Il governa faccia un miracolo
La supplica di Francesco Arena e Cosma Russo, prigionieri del Mend in Nigeria, alla radio francese Rfi
''Si cerchino altre strade, perché bisogna fare ancora di più per liberarli''. E' l'appello lanciato stamani da Anna Maria Carella, la moglie di Cosma (Mimmo) Russo, uno dei due tecnici italiani (l'altro è il siciliano Francesco Arena, il terzo prigioniero è il libanese Imad Saliba) sequestrati da guerriglieri del Movimento per la liberazione del delta del Niger (Mend), in Nigeria il 7 dicembre scorso. La signora Carella ha detto all'Ansa di ''condividere tutto ciò che mio marito e Francesco Arena hanno detto ieri alla Radio francese: dalle loro parole - ha detto la donna - si sente che sono molto provati dal sequestro. Oltretutto, si trovano in un campo militare, in una situazione potenzialmente molto pericolosa''.
La moglie di Cosma Russo ha confermato di avere contatti quotidiani con il Ministero degli Esteri italiano: ''Le istituzioni stanno facendo tutto il possibile, ma io chiedo di fare ancora di più - ha concluso - per mettere fine allo stato di sofferenza delle persone rapite''.
E dopo 64 giorni di prigionia, ieri Cosma Russo e Francesco Arena hanno avuto la possibilità di tornare a a far sentire la loro voce. In un appello alla radio francese Rfi, i due tecnici italiani del gruppo Agip, hanno chiesto al governo di Roma di ''fare di più'' per ottenere la loro liberazione.
Alla radio francese i due tecnici hanno detto di essere ''trattati bene'' dai guerriglieri del Mend, ma di trovarsi ''in un accampamento militare, con tutti i rischi che ciò comporta''. Cosma Russo ha spiegato che con l'altro ostaggio, Imad Saliba, ''dormiamo sotto una tenda nella foresta, nella giungla. Non abbiamo quasi mai l'acqua per lavarci, ma abbiamo acqua da bere e mangiamo sempre riso. I militanti sono gentili con noi, ci aiutano, ci danno quello di cui abbiamo bisogno, non sono cattivi''. Ma il governo italiano ''deve fare di più'', anche un ''miracolo se necessario'', ha sottolineato Russo nel disperato appello. ''Vogliamo dire semplicemente che siamo stanchi. Siamo sicuri che stanno lavorando per farci liberare ma bisognerebbe fare qualcosa di più, un miracolo se necessario'', ha detto l'ostaggio al telefono con la radio francese, con l'accordo dei rapitori.
''Qui soffriamo l'inferno'', ha aggiunto Francesco Arena, il tecnico gelese dell'area manager di Swamp, che ha raccontato alcuni particolari sul luogo della loro prigionia. ''Siamo in un accampamento militare con tutti i rischi di un accampamento militare perché ci sono delle persone armate e sono poco più che adolescenti'', ha detto. ''Hanno tra i 18 e i 23 anni'', ha spiegato, ''e giocano tutto il tempo con le armi. Quando sono nervosi, non sappiamo perché, non ci capiamo, non parlano inglese'' ha poi sottolineato Arena, aggiungendo con la voce stanca: ''Ci sono serpenti ovunque, ne cadono persino dagli alberi. Stamattina mi sono svegliato con un serpente vicino alla testa, è pericoloso. Tra gli insetti, i serpenti, i militanti e tutto il resto, è molto pericoloso''.
L'appello dei prigionieri è arrivato proprio nel giorno in cui il viceministro degli Esteri, Franco Danieli, ha iniziato la sua missione nel Paese africano. Danieli, infatti, da ieri è in Nigeria dove, ad Abuja, ha già incontrato Joy Egwu, Ministro nigeriano degli Affari Esteri, per rappresentare ''la forte preoccupazione del governo italiano per la sorte dei dipendenti dell'Eni rapiti lo scorso 7 dicembre''. A fronte della richiesta formulata del senatore Danieli di ''un'incisiva collaborazione per la rapida soluzione di una vicenda che, a differenza di altri rapimenti, si sta prolungando da ormai due mesi'', il Ministro Egwu ha rinnovato ''le assicurazioni di massimo impegno del governo nigeriano''. Il Ministro degli Esteri nigeriano ha infatti sottolineato come ''questi episodi danneggino fortemente l'immagine del Paese'' e quindi ''sia interesse anche del suo governo adoperarsi per un esito positivo''.
Il viceministro Danieli, che è titolare della delega per gli Italiani all'Estero, si tratterà in Nigeria per incontrare il governatore della regione del Delta e, non si può escludere, anche lo stesso presidente nigeriano Olusegun Obasanjo.