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Il Federalismo passa alla Camera

Voto bipartisan a Montecitorio. Vota contro l'Udc mentre il Pd si astiene

25 marzo 2009

La Camera ha dato il via libera al disegno di legge sul federalismo fiscale, che adesso tornerà al Senato per la terza lettura e l'approvazione definitiva, attesa entro Pasqua.
I voti a favore sono stati 319; 35 quelli contrari; 195 gli astenuti. I deputati del Pd, come aveva annunciato il segretario Dario Franceschini, hanno deciso di astenersi. Favorevole invece il voto dell'Italia dei Valori. Nettamente contrario l'Udc.
Dopo la proclamazione del risultato della votazione si è levato un forte applauso dai banchi della Lega, dove è stata esposta per qualche secondo una bandiera, immediatamente ritirata. Il premier Silvio Berlusconi si è mostrato soddisfatto dell'esito del voto e ha parlato di "un nuovo passo sul cammino di modernizzazione dello Stato".

E ancor più soddisfatto, come prevedibile, è il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, padre putativo del provvedimento: "Ormai è fatta", è stato il suo primo commento dopo l'annuncio del risultato. E, riguardo al voto dell'opposizione, e in particolare di Idv (che ha votato a favore) e Pd (che si è astenuto), ha sottolineato: "Si pentono tutti... Hanno perso i dubbi iniziali". Tutti, tranne l'Udc di Pier Ferdinando Casini che però, secondo il Senatur, "sta facendo la politica per i voti di quelli contrari al federalismo".
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, da sempre braccio destro di Bossi, ha voluto ulteriormente sottolineare l'entusiasmo dei leghisti: "Questa è luna delle giornate politiche più belle della mia vicenda politica. Sono anche un po' commosso". "Quest'anno sono 30 anni dal mio primo incontro con Bossi - ha aggiunto -. C'è voluto un po' di tempo per tradurre in legge l'intuizione di Bossi, ma adesso ce l'abbiamo fatta". Soddisfatto anche il ministro per le Riforme Roberto Calderoli: "Si è trattato di un'altra tappa, la più alta da scalare - ha commentato -. Alla Camera sembrava non semplice ed invece mi pare che lavorando, lavorando, lavorando un risultato sia arrivato. E checché ne dica qualche dichiarante è una bella riforma". Ora "andiamo al Senato per l'ultimo passaggio e subito dopo Federalismo costituzionale", ha aggiunto. Un'altra scalata? "E' già pronto ed anche quella è una bella riforma", ha concluso.

Nel Pd dissenso contro l'astensione - Nel corso della giornata di ieri undici deputati del centrosinistra hanno espresso il proprio dissenso contro l'astensione: Pierluigi Mantini, Renzo Lusetti, Giovanni Burtone, Giulio Santagata, Sandra Zampa, Donata Lenzi, Ivano Strizzolo, Cesare Marini, Furio Colombo. Tutti però si sono adeguati alla decisione del gruppo tranne Mantini e Colombo nonostante l'invito del segretario Dario Franceschini a non dissociarsi "perché non è un voto di coscienza" e quindi vale "la disciplina" di partito. "Il testo è stato migliorato e l'astensione è stata la nostra posizione anche al Senato perché il Pd non è contro il federalismo fiscale", ha spiegato il leader democratico dopo aver ascoltato gli interventi contrari di alcuni deputati pd nella riunione del gruppo parlamentare. La scelta dell'astensione da parte del Pd è stata criticata anche da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, secondo cui l'astensione dei democratici è "sbagliata" e il voto favorevole dell'Idv addirittura "vergognoso" perché "questo federalismo aumenta la guerra tra i poveri e non garantisce i diritti sociali [...] rappresenta una vittoria della Lega nord, nella logica di spezzettare l'Italia, aumentando la guerra tra i poveri".
Duro anche il commento del leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini: "Questo non è un federalismo ma uno spot per la Lega che non serve nè al Nord nè al Sud - ha detto al Tg1 l'ex presidente della Camera -. Si perde l'occasione di abolire le Province, così come era stato promesso in campagna elettorale. La propaganda non ci interessa ma solo fare cose serie".

