Il Giorno della Memoria
Il 27 gennaio del 1945, le truppe sovietiche buttavano giù i cancelli di Auschwitz. Era finita la Shoah
Articolo 1.
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Articolo 2.
1. In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.
La presente legge, munita del sigillo di Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Il provvedimento, già approvato alla Camera all'unanimità, è passato in sede deliberante alla commissione Affari costituzionali, senza alcuna modifica.
Solo la Lega aveva chiesto il ritiro della deliberante.
27 gennaio 1945. Verso mezzogiorno i soldati sovietici buttano giù i cancelli di Auschwitz e liberano i sopravvissuti.
"Ma dove andiamo non sappiamo.
Potremo forse sopravvivere alle malattie
e sfuggire alle scelte,
forse anche resistere al lavoro
e alla fame che ci consumano:
e dopo?
Qui, lontani momentaneamente
dalle bestemmie e dai colpi,
possiamo rientrare in noi stessi e meditare,
e allora diventa chiaro che non ritorneremo.
Noi abbiamo viaggiato fin qui
nei vagoni piombati;
noi abbiamo visto partire verso il niente
le nostre donne e i nostri bambini;
noi fatti schiavi abbiamo marciato
cento volte avanti e indietro
alla fatica muta, spenti nell'anima
prima che dalla morte anonima.
Nessuno deve uscire di qui,
che potrebbe portare al mondo,
insieme col segno impresso nella carne,
la mala novella di quanto,
ad Auschwitz,
è bastato animo all'uomo di fare dell'uomo."
Primo Levi, Se questo è un uomo
Storia di uno sterminio
La distruzione degli ebrei non fu un'operazione centralizzata. Non venne creato un organismo incaricato degli affari ebraici e non fu stanziato un fondo per finanziare l'opera di distruzione. L'attività antiebraica fu svolta dalla pubblica amministrazione, dai militari, dall'industria e dal partito Nazista. Tutte le componenti della vita organizzata tedesca furono coinvolte in quest'impresa. Il processo di distruzione si basava su tre premesse: nessun ebreo doveva sfuggire alla rete; gli articolati rapporti tra ebrei e non ebrei dovevano essere interrotti col minimo danno possibile per i tedeschi; bisognava limitare al massimo le ripercussioni psicologiche tra le file dei carnefici, evitare agitazioni tra le vittime e scongiurare proteste tra la popolazione non ebrea.
Sul problema della progettazione della "Soluzione Finale" gli storici sono divisi: gli "intenzionalisti" dicono che ci fu un programma preciso già concepito da Hitler negli anni '20; gli storici "funzionalisti" dicono che un piano organico non esistette mai, ma il genocidio fu il risultato di una serie di operazioni che si delinearono di volta in volta.
L'Olocausto si consuma negli anni 1941-45, ma l'apice è il 1942. Sulle cifre oggi si conviene che furono almeno 6 milioni e mezzo di ebrei e mezzo milione di zingari. Raul Hilberg (La distruzione degli Ebrei d'Europa, Einaudi) individua quattro fasi nel processo devastante di distruzione:
1- definizione per decreto (chi è ebreo);
2- l'espropriazione (beni, imprese, lavoro, diritti) ed espulsione;
3- separazione dal resto della popolazione e concentramento;
4- annientamento.
La fase due inizia già nel 1933 e si prolungò fino alla Kristallnacht (La notte dei cristalli 9-10 nov. 1938). La fase 3 inizia nel '39 quando, con l'invasione della Polonia, i nazisti si accorgono che è impossibile espellere tutti gli ebrei. Riesumano il "ghetto" medievale. Lòdz, Varsavia, Lublino. Pensarono persino di ampliare il concetto stesso di deportazione trasferendo forzatamente in un luogo distante gli ebrei tedeschi. Un luogo distante, individuato nell'isola africana (allora in mano francese) del Madagascar. Ma la soluzione della "ghettizzazione" sembrava più realizzabile.
La fase 4 comincia nel 1941. Qui comincia il vero e proprio Olocausto: piccoli reparti mobili di SS e polizia, le famigerate Einsatzgruppen, al seguito dell'esercito tedesco, rastrellano i territori occupati per eliminare spie, commissari politici sovietici e tutta la popolazione ebraica. Si procede con fucilazioni di massa.
1942, gennaio: conferenza del Wansee: Heydrich, capo dell'ufficio centrale di sicurezza del Reich (RSHA) e braccio destro di Himmler, convoca 15 alti funzionari e comunica l'ordine di procedere alla Endlösung, alla "Soluzione Finale". Vengono ampliati e riadattati a campi di sterminio i campi di concentramento esistenti. Nella primavera del '42 entrano in funzione i primi campi creati esclusivamente per lo sterminio. Sono sei, tutti nel territorio o vicino ai confine del Governatorato Generale (la parte tedesca della Polonia occupata): Belzec, Sobibor, Treblinka, Lublino-Majdanek, Chelmno ed il tristemente famoso Auschwitz. In un anno circa 2 milioni di morti provenienti dai ghetti della Polonia. Il maggiore centro di sterminio era, per l'appunto, Auschwitz, predisposto per "liquidare" fino a 10.000 persone al giorno. Ne riuscì ad uccidere in totale 1.300.000 (Treblinka 900.000). In totale la Soluzione Finale distrusse i 2/3 della popolazione ebraica europea. Nel corso del '43 furono smantellate le strutture di Belzec, Sobibor e Treblinka, che ormai avevano esaurito il loro compito. Invece Auschwitz fu smantellato solo nel novembre del '44, ma i nazisti non fecero in tempo a distruggerlo, perché il 25 gennaio 1945 entrarono i sovietici.
di Paolo Rossi (storico della filosofia)