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Il drammatico rapporto dell'Unicef: sono 4 milioni le vittime della guerra in Darfur, la metà delle quali bambini

04 giugno 2007

Sono oltre 4 milioni le persone colpite dal conflitto in Darfur, tra popolazioni sfollate e comunità intrappolate nelle aree di guerra: 1,8 milioni sono bambini e adolescenti sotto i 18 anni. Dall'inizio del conflitto, oltre 2 milioni di persone, tra cui un milione di bambini, sono state costrette ad abbandonare le proprie terre d'origine e vivono ora in 700 campi per sfollati, allestiti nei 3 Stati del Darfur, cui si aggiungono circa 230mila profughi in Ciad orientale.

Questi i drammatici dati rilevati dall'Unicef che sottolinea ancora una volta come siano donne e bambini a pagare il prezzo più alto della guerra, in termini di mancato accesso ai servizi sociali e di protezione di base. Infatti, circa 75 bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie prevenibili e curabili, per la difficoltà di ricevere cure mediche di base e acqua potabile; donne e ragazze sono le più esposte ad abusi e violenze sessuali, con ripetute denunce di aggressioni, sia all'interno che fuori dai campi sfollati.
La mancanza delle minime condizioni di sicurezza resta il principale ostacolo all'assistenza umanitaria per le popolazioni colpite dalla guerra. A partire dal mese di aprile, ricordano dall'Unicef, gli attacchi indiscriminati alle organizzazioni umanitarie sono progressivamente aumentati: 16 convogli di aiuti sono stati assaltati e saccheggiati; 22 operatori umanitari sono stati rapiti nel corso di imboscate e 2 detenuti temporaneamente dalle autorità sudanesi; altri sono stati aggrediti fisicamente o minacciati; in 5 occasioni si sono registrati attacchi a sedi di organizzazioni umanitarie.

La recrudescenza degli scontri e il continuo sfollamento di popolazioni che ne consegue, 80mila persone da gennaio 2007, implica che, sebbene gli interventi umanitari abbiano progressivamente raggiunto un numero sempre maggiore di popolazioni in bisogno, la percentuale di persone che necessita assistenza rimane sostanzialmente invariato: allo stato attuale, l'Unicef stima che circa il 50% della popolazione colpita dalla guerra non abbia accesso a strutture mediche di base.
Gli alti livelli di insicurezza incidono soprattutto sulla riattivazione e il regolare funzionamento dei servizi sanitari di base: se, nella prima campagna di vaccinazioni d'emergenza del 2007, l'organizzazione umanitaria ha potuto vaccinare oltre 6 milioni di bambini contro la polio in tutto il Nord Sudan, Darfur incluso, la riattivazione dei sistemi di vaccinazione di routine, indispensabili per una completa copertura vaccinale contro le principali malattie dell'infanzia, resta oggi la difficoltà principale, in quanto presuppone strutture sanitarie adeguatamente equipaggiate e regolarmente rifornite, personale qualificato e un erogazione capillare dei servizi a livello comunitario.

Per rispondere alle esigenze della popolazione colpita dalla guerra, l'Unicef ha esteso in Darfur i programmi d'emergenza nel settore sanitario e nutrizionale, idrico e igienico-sanitario; della protezione dell'infanzia e per l'istruzione, vaccinando 1,7 milioni di bambini contro il morbillo e 1,3 milioni contro la polio; sostenendo servizi di vaccinazione di routine in 260 centri sanitari e servizi per la lotta alla malnutrizione in 140 centri nutrizionali; fornendo acqua potabile a 1,1 milioni di persone e servizi igienici a circa 450mila; garantendo l'assistenza psicosociale a oltre 270mila, tra donne e bambini, e il reinserimento di 516.500 bambini a scuola, in Darfur un numero senza precedenti. Nonostante questo, la possibilità di raggiungere tutte le persone colpite dalla guerra resta la condizione indispensabile per un miglioramento della situazione umanitaria nel Paese. [Aise]

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04 giugno 2007
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