Il ''Fantasma dello Zen''. La polizia ha diffuso l'ultimo identikit di Salvatore Lo Piccolo, nuovo ''padrino'' di Palermo
Finita l'epoca dell'effige della ''primula rossa di Corleone'', sembra ne sia cominciata un'altra, quella dell'immagine di Salvatore Lo Piccolo, latitante da 23 anni e considerato l'erede di Bernardo Provenzano. Il nuovo identikit, realizzato dalla polizia scientifica grazie alle indicazioni fornite dal pentito Nino Giuffrè (che precedentemente aveva contribuito a ricostruire il volto di Provenzano), mostra un uomo dallo sguardo di ghiaccio, brizzolato, con un pizzetto ben curato e una profonda ruga sulla fronte.
L'ultimo ritratto del fedelissimo di Bernardo Provenzano, comunque, non è recentissimo e risalirebbe al 2002.
Sessantaquattro anni ben portati, stando almeno all'identikit, Lo Piccolo è ricercato per decine di omicidi e associazione mafiosa insieme al figlio Sandro.Un ex killer Lo Piccolo, oggi capace di gestire una rete di imprenditori con le mani in ogni settore. Per l'ultimo affare, un grande albergo da realizzare a Villagrazia di Carini, in contrada Predicatore, era riuscito a ottenere, tramite un insospettabile, un finanziamento regionale di un milione di euro, nell'ambito del Por Sicilia 2000-2006. Il decreto di finanziamento dell'assessorato al Turismo porta la data del 5 marzo 2004, salvo poi l'improvvisa rinuncia alla pioggia di denaro pubblico.
Un pentito, Angelo La Manna, 34, ex cuoco di un ristorante di Carini, le cui dichiarazioni hanno contribuito qualche giorno fa all'arresto di 46 fiancheggiatori del capomafia nell'operazione denominata ''Occidente'', avrebbe peraltro fornito la mappa aggiornata della rete di protezione del Latitante. La Manna, che ha deciso di collaborare il 31 ottobre del 2005, avrebbe indicato la rete di imprenditori che riciclerebbe il denaro di Cosa nostra: un fitto tessuto di prestanome presenti in ogni settore, dal mattone ai computer fino ai trasporti e alla grande distribuzione, controllata, secondo l'accusa, dal clan di San Lorenzo.
Lo Piccolo, che insieme a Matteo Messina Denaro (boss del trapenese anch'esso latitante) si conterrebbe il trono che fu di Bernardo Provezano, oggi sarebbe il più importante esponente mafioso operante nel territorio metropolitano di Palermo.
E ieri, proprio nel giorno scelto dalla polizia per diffondere il volto del nuovo ''padrino'' di Palermo, Bernardo Provenzano ha compiuto il suo primo compleanno in carcere, 74 anni.
Quando è stato arrestato dalla polizia l'11 aprile dello scorso anno in una masseria di contrada Montagna dei Cavalli, a circa 2 chilometri in linea d'aria dalla natia Corleone, il capomafia era latitante dal 1963. Dallo stesso giorno dell'arresto, Provenzano è rinchiuso nel carcere umbro di Terni, praticamente guardato a vista 24 ore su 24 dagli agenti della polizia penitenziaria.
Chi è Salvatore Lo Piccolo
(Adnkronos/Ign, 25 gennaio 2007)
''Non vorrei che si creassero altri 'miti' in negativo, come Bernardo Provenzano, ma se oggi dovessi spendere un nome su chi potrebbe avere preso il posto del capomafia corleonese, farei quello del palermitano Salvatore Lo Piccolo''. Appena poco meno di un mese fa era stato il Questore di Palermo, Giuseppe Caruso, a indicare nella consueta conferenza stampa di fine anno il boss latitante, reggente della famiglia mafiosa palermitana di San Lorenzo, come il vero erede di Provenzano. 'Totuccio' Lo Piccolo, 64 anni, infatti, fino a poco tempo fa, aveva contatti diretti con Provenzano, come è emerso dalla lettura di alcuni dei numerosi 'pizzini' rinvenuti nel casolare dove è stata posta fine alla lunga latitanza del capomafia. Anche il figlio di Lo Piccolo, Sandro, rampollo trentenne del capomafia di San Lorenzo, è latitante, anche se da 'appena' sei anni e non da venticinque come il padre sanguinario.
Sono noti agli investigatori i contatti tra il boss Salvatore Lo Piccolo e i 'cugini' americani, con i quali sono stati avviati affari milionari. Il territorio di 'Totuccio' Lo Piccolo è molto vasto, parte da San Lorenzo-Tommaso Natale e raggiunge Capaci, Isola delle Femmine, Carini, Villagrazia di Carini, Sferracavallo e Partanna-Mondello.
Dopo l'arresto del capomafia di Trapani, Vincenzo Virga, Lo Piccolo è riuscito ad arrivare anche ad alcune zone del trapanese. E' considerato boss 'vecchio stampo', Lo Piccolo, cresciuto di peso nell'organizzazione mafiosa per la sua fedeltà al 'padrino' Bernardo Provenzano, ma è anche un abile stratega nella gestione del racket delle estorsioni.
Gli investigatori parlano anche di un'alleanza con Matteo Messina Denaro, un altro 'delfino' di Cosa nostra che potrebbe essere tra i successori del capomafia Bernardo Provenzano. Messina Denaro, 45 anni, era un fedelissimo di Totò Riina. Ma gli investigatori sono convinti che è il boss Lo Piccolo il vero erede di Provenzano. Proprio come aveva affermato di recente lo Sco: ''All'interno di Cosa nostra il latitante Salvatore Lo Piccolo è divenuto il più stretto collaboratore del capomafia latitante Bernardo Provenzano e il più importante esponente mafioso operante sul territorio metropolitano di Palermo''.
Anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, in occasione di altre operazioni, hanno sempre sottolineato il profilo criminale di Salvatore Lo Piccolo. ''La centralità di Lo Piccolo - avevano scritto i pm della Dda - è resa evidente anche dal fatto che diversi uomini d'onore appartenenti ad altri mandamenti manifestino la necessità di collegarsi con il medesimo Lo Piccolo per l'adozione di decisioni concernenti la risoluzione di questioni attenenti i rapporti tra le varie articolazioni territoriali operanti su Palermo''.
I collaboratori di giustizia, ascoltati dai magistrati, hanno sempre riferito che padre e figlio non si sarebbero mai allontanati più di tanto dal territorio dello Zen a Palermo. E anche Francesco Campanella, l'ex Presidente del Consiglio comunale di Villbate (Palermo) e oggi pentito, ha parlato di Lo Piccolo. ''Si incontrò - ha detto ai magistrati - in un bar con Bernardo Provenzano''.