreso il divieto di disconoscimento di paternità in caso di eterologa. Incostituzionale, infine, anche l'art. 12 comma 1 sulle sanzioni: "Chiunque a qualsiasi titolo utilizza a fini procreativi gameti di soggetti estranei alla coppia richiedente, in violazione di quanto previsto dall'articolo 4, comma 3, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 300.000 a 600.000 euro".

LE REAZIONI - La dichiarazione di illegittimità costituzionale del divieto di eterologa "suscita molto sconcerto e gravi perplessità perché questo divieto determinava una serie di garanzie soprattutto per il nascituro, a tutela della chiara identità dei genitori, con le relative responsabilità. La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi". Ha commentato così monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, il pronunciamento della Corte Costituzionale. Una decisione, quella della Consulta, che secondo Monsignor Pegoraro "comporterà una cascata di conseguenze difficili da gestire", oltre che "molti problemi per la tutela del nascituro, l’equilibrio della coppia, nonché conseguenze di carattere giuridico".

"La sentenza di oggi della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di eterologa previsto dalla legge 40 del 2004 ha valore di legge e non è oppugnabile. Da oggi non potrà mai più essere emanata dal Parlamento una legge che prevede il divieto di fecondazione di tipo eterologa. Tale decisione vale per tutti i cittadini italiani che hanno problemi di sterilità. Nessun vuoto normativo, ma con la legge 40 così modificata garanzie per i nati e per le coppie", hanno detto gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali del procedimento di Firenze, i primi a sollevare il dubbio di legittimità costituzionale sull'eterologa, che hanno seguito su 29 procedimenti circa 17 casi, e rispettivamente Segretario dell'Associazione Luca Coscioni e docente all'Università di Firenze.

- La Legge 40 è da cambiare (Guidasicilia.it, 23/10/10)

- La "non decisione" della Consulta sulla legge 40 (Guidasicilia.it, 24/05/12)

- L'Ue boccia la legge 40 (Guidasicilia.it, 29 ago 2012)

 

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09 aprile 2014
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