Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Il Golpe Villa Sofia

Il caso Crocetta scuote il Pd (regionale e nazionale) che vorrebbe il voto anticipato, ma Crocetta resiste: "Non mi dimetto"

20 luglio 2015

Sono ore convulse nel Pd siciliano, dopo le dichiarazioni di fuoco di Manfredi Borsellino fatte in presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, in cui non ha nascosto le critiche al Governo regionale siciliano.
Se tre giorni fa il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, in conferenza stampa aveva ribadito che "non ci sono ragioni per interrompere la legislatura" citando più volte la smentita del Procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, oggi le cose sono cambiate. I vertici del Pd si sono riuniti sia sabato sera che ieri. Mentre il Governatore Rosario Crocetta resta chiuso nel suo 'bunker' di Castel di Tusa, nel messinese.

La cerimonia che si è tenuta sabato a Palazzo di Giustizia per commemorare il giudice Paolo Borsellino, si è riempita di emozione e toni duri, perché il figlio Manfredi, contrariamente a quanto annunciato, ha deciso di intervenire con un discorso estremamente duro in difesa della sorella Lucia. "Lucia si è trovata a operare alla guida di uno dei rami più delicati della Regione, mia sorella Lucia ha portato la croce e tante persone possono venire a testimoniarlo, fino al 30 giugno di quest'anno". Ha detto con la voce incrinata dalla commozione. "Lucia è rimasta assessore fino al 30 giugno perché ama a dismisura il suo lavoro, voleva davvero una sanità libera e felice - ha detto - E' rimasta per amore di giustizia, poi non ce l'ha fatta più non so con quale forza ha tollerato. Per amore della giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte della sanità dove si annidano mafia e malaffare. Da oltre un anno era consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano rivolte". "La lettera di dimissioni con cui mia sorella Lucia ha lasciato l'assessorato - ha aggiunto Manfredi Borsellino - ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta". "Intervengo - ha aggiunto - perché non credevo che la figlia prediletta di mio padre, quella con cui lui viveva in simbiosi, avrebbe dovuto vivere un calvario simile a quello di suo padre nella stessa terra che ha poi elevato lui a eroe".

Le parole di Manfredi Borsellino hanno dato la scossa al governo centrale che per bocca della vice segretaria del Pd, Debora Serracchiani, ha deciso di spezzare la cortina di prudenza e di attesa: "Intercettazione o non intercettazione, dopo le parole di Manfredi Borsellino la situazione in Sicilia è insostenibile".
Non è vero che Renzi si sta disinteressando dello "scandalo Crocetta", ha continuato, non è vero che sta prendendo tempo. Queste sono le accuse che si rimpallano i dem siciliani, divisi per bande. Ma il segretario premier una decisione l’ha già presa: "Stabiliamo una exit strategy dalla giunta di Crocetta". Il dilemma è: convincerlo alle dimissioni o dimissionarlo. Al Nazareno parlano di "delegittimazione" del governatore ormai evidente. "Quanto ha detto Manfredi, raccontando la solitudine e il calvario della sorella Lucia, le difficoltà, le ostilità e le offese subite solo per adempiere al suo dovere di assessore alla Sanità, quasi un corso e ricorso della vicenda del padre Paolo, mi hanno scosso". Ammette Serracchiani. Politicamente c’è certo il timore che il Pd andando al voto, perda la Sicilia, anzi la regali ai 5STelle. Un sondaggio che circola al Nazareno parla dei dem ridotti al 17% e dei grillini che li doppierebbero. "D’altra parte si rischia di logorarsi", riflette sempre Serracchiani.

"Io dimettermi? Ma manco per idea!", ha detto Crocetta, raggiunto telefonicamente dall'Adnkronos, escludendo categoricamente di fare un passo indietro: "Non mi posso dimettere su motivazioni inesistenti", ha aggiunto. "Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi la darei vinta ai poteri forti - ha ribadito il governatore - Qualcuno ha voluto mettere a segno un golpe, volevano determinare le mie dimissioni o il mio suicidio. E trovo assurdo che organi istituzionali abbiano espresso giudizi senza fare le dovute verifiche con la Procura. Il governo nomini subito una commissione d'inchiesta per accertare quali servizi deviati e quali poteri oscuri abbiano tentato di farmi fuori. Ieri l'ho chiesto al ministro degli Interni Alfano".
"Il Pd vuole le mie dimissioni? - ha continuato Crocetta - Mai, mi sfiducino se vogliono, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della storia siciliana. Ho sentito che su di me circolano altre voci, alcune riguardano la mia sessualità. Ma non c'è un bel niente, io non ho nulla da nascondere. Non c'è nulla su di me, la mia storia è limpida. L'Espresso se ha il materiale lo consegni ai magistrati, se non ce l'ha, e non ce l'ha, la cosa è molto grave e vergognosa. Ma ne risponderà davanti alla giustizia".

"Perché mi dovrei dimettere - ha ribadito ancora una volta Crocetta - se anche la Procura di Palermo per tre volte e anche oggi ha smentito quell'intercettazione su Lucia Borsellino? Il mio silenzio degli ultimi giorni è stato strumentalizzato e quindi ho deciso di romperlo e di reagire. Avevo offerto al Pd la disponibilità a fare un passo indietro ma è chiaro le mie dimissioni sarebbero interpretate come un'ammissione di colpa, colpa che non ho. È stato un golpe e basta".
L'avvocato Vincenzo Lo Re, legale del governatore della Sicilia Rosario Crocetta, illustrerà martedì prossimo a Palermo, nel corso di una conferenza stampa, le iniziative giudiziarie che intende adottare confronti del settimanale l'Espresso dopo la pubblicazione della notizia dell'intercettazione, smentita dalla Procura, tra il presidente della Regione e il medico Matteo Tutino, il chirurgo plastico agli arresti domiciliari per truffa, che avrebbe detto la frase 'Lucia (Borsellino ndr.) deve fare la stessa fine del padre', smentita dalla Procura di Palermo.

In una nota per la stampa i legali di Tutino, gli avvocati Giovanna e Daniele Livreri, hanno scritto: "Il nostro assistito ribadisce ancora una volta come la terribile e sconvolgente frase di cui alle intercettazioni pubblicate dall'Espresso, nel senso inquietante dato alla stessa, non esiste e non poteva esistere perché non è stata mai profferita ed è purtroppo con rassegnazione che dobbiamo prendere atto che è una invenzione frutto di dossieraggio per motivi politici". "Il nostro assistito si dichiara inoltre molto addolorato per la sofferenza e l’imbarazzo incolpevolmente arrecato alla dottoressa Borsellino da quanto sta avvenendo, anche perché, contrariamente a quanto affermano alcuni, il rapporto tra il dottor Tutino e l'assessore alla sanità è stato sempre improntato a sincera e leale amicizia. Il progetto legalità Villa Sofia , varato nel mese di luglio 2013 in cui si fece una riunione con assessore, presidente e partecipanti al progetto per iniziare a portare avanti l'Expert grup ovvero il progetto legalità in sanità e durato fino a tutto il 2014, ne è l’esempio concreto. Purtroppo il nostro cliente si accorge troppo tardi di essere 'stato mandato avanti allo sbaraglio ed a briglie sciolte per poi essere lasciato solo a pagare il conto'".

- Si può parlare di "metodo Crocetta"? (Guidasicilia.it, 17/07/15)

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

20 luglio 2015
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia