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Il Dna dell'Addaura

A piazzare la borsa esplosiva sulla scogliera davanti la villa del giudice Falcone fu il boss Galatolo

04 gennaio 2011

E' di Angelo Galatolo, boss dell'Acquasanta, classe 1966 il Dna estratto dagli esperti della Polizia scientifica di Roma da una macchia di sudore trovata su una maglietta abbandonata accanto al borsone usato per il fallito attentato all'Addaura contro il giudice Giovanni Falcone, organizzato il 21 giugno 1989.
Galatolo era già stato condannato nel primo processo per la bomba piazzata davanti alla villa del giudice. Il test eseguito conferma dunque la ricostruzione offerta dal pentito Angelo Fontana. La Scientifica, però, avrebbe estratto anche altri tre profili genetici dalla cinghia di una maschera, da un telo e da una muta lasciati dai sicari. Per il momento, però, i codici genetici non sarebbero stati identificati. Non apparterrebbero infatti né al poliziotto Nino Agostino, né al collaboratore del Sisde Emanuele Piazza, scomparsi poco dopo il fallito attentato all'Addaura. Agostino e Piazza, secondo quanto sostenuto dal confidente dei carabinieri del Ros Luigi Ilardo e dal pentito Vito Lo Forte, avrebbero avuto un ruolo nel piazzare il tritolo che avrebbe dovuto uccidere il magistrato (poi assassinato a Capaci tre anni dopo) e i suoi colleghi svizzeri Carla Del Ponte e Claudio Lehmann.

In ogni caso, hanno sottolineato gli inquirenti della Procura di Caltanissetta, esce confermata l'attendibilità del pentito Angelo Fontana che, il 6 maggio 2010, aveva parlato della presenza del proprio cugino Galatolo sul luogo dell'attentato fallito. Adesso c'è anche una prova scientificamente certa, che non sposta nulla per quel che riguarda la responsabilità del già condannato Galatolo, ma che ribadisce l'affidabilità di Fontana.
Esce ancora una volta ridimensionata la portata delle dichiarazioni di Lo Forte, un collaborante ritenuto poco attendibile. Mentre Ilardo (ucciso nel 1996) aveva precisato, nel riferire quel che sapeva al colonnello del Ros Michele Riccio, di essere stato informato da altri mafiosi palermitani del ruolo dei Servizi e di Agostino e Piazza. Questi ultimi furono poi assassinati entrambi: Agostino il 5 agosto del 1989, con la moglie Ida Castelluccio; Piazza sparì il 30 marzo 1990 e non fu mai più ritrovato.
Le comparazioni eseguite dalla polizia hanno escluso anche che gli indumenti e gli accessori ritrovati sulla scogliera abbiano tracce del Dna di altri indagati: il superkiller Salvino Madonia, lo stesso Angelo Fontana, Gaetano Scotto (già condannato per l'attentato di via D'Amelio contro il giudice Paolo Borsellino), i boss dell'Acquasanta Raffaele e Angelo Galatolo, quest'ultimo nato nel 1960 e anch'egli parente dell'altro Angelo.

L’attribuzione del Dna non risolve però il giallo della "talpa" che informò i mafiosi che Falcone avrebbe fatto un bagno all’Addaura durante la pausa pranzo del 20 giugno, assieme a due colleghi svizzeri. La gita era stata decisa il pomeriggio precedente. Della talpa, Angelo Fontana dice di non sapere nulla.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it]

- Un attentatore del giudice Falcone incastrato dopo 21 anni dalla prova del Dna di S. Palazzolo

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04 gennaio 2011
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