Ecco le novità della "Riforma Fiscale"
Ieri sera, l'Aula di Montecitorio ha detto sì al disegno di legge delega che punta a responsabilizzare i centri di spesa, ad accrescere la trasparenza dei meccanismi finanziari e il controllo democratico dei cittadini nei confronti degli eletti, superando il sistema di finanza regionale e locale ancora improntato a meccanismi di trasferimento. Nel passaggio a Montecitorio, tra Commissioni e Aula, il testo del ddl ha subito delle variazioni importanti.

BICAMERALINA. Viene istituita una Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale. Sarà composta da trenta membri tra deputati e senatori e sarà affiancata da un comitato delle autonomie locali. Il Comitato è composto da dodici membri dei quali sei in rappresentanza delle Regioni, due in rappresentanza delle Province e quattro in rappresentanza dei Comuni.

COMMISSIONE PARITETICA. Viene inoltre istituita una commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale. La commissione ha il compito acquisire ed elaborare elementi conoscitivi per la predisposizione, da parte del Governo, degli schemi dei decreti legislativi di attuazione della delega in materia di federalismo fiscale. Ne fanno parte 30 componenti, dei quali 15 rappresentanti tecnici dello Stato e 15 rappresentanti tecnici degli enti territoriali. Partecipano inoltre alle riunioni un rappresentante tecnico della Camera e uno del Senato e un rappresentante tecnico delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome.

ALIQUOTA IRPEF. Viene cancellata la riserva di aliquota Irpef tra le fonti che le Regioni utilizzano per finanziare le spese essenziali, sostituita da compartecipazioni ai tributi erariali e, in via prioritaria, al gettito Iva. Le Regioni disporranno di compartecipazioni erariali, tributi propri e quote di fondo di perequazione per finanziare le spese per lo svolgimento delle funzioni di loro competenza, che sono divise in funzioni fondamentali e non essenziali. Anche Comuni e Province disporranno di compartecipazioni e quote di fondo perequativo, oltre che di tributi propri, per le proprie funzioni.

TAVOLO REGIONI SPECIALI. Sì al Patto di stabilità in sostituzione del precedente Patto di convergenza e via libera all' istituzione di un tavolo confronto nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni tra Governo e singole Regioni a Statuto speciale.

REGGIO CALABRIA CITTÀ METROPOLITANA. Anche Reggio Calabria entra fra le città che potranno fregiarsi dello status di città metropolitana. Sale così a dieci il numero complessivo (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Napoli). Sono escluse le città delle Regioni a Statuto speciale.

ROMA CAPITALE. Per il via libera della costituzione di Roma come città metropolitana, diversamente da quanto previsto per le altre, servirà l'accordo tra il Comune e la Provincia della Capitale. Il ddl prevede che in base alle norme, in vigore fino all'attuazione della disciplina delle città metropolitane, Roma capitale avrà speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione. Oltre a quelle attualmente spettanti al comune di Roma, sono attribuite alla capitale nuove funzioni amministrative: concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, previo accordo con il ministero per i Beni e le attività culturali; sviluppo economico e sociale di Roma capitale con particolare riferimento al settore produttivo e turistico; sviluppo urbano e pianificazione territoriale; edilizia pubblica e privata; organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità; protezione civile, in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Lazio.

TEMPI. Il disegno di legge delega sul federalismo fiscale che è stato approvato questa sera, in seconda lettura, dalla Camera torna ora all'esame del Senato che lo aveva già approvato il 22 gennaio scorso. Il via libera definitivo dovrebbe arrivare entro la fine di aprile. Il testo era stato licenziato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 3 ottobre, il via libera preliminare del Governo c'era stato nella riunione dell'11 settembre scorso. Entro due anni saranno emanati i decreti legislativi attuativi. La fase transitoria durerà invece cinque anni.

[Informazioni tratte da Corriere.it, Repubblica.it]

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25 marzo 2009
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