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Il "dossier Sicilia" sul tavolo del Pd nazionale

Il presidente Crocetta a Roma non incontra Gugliemo Epifani, impegnato altrove...

26 settembre 2013

"Troppe scelte sbagliate quelle fatte" in questi 9 mesi dal presidente Crocetta, "senza un minimo di coinvolgimento del Pd e senza poter ascoltare ragioni da parte di nessuno". Mentre, "troppe le riforme concordate nel programma elettorale ma ancora appese ad un palo".
Sono sostanzialmente queste le spiegazioni fornite dal segretario regionale del Partito Democratico, Giuseppe Lupo, intervenuto a Tgs, all’indomani dalla scelta di ritirare il sostegno al governo Crocetta. "Il nostro partito a queste condizioni non poteva starci".
Diverse le azioni e le riforme messe in atto dalla giunta Crocetta e su cui, ha sottolineato il segretario, "il Pd non era d’accordo e non era nemmeno stato informato". Tra queste, Lupo cita la proposta dell’aumento dell’Irpef "al quale ci siamo opposti" e la riforma sulle aree metropolitane, "che porterà alla scomparsa dei piccoli comuni".

Dunque, si tratterebbe di dissapori e incomprensioni "politiche" che vanno avanti già da diversi mesi e non un problema di poltrone, chiarisce Lupo: "Lo dimostriamo perché usciamo dalla giunta e rinunciamo, invece, alle poltrone, proprio perché non ci interessano". "Le poltrone sono state assegnate dal presidente della Regione - contrattacca Lupo - ai suoi amici di partito, del Megafono, sia in giunta sia sotto governo".
Per farla breve, comunque, il segretario del Pd siciliano è stato chiarissimo con quegli assessori del partito che decideranno di rimanere al fianco di Crocetta: "Gli assessori del Pd che non si sono dimessi come stabilito dalla delibera della direzione regionale, sono fuori dal partito".

Tra questi, l’assessore all’Economia Luca Bianchi (gli altri sono Nelli Scilabra, Mariella Lo Bello e Nino Bartolotta) che ieri è volato a Roma per incontrare l'ex segretario Pd Pierluigi Bersani e l'attuale segretario del partito Guglielmo Epifani, e ragionare sul da farsi. L'assessore, infatti, per ora ha deciso di non dimettersi in attesa di avere indicazioni dal partito nazionale. "Non governerò senza l'appoggio convinto del Pd, le cui determinazioni, essendo un semplice iscritto, peraltro a Roma, non posso contribuire a determinare", ha detto. E "in questo quadro" avverte "credo che al momento manchino le condizioni politiche per far fronte alla difficile manovra economica e finanziaria che ci aspetta nelle prossime settimane. Sarò in giunta, per onorare l'impegno assunto in prima persona, e in nome del presidente Crocetta, nei confronti dei comuni siciliani, per apportare una variazione di bilancio" poi "venerdì mattina, in una conferenza stampa, trarrò il bilancio di questi ultimi giorni passati e comunicherò le mie decisioni su quelli a venire".

Ieri a Roma è andato anche il presidente Crocetta, ufficialmente per parlare con il presidente del Senato, Pietro Grasso, ma l'idea era quella di incontrare faccia a faccia Epifani, per esporgli le sue idee e soprattuto per spiegargli, forse una volta per tutte, cosa sia il suo "Megafono", dopo l'anatema di Lupo nei suoi confronti e in quelli dei suoi quattro assessori. L'incontro però, è stato posticipato per impegni dello stesso leader dei Democratici.
Intervistato da Sky il governatore Crocetta ha detto: "Non incontrerò il segretario del Pd Guglielmo Epifani e non gli ho telefonato, ma potrei farlo, non sono scortese. Gli direi che il Pd mi deve aiutare, perché la Sicilia è una regione che è sempre stata governata male e il cambiamento deve venire prima degli interessi dello stesso Pd".

Il "dossier Sicilia" è già sul tavolo dell'ex leader Cgil, l'uomo scelto per dettare le regole all'interno di un partito che, ancora una volta, si è dimostrato confuso nel gestire la fase del dopo Bersani. Se Enrico Letta tiene dritto il timone sull'agenda del governo, il suo partito, il Pd, sembra sbandare a ogni curva pericolosa. E la crisi in Sicilia non fa eccezione.
La crisi politica che si è aperta in Sicilia, ha continuato ancora Crocetta, "è una manovra precongressuale del Pd". Per il governatore così "il Pd si salda". Il rischio calcolato, dunque, sarebbe quello di mettere a rischio persino l'attuale governo dell'Isola. "Non vorrei che l'esperienza democratica della Sicilia fosse sacrificata in nome di giochetti congressuali" si chiede Crocetta. "Il Pd deve aiutarmi a cambiare la Sicilia e che gli interessi del popolo vengono prima degli interessi delle lobbies di partito. La Sicilia non può essere commissariata dai mandarini del partito, sicuramente la base del Pd fa il tifo per me e c'è un gruppo dirigente che non lo vuol capire".

Dall’Ars, intanto, vanno levandosi diverse voci. "Se verrà presentata una mozione di sfiducia nei confronti del presidente Crocetta sono più che favorevole, a titolo personale, a sostenerla, dato che allo stato attuale manca una programmazione". Questa la presa di posizione di Toti Lombardo, deputato regionale del Pds-Mpa, spiegata ai cronisti a margine di una conferenza stampa a Palazzo dei Normanni. "In questi dieci mesi non si è fatto politica, abbiamo assistito solo a un grande reality - ha aggiunto -, dove si è discusso solo di chi deve entrare o uscire dalla 'casa'". A chi gli ha chiesto se è favorevole o meno a un patto tra i partiti per evitare la crisi di governo, Lombardo, ha risposto: "Se si deve fare l'accordo per ottenere 7 voti e continuare il reality... Il nostro unico interesse, come partito autonomista è quello della Sicilia, se dovesse essere proposto un pacchetto di misure utili alla Sicilia, sono disposto a sostenerle a prescindere dal colore o da Crocetta".
"Le beghe di famiglia tra Crocetta e il Pd non ci riguardano, sono cose che stanno affrontando, non so se nella maniera giusta, e comunque sono questioni che appartengono a loro", ha commentato il capogruppo del Pds-Mpa, Roberto Di Mauro. "Le notizie di questi giorni sono due: il forte contrasto tra Crocetta e il Pd e il tema delle riforme - ha aggiunto -, che ogni tanto il presidente annuncia a parole, ma che, invece, va affrontato mettendo le questioni attorno a un tavolo con i partiti. Non parliamo di poltrone come fa il Pd".

Insomma, si aspetta... Che cosa si aspetta? Be', a saperlo...

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26 settembre 2013
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