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Il Governo ha detto di sì al prolungamento della permanenza nei Cie

Nel ddl sicurezza è rientrata la norma predentemente bocciata, ma è uscita quella dei 'medici-spia'

28 aprile 2009

Il Governo ha detto di sì alle cosiddette 'ronde' come disegnate - ma poi stralciate - nel decreto legge approvato prima di Pasqua alla Camera -, e sì alla permanenza fino a 180 giorni dei clandestini nei centri di identificazione ed espulsione.
Con due emendamenti al ddl sicurezza presentati in commissione affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio, il Governo prevede, da un lato, che in caso di mancata cooperazione al rimpatrio del cittadino da parte del paese d'origine o di ritardi nell'ottenere la documentazione richiesta, il periodo di trattenimento (di 30 giorni più 30) possa essere prolungato con una richiesta di proroga di 60 giorni, allungabile di altri 60, fino ad un periodo massimo complessivo non superiore a 180 giorni, previa convalida del giudice di pace.

La norma, già introdotta al Senato, non era passata al vaglio dell'aula ed era rimasta nel ddl la disposizione attuale della legge Bossi-Fini che prevede un massimo di 60 giorni.
La bocciatura del dl aveva reso "furibondo" il titolare del Viminale, Roberto Maroni: "È stata messa in discussione - ha detto - l'impianto delle politiche di contrasto all'immigrazione del governo. Uno dei motivi per cui i migranti preferiscono l'Italia è il fatto che nel nostro Paese stanno 2 mesi nei Cie, a Malta 18 mesi". "È un vero e proprio indulto dei clandestini", aveva affermato il ministro dell'Interno, prontamente "smentito" dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa: "Nessun indulto, ma l'effetto sarebbe certamente un grave danno per l'Italia". Ora l'accordo nel centrodestra è stato raggiunto e la norma, che sarà inserita nel disegno di legge sicurezza in discussione alla Camera, "dovrebbe entrare in vigore - ha precisato il ministro - entro un paio di mesi".

Accordo anche sulle cosiddette ronde. Il Governo sostituisce l'articolo 52 del ddl e prevede che i sindaci, previa intesa con il prefetto, possano avvalersi della collaborazione di associazioni volontarie di cittadini non armati al fine di segnalare alle forze di polizia dello stato o locali, eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale. Le associazioni sono iscritte in apposito elenco tenuto a cura del prefetto, previa verifica dei requisiti necessari previsti da un decreto del ministro dell'Interno, da adottare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge. In via prioritaria, i sindaci si avvalgono delle associazioni costituite fra gli appartenenti, in congedo, alle forze dell'ordine , forze armate e altri corpi dello Stato. Le associazioni diverse da queste sono iscritte negli elenchi solo se non siano destinatarie a nessun titolo di risorse economiche a carico della finanza pubblica.

Dal ddl è uscita la norma che dà ai medici la possibilità di denunciare gli immigrati clandestini. I relatori Francesco Paolo Sisto e Jole Santelli ne hanno sottoscritto la soppressione. Indispensabile peraltro dopo la clamorosa protesta di Alessandra Mussolini che un mese fa ha raccolto in una lettera le firme di 101 deputati concordi nel chiedere un passo indietro al al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi (LEGGI).
Su questo emendamento si erano appuntante anche le dure critiche del presidente della Camera Gianfranco Fini, che ancora ieri mattina, dall'ospedale San Gallicano di Roma che si occupa solo di immigrati, dove era in visita, ha giudicato "un errore giuridico e di miopia politica". "E' stato giusto far sentire il dissenso ed evitare che una tale norma fosse inserita nel nostro impianto legislativo: sarebbe stato un errore e un atto di miopia politica". Fini ha sottolineato che "la Costituzione fu lungimirante, nel prevedere che il diritto alla salute è un diritto inalienabile. Tradurre questo principio in concretezza è compito delle istituzioni. Ed è un impegno che si sposa con il giuramento medico all'inizio della professione, che è anche una missione".

Il presidente della Camera ha ricordato "l'ipotesi di poter chiedere di dar corso a comportamenti lesivi del diritto alla persona di essere curata", circolata all'interno del Governo, per la quale appunto definisce "giusto" l'aver manifestato dissenso da molte parti della società civile e della politica. Anche perché gli immigrati clandestini avrebbero anche "fatto ricorso a strutture alternative e parallele, che non danno alcuna garanzia dal punto di vista della sicurezza sanitaria pubblica, rischiando così l'introduzione e il diffondersi di malattie che sono state debellate nel passato".
A conclusione del suo intervento il presidente della Camera ha voluto ricordare che: "Chi viene in Italia è mosso dal bisogno; non possiamo ovviamente accogliere tutti, ma continuare una politica di rigore sempre volta all'integrazione, nel rispetto delle leggi. I nostri nonni all'estero chiedevano rispetto: anche per onorare la loro memoria, rispettiamo chi viene oggi in Italia".

[Informazioni tratte da Aduc Immigrazione, Corriere.it, Repubblica.it, Adnkronos/Ing]

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28 aprile 2009
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