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Il giorno dopo la visita del Papa...

Pieni di speranza. Cosa rimane a Lampedusa dopo la visita del pontefice

09 luglio 2013

"Sono parole fortissime quelle che papa Francesco ha pronunciato contro la 'globalizzazione dell'indifferenza' e 'l'amnesia del cuore', sottolineando la responsabilità di governi e politiche socio-economiche portatrici di disagi e povertà. Parole che difficilmente dimenticheremo".
Il sindaco delle Pelagie, Giusi Nicolini, è molto emozionata al termine della visita del pontefice. "Dopo questa visita e queste parole nessuno potrà fare finta di non vedere Lampedusa e continuare a ignorare i migranti che attraversano il Mediterraneo alla ricerca di una vita possibile - prosegue il sindaco -. Ci auguriamo che quest'isola possa finalmente rappresentare per loro la porta d'accesso per un nuovo inizio, fatto di giustizia, pace e diritti".
"Sono commossa insieme a tutti i miei concittadini per il ringraziamento che papa Francesco ha rivolto alla comunità di Lampedusa e Linosa - conclude -. La sua presenza qui segna un momento di riscatto straordinario dalla solitudine patita negli ultimi anni e in particolare durante i giorni della 'collina della vergogna' del 2011".

Don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa, fa con i giornalisti un bilancio della visita: "Gli ho raccontato ciò che abbiamo fatto per accoglierlo e ciò che non siamo riusciti a fare, a riferirgli tante storie di dolore, ad ascoltare le sue parole, dette non per puntare il dito contro qualcuno, ma per guardare dentro noi stessi, per trovare forza per il futuro e perdono per il passato". "Gli ho detto 'lei è dono per noi, e noi siamo dono per lei'", ha detto il sacerdote, di cui ieri il papa ha citato la "tenerezza" come stile di accoglienza. "Il desiderio di papa Francesco era di pregare insieme a noi, con la nostra comunità, che in questi anni non ha cercato di respingere la storia, ma di vivere la storia. Negli ultimi decenni Lampedusa è stata attraversata dalla storia e sicuramente tutto questo ha stravolto il quotidiano della gente, a volte in modo violento, e questo bisogna riconoscerlo".

La forza simbolica della visita di Papa Francesco a Lampedusa ha, dunque, riacceso una speranza tante, troppe volte tradita e schiacciata dall’indifferenza. Un apporto simbolico che si vorrebbe adesso diventi viatico per qualcosa di concreto.
"La notizia della visita del Papa a Lampedusa ha avuto l'effetto di un terremoto. Nelle parole del Pontefice si vede che la morte di migliaia di persone, i cui corpi hanno galleggiato nel Mediterraneo, non è stata inutile". Sono queste le parole dell'imprenditore Radwan Khawatmi, di origine siriana, da oltre 40 anni in Italia, primo ad avere ricevuto il riconoscimento principale di MoneyGram Award 2009, Premio all'imprenditoria immigrata in Italia, come miglior imprenditore straniero. "Papa Francesco - fa notare Khawatmi - ha dato un messaggio forte per le istituzioni, facendo capire che il problema degli immigrati non può essere trattato come una diatriba politica. Al contrario, è una questione di civiltà che una società civile deve affrontare".

"Non tutti - ammette l’imprenditore - hanno la mia stessa fortuna. Una volta arrivato qui, ho terminato i miei studi e sono stato inserito in un'importante impresa italiana, la Indesit. Fatte le scale gerarchiche all'interno di questa grande realtà imprenditoriale, sono arrivato al vertice dell'azienda"."Ho accumulato - ricorda - un'importantissima esperienza e così ho deciso di aprire un'impresa per conto mio. La Hirux International, azienda leader a livello internazionale nella produzione e nella distribuzione di elettrodomestici dove lavorano centinaia di persone. Oltre 25 anni di impegno e di attività - sottolinea - hanno contraddistinto la mia storia in Italia, nonostante le grandi difficoltà e le diffidenze iniziali: questo è un Paese dove chi ha capacità riesce a vincere". Ma Radwan Khawatmi non dimentica anche gli altri stranieri e da circa venti anni è impegnato in un'attività per favorire l'integrazione degli immigrati in Italia. "Con il Movimento nuovi italiani - rimarca - aiuto i fratelli stranieri che danno un grande contributo alle casse del Paese. I lavoratori stranieri, mensilmente, versano 820 milioni di euro nelle casse dell'Inps, pari a circa 10 miliardi di euro all'anno". "Per questo, oltre che per il diritto alla cittadinanza - rimarca - mi batto per il diritto al voto amministrativo. Stiamo parlando di persone che lavorano, che pagano le tasse e che sono inserite nella società. Nel mondo dell'immigrazione vengo considerato un punto di riferimento perchè sono riuscito a raggiungere obiettivi a livello nazionale e internazionale. Ma come me ci sono centinaia di aziende capitanate da stranieri che, a fronte di un grandissimo impegno iniziale, sono riusciti a farcela. Per noi, il lavoro è un fatto di sopravvivenza, dobbiamo farcela ad ogni costo".

