Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Il Giorno della Memoria

Bisogna RICORDARE di quali barbarie l'Uomo è capace, e con la MEMORIA formare la vita avvenire

27 gennaio 2007

«Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. / Mai dimenticherò quel fumo. / Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. / Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. / Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. / Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. / Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.»
(Elie Wiesel, tratto da La notte. Wiesel fu rinchiuso ad Auschwitz all'età di 16 anni.)

''Arbeit macht frei'', ''Il lavoro rende liberi''. Bisogna non dimenticare questa scritta, che non è articolo di una Costituzione fondata su due principi di assoluta importanza per l'uomo, il lavoro e la libertà - principi fondamentali sia per l'uomo che rivolge il suo sguardo all'Onnipotente, sia per quello che guarda i suoi simili con fiducia e che nella Terra in cui cammina ripone tutto il proprio essere -. La cinica scritta si trovava (e si trova tuttora) sopra il cancello di ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, costruito dai nazisti nei pressi della cittadina polacca di Oswiecim (in tedesco Auschwitz) che si trova a circa 60 chilometri ad ovest di Cracovia.

Non bisogna dimenticare la Shoah degli ebrei, degli omosessuali, degli zingari, degli oppositori politici e di tutti quelli che il nazismo non riconosceva degni di vita. Non bisogna dimenticare che in un periodo, non tanto lontano della nostra Storia, un esercito di uomini, una nazione di uomini, una civiltà (se questo termine possiamo consentirci di usare) di uomini, decise accettò, appoggiò, finanche lodò la sistematica distruzione di milioni di vite umane nel nome della delirante volontà di un essere che si autoproclamò imperatore di un malefico regno.
Bisogna ricordare affinché tutto ciò non avvenga mai più.

''Arbeit macht frei'' leggeva chi era stato dichiarato abile al lavoro e veniva condotto ad Auschwitz. Prigionieri, perché di razza inferiore, centinaia di migliaia di uomini varcato il cancello del ''campo di lavoro'' venivano prima portati negli edifici dei bagni, dove dovevano consegnavano i loro abiti civili, tutti i monili di cui erano in possesso, tutti i documenti, tutta la loro identità.
Uomini e donne potevano conservare solo un fazzoletto di stoffa; agli uomini era concesso conservare la cintura dei pantaloni.
Successivamente, i prigionieri venivano spinti nel locale in cui erano consegnati ai barbieri, che li radevano sbrigativamente su tutto il corpo. Passaggio successivo era la doccia, cui seguiva la distribuzione del vestiario da campo: una casacca, un paio di pantaloni ed un paio di zoccoli.
Rivestiti dell'abbigliamento da campo, i prigionieri venivano poi registrati: veniva compilato un modulo con i dati personali (Häftlings-Personabogen) e con l'indirizzo dei familiari più prossimi. I detenuti ricevevano, poi, un numero progressivo che, per tutta la durata del soggiorno all'interno del campo di concentramento, ne avrebbe sostituito il nome. Il numero era tatuato sul braccio sinistro del prigioniero, dapprima attraverso uno speciale timbro di metallo, sul quale venivano fissate cifre interscambiabili, fatte di aghi della lunghezza di circa 1 centimetro e successivamente attraverso il ricorso a singoli aghi, utilizzati per eseguire punture sull'avambraccio.
Il numero di matricola, impresso su un pezzo di tela, era anche cucito sul lato sinistro della casacca, all'altezza del torace, e sulla cucitura esterna della gamba destra dei pantaloni.

Al numero era associato un contrassegno colorato, che identificava le diverse categorie di detenuto:
- un triangolo di colore rosso identificava i prigionieri politici, nei cui confronti era stato spiccato un mandato di arresto per ragioni di pubblica sicurezza;
- una stella a sei punte di colore giallo identificava i prigionieri ebrei; dalla metà del 1944 gli ebrei vennero contrassegnati come le altre categorie ma con l'apposizione sopra il distintivo triangolare di un rettangolo di stoffa giallo;
- un triangolo verde identificava i prigionieri criminali comuni;
- un triangolo di colore nero identificava gli ''asociali'';
- un triangolo di colore viola identificava i religiosi e gli studiosi delle sacre scritture; i religiosi cattolici ricevevano un triangolo di colore rosso, perché generalmente internati in seguito ad azioni repressive naziste rivolte contro l'autorità;
- un triangolo di colore rosa identificava i prigionieri omosessuali;
- un triangolo di colore verde appoggiato sulla base identificava i prigionieri assoggettati a misure di sicurezza, dopo che avevano scontato la pena loro inflitta;
- una lettera "E" prima del numero di matricola identificava i detenuti "da educare" (Erziehungshäftling);
- un cerchietto di colore rosso recante la sigla "IL" (Im Lager, nel campo) identificava i prigionieri ritenuti pericolosi o sospetti di tentare la fuga;
- un cerchietto di colore nero identificava i prigionieri della "compagnia penale".

Queste le fase iniziali del programma di eliminazione sistematica che venne dai nazisti soprannominata Endlösung der Judenfrage, la ''Soluzione Finale''.

Non bisogna dimenticare che l'Uomo è stato capace di mettere in atto una tale inenarrabile mostruosità. Bisogna tener presente che ancora oggi potenti di questo mondo sarebbero capaci di riproporla. Bisogna RICORDARE di quali barbarie l'Uomo è capace, e con la MEMORIA formare la vita avvenire. Migliore, se mai vorremmo veramente che questa così diventi.
 
- ''Alle vittime del nazismo'', un componimento poetico di Piero Montana

 

 

 

 

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

27 gennaio 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia