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Il dominus del settore edilizio di Altofonte

Quattro arresti, un boss e tre imprenditori "puliti", e un sequestro milionario nel Palermitano

22 ottobre 2010

Usavano insospettabili imprenditori come loro prestanome per continuare a tenere le mani ben strette sul settore dell'edilizia e sulla fornitura del calcestruzzo. Tre costruttori "puliti" e un mafioso sono stati arrestati al termine di un'operazione condotta dai carabinieri del gruppo di Monreale, su ordine di custodia firmati dal gip di Palermo.
Dopo due anni d'indagine i carabinieri e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia sono riusciti a dimostrare il legame tra gli imprenditori e Cosa Nostra. I boss, secondo gli inquirenti, controllavano, infatti, alcune aziende del settore delle costruzioni. I carabinieri hanno proceduto al sequestro di cinque imprese edili e del relativo patrimonio, che ammonta a oltre 5 milioni di euro.
Queste le persone arrestate dai carabinieri nell'ambito delle indagini: Giuseppe Marfia, Salvatore Raccuglia, imprenditore, Andrea Di Matteo, presidente della Imp. Edil. Scavi e Giovanni Battista Inchiappa. Le imprese sequestrate sono la 'Raccuglia Salvatore Giuseppe' di Altofonte, la Imp. Edil Scavi di Altofonte, la Nu.S. e Co. srl di Misilmeri, la MG Costruzioni di Marfia Giuseppe e la ditta individuale Antonelli Adele.

Attraverso una serie di imprenditori compiacenti aveva assunto il controllo totale dell'attività edilizia nella zona di Altofonte. Giuseppe Marfia, già condannato per mafia, uomo di fiducia di boss come Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella, era il dominus incontrastato del settore e aveva il controllo di una serie di ditte di cui formalmente non risultava socio. Questo è uno dei particolari dell'indagine dei carabinieri che oggi ha portato all'arresto dei quattro, accusati di intestazione fittizia di beni. Marfia, ex sorvegliato speciale e destinatario, in passato, di un provvedimento di confisca era diventato socio occulto di una serie di imprenditori, una strategia già utilizzata dall'arrestato negli anni '90 quando attraverso una società intestata alla sorella curava gli interessi di Brusca e Bagarella.
Dietro ogni cantiere della zona di Altofonte e Misilmeri c'era lui, Giuseppe Marfia, nome noto in Cosa nostra. "Marfia - ha spiegato il colonnello dei carabinieri Pietro Salsano che ha arrestato il costruttore e tre suoi presunti prestanomi - non risultava formalmente in alcuna delle imprese aggiudicatarie di lavori privati, ma anche di appalti pubblici, però partecipava economicamente al fabbisogno delle ditte intestate ai suoi prestanomi e ne controllava l'attività".
Tra i lavori pubblici su cui Marfia stava cercando di mettere le mani anche quello della realizzazione del palazzetto dello sport di Altofonte. "Quello degli appalti pubblici - ha spiegato il procuratore di Palermo Francesco Messineo, che ha coordinato l'indagine - è un ambito delicato perché la delicata normativa che impone la certificazione antimafia a chi partecipa ai bandi può essere aggirata". "Ad esempio - ha aggiunto - col meccanismo dei subappalti. A volte poi il mafioso, vero dominus dell'impresa, figura come dipendente di ditte intestate a prestanomi incensurati".

[Informazioni tratte da Ansa, Corriere del Mezzogiorno, La Siciliaweb.it]

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22 ottobre 2010
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