Per Moulay El Akkioui, segretario nazionale Fillea, in Italia dal 1987, "il sindacato ha fatto molto per gli immigrati, ora tocca alla politica. Lo ha dimostrato il Papa andando a Lampedusa: un gesto storico e straordinario allo stesso tempo". "Le persone - fa notare El Akkioui - che rischiano la vita, attraversando questo mare, sono disperate, ma il Papa le accoglie con un sorriso, dando così un messaggio forte alla politica". "Nell'animo di un immigrato - racconta - che cerca di venire in Italia 'sfidando' il mare, ci sono due diversi sentimenti: la speranza e la disperazione. Bisogna cancellare la disperazione, continuando su quanto già fatto in sede sindacale. Sono arrivato con una laurea in biologia animale in tasca e ho cominciato prima a lavorare come metalmeccanico a Ferrara, poi ho fatto il giardiniere per il Comune di La Spezia, quindi ho fatto il bracciante agricolo a Brindisi, fino a tornare a La Spezia, dove nel 1990 ho cominciato a collaborare con la Cgil e ho fondato il primo sportello per immigrati nella locale Camera del Lavoro". Da lì la vita di El Akkioui 'scorre' nel sindacato.

"Le parti sociali - osserva Moulay El Akkioui - hanno raggiunto molti risultati, come il riconoscimento delle ferie, della distinzione del cibo da mangiare in base alla religione, al permesso per la malattia dei figli. Ora, però, tocca alla politica". "Attualmente - rimarca il sindacalista - il problema fondamentale è il diritto di voto. E' assurdo che chi studia, lavora e paga le tasse non abbia non solo il diritto di votare, ma anche quello di essere eletto. Gli stranieri sono persone come gli italiani con gli stessi doveri e, dunque, con gli stessi diritti". "Per raggiungere una reale integrazione - auspica Moulay El Akkioui - gli immigrati devono essere responsabilizzati sia con un posto di lavoro dignitoso, sia con la possibilità di eleggere dei rappresentanti politici. E' impensabile nel 2013 che ci siano delle persone che vivono, lavorano, nascono, consumano in un Paese e che non hanno il diritto di partecipare alla politica, di eleggere e di essere eletti".
Quindi, papa Francesco ha riacceso la speranza a Lampedusa e la possibilità di dare importanza agli esempi positivi dell’immigrazione, elemento assolutamente naturale dello sviluppo e della trasformazione della Società.

Unica nota stonata, ma solo se si presta orecchio, il tentativo di accendere polemiche (sterili) da parte della Lega Nord. "Papa Francesco, a Lampedusa fra gli immigrati, ha detto ‘no alla globalizzazione dell’indifferenza’. Bene, io da cittadino e amministratore dico anche un forte ‘no alla globalizzazione della clandestinità". Così sul proprio profilo di Facebook il vicesegretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini. Per Salvini "l’unica risposta giusta" per gli immigrati "è aiutarli a casa loro".
Agli ascoltatori di Radio Padania, invece, la visita di Papa Francesco a Lampedusa e il messaggio di accoglienza che ha lanciato proprio non è piaciuto. Almeno sentendo un microfono aperto lanciato nel pomeriggio dall'emittente. "Facile aprire le porte dell'Italia e vivere al Vaticano" ha commentato Cristiano da Bergamo. "Perché - ha aggiunto Luigi da Milano - non li porta al Vaticano che è grande, invece che in Italia, che fa la fame". "Mi sarei aspettata - ha aggiunto Giovanna - qualche parola per quanti vengono ammazzati e stuprati da loro". Laura di Brescia ha detto di essere "molto indignata da cattolica. Non ho mai sentito questo Papa o un altro preoccuparsi per i massacri che questi combinano". "Noi dobbiamo muoverci - ha aggiunto Michele - per impedire che vengano qua. Muoviamoci in questo senso, chiudiamo tutto e iniziamo a ragionare da macroregione".

Intanto, all’indomani della storica visita, gli sbarchi a Lampedusa continuano ininterrottamente: questa mattina è arrivato un barcone con 131 migranti a bordo, di cui 41 donne. Lo fa sapere la capitaneria di porto. Mentre sono ancora in corso le operazioni di soccorso di altri natanti con complessivamente 343 persone a bordo. Si ritiene che arriveranno in  porto verso mezzogiorno.
Il primo è stato avvistato alle 6.15 di questa mattina dall'elicottero del pattugliatore Nave Cigala Fulgosi della marina militare, in volo per investigare i contatti radar nel canale di Sicilia. Si trattava di un natante con circa 40 persone a bordo.
La situazione dell'imbarcazione è apparsa fin da subito critica. Al momento sono 31 i migranti, tra i quali quattro donne di cui due in stato di gravidanza, che sono stati trasbordati a bordo della nave, al comando del capitano di fregata Massimiliano Lauretti.

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, Labitalia, Corriere del Mezzogiorno, Repubblica/Palermo]

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09 luglio 2013
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