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Il giorno in cui cambiò il Mondo

A 20 giorni dall'Apocalisse del Sud Est asiatico, si viene a sapere che forse l'ecatombe si poteva evitare

13 gennaio 2005

A quasi venti giorni dall'Apocalisse del Sud Est asiatico, gli esperti americani della Nasa hanno potuto verificare quali sono stati effettivamente le conseguenze del grande terremoto del 26 dicembre scorso sulla rotazione terrestre: il sisma di magnitudo 9.0 sulla scala Richter ha ridotto la durata delle giornate ed ha leggermente modificato la forma della Terra, spostando il Polo Nord di qualche centimetro.
Ogni terremoto provoca modificazioni sulla rotazione della Terra, anche se lievissime. Questa volta, però, i ricercatori sono riusciti a misurarle e i risultati sono pubblicati sul sito dell'agenzia spaziale americana.
Gli studiosi del Jet Propulsion Laboratory e del Goddard Space Flight Center, hanno calcolato infatti che in conseguenza del terremoto il Polo Nord si è spostato di circa 2,5 centimetri in direzione Est. Uno spostamento, rilevano gli studiosi, comunque in linea con il processo identificato in precedenza anche da numerosi studi. Il terremoto del 26 dicembre ha inoltre reso più brevi le giornate, che adesso durano 2,68 microsecondi in meno: un cambiamento, rilevano, troppo piccolo per essere notato, ma sufficiente perché possa essere calcolato. Il sisma ha inoltre modificato la forma della Terra, riducendo leggermente lo schiacciamento ai Poli.
 
Dopo quasi venti giorni dall'Apocalisse, si viene a sapere che gli americani, oltre alla precisa misurazione delle conseguenze fisiche sul pianeta dal terremoto, avrebbero potuto prevedere, dopo la registrazione del sisma la formazione di uno tsunami e l'allarme avrebbe potuto salvare migliaia di vite.
A sostenere e ad accusare gli Usa è la conclusione di uno studio del Centro comune di ricerca dell'Ue (Ccr) di Ispra che ha analizzato i rapporti in in possesso degli organismi di sorveglianza terrestre e marina basati negli Usa.
Lo Sri Lanka, le Maldive e forse anche la Thailandia si potevano salvare dalla furia distruttrice dello tsunami, se solo chi aveva gli elementi per comprendere quello che stava accadendo avesse lanciato un allarme per tempo.

Secondo la ricostruzione degli esperti europei, le strutture in questione, pur avendo rilevato in tempo reale il terremoto del 26 dicembre e avendo a disposizione tutti gli elementi per prevedere il disastro e lanciare un allarme alle autorità competenti, non hanno saputo indirizzare le informazioni nella direzione giusta, o le hanno sostanzialmente sottovalutate.
L'analisi del Centro europeo, riassunta in un documento di undici pagine, ripercorre tutte le tappe della tragedia, ricostruendo esattamente, anche grazie ai dati e alle tecnologie satellitari, la dinamica dalla catastrofe, dal terremoto all'arrivo delle onde sulle coste.
La conclusione è che "il terremoto è stato registrato, entro venti minuti dal momento in cui ha avuto luogo, da almeno tre stazioni di monitoraggio negli Usa, che ne hanno inizialmente stimato la magnitudo a otto gradi". Due delle stazioni sono lo Us Geological Survey (Usgs) - una struttura di registrazione e allerta per terremoti che dipende dal governo statunitense - e il Pacific tsunami warning centre (Ptwc) - che è parte dell'Amministrazione atmosferica e oceanica nazionale americana (Noaa) ed è basato nelle Hawaii.
Secondo il documento, nonostante la tempestiva registrazione dell'evento sismico, non è stato lanciato in tempo utile e nella buona direzione l'allarme per il rischio tsunami. "L'Usgs - osservano gli esperti europei - ha fatto circolare l'informazione del terremoto, entro 16 minuti, a 100 persone, in gran parte propri ricercatori e dirigenti. Dopo un'ora ha inviato un dispaccio più dettagliato a una lista di contatti esterni, incluso il dipartimento di Stato Usa".

