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Il G20 e la ''Lista nera'' dei paradisi fiscali

Obama: ''Contro la crisi passi senza precedenti''. Sarkozy: ''Il tempo del segreto bancario è finito''

03 aprile 2009

Il summit del G20 di Londra si è concluso con l'accordo, raggiunto dai potenti della Terra, per una lista nera dei paradisi fiscali. Proprio con questo annuncio il padrone di casa del G20, il primo ministro britannico Gordon Brown, ha chiuso ieri l'importante incontro.
Al vertice sono state inoltre "decise risorse aggiuntive per mille miliardi di dollari per l'Fmi e le altre istituzioni finanziarie internazionali". "Ci rivedremo di nuovo anno entro l'anno" per verificare "l'attuazione delle decisioni che sono state prese oggi", ha spiegato il capo del governo di Londra, secondo cui l'opinione pubblica resterà "sorpresa e soddisfatta per l'unità d'azione" emersa a Londra sui paradisi fiscali, la riforma del sistema bancario e delle regole della finanza internazionale.
L'intesa raggiunta rappresenta per Brown "un passo significativo per la ripresa". "Abbiamo raggiunto un nuovo consenso per affrontare la crisi globale insieme - ha proseguito Brown - Non ci sono rimedi veloci, ma possiamo ridurre la recessione e salvare posti di lavoro e impedire che si ripeta una crisi del genere", ha rimarcato il premier britannico, annunciando che entro il 2010 saranno cinquemila i miliardi di dollari destinati dalla comunità internazionale a fronteggiare la crisi. "Abbiamo approvato i pacchetti di stimolo più grandi della storia - ha concluso - un'espansione fiscale senza precedenti".
"Passi seri e senza precedenti" gli ha fatto eco il presidente americano Barack Obama.

La prossima riunione del G20 si terrà il prossimo settembre a New York a margine dell'assemblea generale dell'Onu. Lo ha comunicato il presidente francese, Nicolas Sarkozy, nel corso della conferenza stampa conclusiva del summit. "Lo abbiamo deciso perché saremo tutti lì per gli impegni Onu", ha spiegato il capo dell'Eliseo.Che non ha usato mezzi termini. "Il tempo del segreto bancario è ormai passato" sono state le parole del presidente francese. "Nel corso della riunione - ha riferito Sarkozy -, i paradisi fiscali sono stati oggetto di un dibattito franco. Nel comunicato finale è scritto chiaramente che il tempo del segreto bancario è ormai passato". Una dichiarazione, ha tenuto a sottolineare ancora l'inquilino dell'Eliseo, "firmata da 20 Paesi riuniti intorno a uno stesso tavolo".
Sarkozy ha quindi riferito che il G20 "prevede una lista di sanzioni, come l'irrigidimento dei vincoli amministrativi e il divieto per gli Stati membri di depositare i loro fondi in questi Paesi". "Abbiamo chiesto all'Ocse di pubblicare una lista per i paradisi fiscali", ha affermato ancora Sarkozy, "e il G20 ne prenderà nota''.
Soddisfatta dell'esito del vertice anche Angela Merkel. E' stato raggiunto un accordo "molto, molto positivo - ha detto il Cancelliere tedesco al termine dei lavori - quasi storico".

Per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi "sono state smentite le previsioni pessimistiche della vigilia". Dal G20 di Londra è uscita una "forte e unanime affermazione della volontà di cooperare per uscire dalla crisi e prendere misure coordinate". Al summit di Londra "si è detto definitivamente 'no' alla possibilità dei paradisi fiscali. Questo credo sia qualche cosa di veramente positivo", ha rilevato il premier, ricordando che l'Italia ha tenuto ad evidenziare "la dimensione sociale" della crisi. "I governi sono intervenuti per garantire che le banche non fallissero" e oggi "noi crediamo che sia compito primario dei governi di non lasciare nessuno da solo nella povertà e nell'emergenza. E quindi uscire dalla crisi senza lasciare nessuno indietro", ha spiegato.
E a chi chiedeva se in caso di necessità l'Italia non fosse pronta a sforare i parametri europei Berlusconi ha assicurato: "State tranquilli, non abbiamo nessuna intenzione di sforare. Abbiamo semmai l'intenzione di convertire alcuni investimenti e spese, magari decisi in un'altra direzione, per il bene dei nostri cittadini perché 'people first'", ha puntualizzato il presidente del Consiglio.
Al vertice del G20, ha poi proseguito Berlusconi, "è stato cominciato il lavoro sulla regolamentazione finanziaria che tuttavia troverà intero compimento alla Maddalena con il codice a cui stiamo già lavorando e che abbiamo denominato per il momento 'legal standard'". Un'iniziativa "a cui tutti si sono mostrati molto interessati".
Il Cavaliere ha anche riferito di aver "rivolto pubblicamente un augurio di buon lavoro al presidente Usa Barack Obama". "Gli ho detto che deve rimboccarsi le maniche, perché la crisi è venuta da lì e adesso siete voi che dovete rimediare" e Obama, ha aggiunto Berlusconi, "mi ha risposto 'è vero, ne prendo atto', però la cosa importante è che si stia tutti insieme" per sconfiggere la crisi.

Ecco l'elenco dei Paradisi Fiscali compilato dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
Costa Rica, Malesia, Filippine e Uruguay sono i Paesi presenti nella lista nera dell'Ocse sui paradisi fiscali. La lista verrà utilizzata per applicare le sanzioni previste dall'accordo di ieri del G20.
L'organizzazione ha inoltre citato diversi paesi (tra i quali San Marino) che non applicano completamente le regole internazionali, che sono stati inseriti in una 'lista grigia'. Di seguito riportiamo le liste complete pubblicate dall'Ocse:

LISTA NERA (Stati o territori che non si sono impegnati a rispettare gli standard internazionali): Costa Rica, Malesia, Filippine, Uruguay.

LISTA GRIGIA (Sono 31 stati o territori che si sono impegnati a rispettare gli standard internazionali ma che, ad oggi, hanno siglato meno di dodici accordi conformi a questi standard): Andorra, Anguilla, Antigua, Barbuda, Aruba, Bahamas, Bahrein, Belize, Bermuda, Isole Vergini Inglesi, Isole Cayman, Isola Cook, Dominica, Gibilterra, Grenada, Liberia, Liechtenstein, Isole Marshall, Monaco, Montserrat, Nauru, Antille Olandesi, Niue, Panama, St Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, San Marino, Isole Turk e Caicos, Vanuatu.

LISTA GRIGIO CHIARA (8 Paesi): Austria, Belgio, Brunei, Cile, Guatemala, Lussemburgo, Singapore, Svizzera.
Macao e Hong Kong, territori cinesi, si sono impegnati nel 2009 a conformarsi agli standard internazionali e, in ragione di ciò, questi due territori non sono più menzionati nella lista grigia.

LISTA BIANCA (Stati o territori che hanno seguito le regole internazionali, stipulando almeno 12 accordi conformi a queste regole): Argentina, Australia, Barbados, Canada, Cina, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Guernesey, Ungheria, Islanda, Irlanda, Isola di Man, Italia, Giappone, Jersey, Corea, Malta, Mauritius, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Russia, Seychelles, Slovacchia, Sudafrica, Spagna, Svezia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti, Isole Vergini.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Adnkronos/Ign, Repubblica.it]

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03 aprile 2009
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