Il Governo chiede ancora più rigore alla Sanità Siciliana
Tagli entro novembre e stop a nuove spese: ''o così o si va tutti a casa'', dice Lombardo
DIKTAT DA ROMA SULLA SANITÀ SICILIANA
di Massimo Lorello (Repubblica/Pelarmo.it, 12 novembre 2008)
Mentre mezza maggioranza contesta a Massimo Russo di avere esagerato con i tagli per il riordino della Sanità, il governo nazionale chiede ancora più rigore. E se il disegno di legge di Palazzo d'Orleans non verrà modificato e approvato dall'Assemblea regionale entro novembre, in ossequio al diktat romano, c'è il rischio che arrivi un commissario.
Nel giorno in cui la commissione Sanità dell'Ars riunisce i manager delle nove Ausl siciliane, il ministero della Salute, sulla base di una perentoria nota della Ragioneria generale dello Stato, invita Russo a modificare ben 12 punti del ddl che, altrimenti, "presenterebbe profili di incostituzionalità". Il disegno di legge prevede dipartimenti interaziendali ma, sottolineano da Roma, "va precisato che sono in sostituzione e non in aggiunta" a quelli già esistenti. Il testo contempla pure posizioni dirigenziali di supporto al direttore generale delle aziende sanitarie provinciali di Catania, Messina e Palermo. Ma questo, "non appare compatibile" con il piano di riordino.
Stesso discorso per le unità operative che dovranno occuparsi dei controlli nelle strutture pubbliche e private. Il ddl deve specificare che le stesse saranno realizzate attraverso la riconversione di altre strutture esistenti. Sempre per evitare che vengano aumentate le spese, invece di ridurle, il ministero della Salute invita la regione a specificare nel disegno di legge che la Consulta regionale della sanità - organo di consulenza per "le questioni di grande rilievo per la collettività" - non sia economicamente "a carico del servizio sanitario regionale", stesso discorso per il comitato dell'emergenza-urgenza. E analogo ammonimento per il comitato che metterà assieme la Regione e i rettori dei tre atenei per l'elaborazione di protocolli di intesa: l'erario non dovrà scucire nemmeno un euro.
In conclusione, il direttore generale della programmazione sanitaria del ministero, Filippo Palumbo, invita Russo ad agire di conseguenza perché "il parere favorevole sulla proposta di legge resta subordinato all'accoglimento delle modifiche e delle integrazioni richieste". Il governo nazionale ha dato tempo per correggerlo e approvarlo all'Ars fino alla fine del mese. Poi incomberà il commissariamento.
"Siamo al capolinea e dobbiamo salvare la faccia - aveva detto Russo in mattinata a un convegno della Cisl alla Vignicella - Bisogna cambiare la cultura e riscattarci a costo di fare in questo momento grandi sacrifici. In Sicilia applicare le regole è già una rivoluzione".
Quando Russo esponeva le sue idee alla Vignicella, la commissione Sanità dell'Ars ascoltava i nove manager delle Ausl a proposito della riorganizzazione che dovranno realizzare. Ad Agrigento, stando al piano di Russo, i posti letto del servizio pubblico dovrebbero essere 223 in meno, a Caltanissetta 224, a Catania 987, a Enna 353, a Messina 782, a Palermo 1.053, a Ragusa 195, a Siracusa 153 e a Trapani 261. Fatta salva l'azienda di Enna, guidata da Francesco Iudica, cognato di Raffaele Lombardo, tutte le altre, per bocca dei rispettivi manager, hanno manifestato più di un dubbio sulla concreta possibilità di apportare i tagli richiesti.
"Onestamente non possiamo ridurre più di 50 posti letto", dice Fulvio Manno, responsabile dell'Ausl di Ragusa. Benzina sul fuoco della polemica lanciata da mezza maggioranza. Dopo che Innocenzo Leontini, capogruppo del Pdl, ha presentato un contro disegno di legge, Salvino Caputo, dello stesso partito attacca: "I tagli porterebbero alla paralisi del sistema". Ma Lombardo per far approvare il ddl ha lanciato un aut-aut: "Se non passa, si va tutti a casa". Il governatore, precisa Rudy Maira, capogruppo dell'Udc, "ha aggiunto che è pronto al dialogo. Se però non sarà così nei fatti, noi non ci spaventiamo certo del suo avvertimento. Concludere traumaticamente pure questa legislatura sarebbe grave, ma non temiamo di tornare alle urne: potremmo solo guadagnarci".
L'aut-aut di Lombardo, secondo Roberto De Benedictis (Pd), "rappresenta il punto più basso del governo. Ma sia chiaro - sottolinea - in aula non saremo la stampella di questa maggioranza che fatica a stare in piedi". Stesso concetto espresso in serata dal leader regionale del partito, Francantonio Genovese ("Sono divisi su tutto"), mentre Giuseppe Lupo (pure lui deputato del Pd all'Ars) chiosa: "La maggioranza litiga solo per gli assetti di potere, mentre se n'infischia dei malati e del personale, tutto da qualificare, che dovrà assisterli".