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Il fratello del governatore si difende: "Non sono mafioso"

Angelo Lombardo, coinvolto nell'inchiesta della procura etnea, rompe il silenzio e chiede di essere ascoltato dai giudici

18 maggio 2010

Dopo giorni di silenzio, anche lui dice la sua. Il parlamentare del Mpa Angelo Lombardo, fratello del governatore della Sicilia si dissocia dalla accuse di mafia che gli sono state mosse nei giorni scorsi, coinvolto nell'inchiesta su mafia e politica della procura catanese (LEGGI).
"Da un mese e mezzo sono oggetto di un’aggressione mediatica, che ha più registi e un vero destinatario facilmente intuibile, nella quale si afferma, tra l’altro, che io sarei indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Procura di Catania. Addirittura, sarei destinatario di un’imminente richiesta, al Parlamento di cui faccio parte, di una autorizzazione all’arresto. Sino a oggi, consapevole di non essere io il reale obiettivo della campagna di stampa e sicuro del fatto che la verità giudiziaria, che sembrava prossima, avrebbe fatto giustizia delle menzogne scritte su di me, ho preferito tacere e restare nell’ombra".

"Ho già chiesto - ha scritto in una nota Angelo Lombardo - di essere sentito dal Procuratore di Catania, al quale ribadirò la mia assoluta estraneità a qualsiasi fatto delittuoso". Il parlamentare autonomista dice di non avere mai ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria; di non conoscere Vincenzo Aiello, presunto boss mafioso catanese, nè di aver avuto rapporti con suoi accoliti; di non aver mai avuto un autista personale; di non essere mai stato vittima di pestaggi o di aggressioni fisiche, così com' è trapelato da indiscrezioni sull'inchiesta catanese.
"I magistrati potranno verificare - scrive - ascoltando i medici e gli infermieri dell'ospedale Cannizzaro - dove sono stato ricoverato nel febbraio 2007 e nel maggio 2008 - che la ragione della degenza è stata, in entrambi i casi, soltanto una preoccupante crisi ipertensiva. Un fatto curioso in occasione del secondo ricovero è in effetti, però, avvenuto. Il direttore sanitario, venutomi a trovare in visita di cortesia, mi ha riferito di aver ricevuto una telefonata dal senatore Giuseppe Firrarello, che si interessava alla mia salute e gli chiedeva se io presentassi tumefazioni o abrasioni". "È vero - conclude - che uno dei computer della mia segreteria è stato oggetto nel 2008 di un'incursione informatica. Il fatto è già stato oggetto di indagini da parte dell'autorità giudiziaria. Chiedo di essere messo in condizione al più presto di poter chiarire, in maniera puntuale e definitiva, l'assoluta correttezza del mio operato".

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, LiveSicilia.it]

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18 maggio 2010
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