"Paradossalmente però - afferma il documento - l'Usgs non ha menzionato un possibile rischio tsunami al dipartimento di Stato, perché non ha competenza per il monitoraggio dei maremoti". "Se il dipartimento di Stato Usa fosse stato messo al corrente di un'immediata minaccia tsunami - sottolinea il documento - avrebbe potuto comunicare il pericolo a tutti i paesi".
L'unica struttura a ipotizzare un rischio tsunami nell'area colpita è stata la Ptwc, che ha inviato un dispaccio ai propri utenti e alle autorità "15 minuti dopo aver registrato il terremoto", avvertendo che "anche se non c'era rischio potenziale di uno tsunami nell'area del bacino dell'oceano Pacifico, veniva lanciata un'allerta tsunami generica". Un bollettino aggiornato del Ptwc, inviato un'ora dopo, "ha ribadito l'assenza di rischio nel Pacifico, indicando però che uno tsunami era possibile vicino all'epicentro del terremoto". Tuttavia "il Ptwc non ha saputo chi contattare" e "dopo aver perso un'ora prima di telefonare all'Ufficio meteorologico australiano", lo ha fatto "quando era ormai troppo tardi per Sumatra, Sri Lanka, Thailandia e la costa est dell'India".

Una rivelazione che per certi aspetti spegne e per altri accende, tutte le fantasie e i racconti da leggenda contemporanea che l'Apocalisse del 26 dicembre 2004 ha prodotto, per e nell'immaginario di tante persone. Infatti, già all'indomani del disastro, nelle conversazioni e nelle discussioni tra la gente già circolavano ipotesi stravaganti e inverosimili che parlavano di complotti militari o, addirittura, di possibili interventi extraterrestri.
È stato Internet naturalmente il collettore delle idee di ogni genere, che rivelano ora fantasie, ora angoscie, ora pregiudizi politici e religiosi, ora la spasmodica necessità di una giustificazione logica.
''Perché gli Stati Uniti inviano navi da guerra? Perché un generale che era il responsabile in Iraq ora viene mandato sul luogo del disastro ?''. È la domanda fatta da un avventore in un bar di Hong Kong, il quale inoltre ricorda che esattamente un anno prima c'era stato il disastroso terremoto che aveva distrutto la città iraniana di Bam. Se si cerca, e soprattutto se si vuole, un complotto, l'ipotesi di lavoro è presto fatta. Gli americani hanno elaborato un'arma ecologica in grado di controllare gli eventi sismici. Quando vogliono colpire l'Iran - in questa fase il loro nemico più duro, primo nella lista dell'Asse del male - scatenano le faglie nel sottosuolo della Repubblica islamica.
Se, in difficoltà di fronte al mondo musulmano per le vicende irachene e vicino orientali, vogliono mostrare il loro volto benefico inondando di aiuti un Paese ridotto alla disperazione, ecco che mandano lo tsunami a distruggere l'Indonesia.
Ma come funzionerebbero le armi ecologiche? Semplice, con onde elettromagnetiche o qualcosa del genere.
C'è anche chi si limita a dire che lo tsunami non è la conseguenza del terremoto, ma di una esplosione, fatta apposta per provocare il disastro, poco importa se gli scienziati sono unanimi nel ricordare che nessuna esplosione potrebbe innalzare un muro d'acqua così enorme e farlo viaggiare a velocità così elevata come è accaduto il giorno di Santo Stefano.
 
E su Internet rimbalza l'interrogativo del perché la base americana Diego Garcia, non lontana dall'epicentro del terremoto, non ha subìto alcun danno mentre tutto intorno i pescatori della Thailandia, dello Sri Lanka, dell'India e perfino della remota Somalia venivano sterminati. Uno dei tanti amanti delle chat, ma che non spegne completamente il cervello, suggerisce modestamente che forse i soldati americani della base - o almeno i loro capi - avevano i mezzi di comunicazione sufficientemente efficienti da essere avvertiti, mentre forse ogni singola barchetta o villaggio in India e Africa orientale non dispone di satellitari, radar e quant'altro. Senza contare che la violenza e distruttiva dello tsunami dipende dalla conformazione delle coste e per questo certe isole coralline sono state meno colpite rispetto ad altre terre.
Ma alcuni non si accontentano di queste spiegazioni. C'è stato un ordine impartito non si sa bene da chi per impedire che gli uffici competenti dei Paesi interessati lanciassero l'allarme, dicono.
Ma come spiegare che il terremoto ha provocato perfino un cambiamento nell'inclinazione dell'asse terrestre? È probabile che civiltà extraterrestri abbiano voluto produrre questo cambiamento. Forse è solo un esperimento in vista di un intervento ben più massiccio, e allora non si sa proprio come si andrà a finire.

 

 

 

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13 gennaio 2005
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