Il governo Monti: un esecutivo tecnico, ma non 'anticasta'
Politologi e osservatori politici (sia di destra che di sinistra) tutti d'accordo sulla caratura politica del nuovo governo
L'esecutivo guidato da Mario Monti è un governo tecnico, ma non 'anticasta' o 'antipolitico', come magari prefigurato da qualche osservatore o imprenditore. Un giudizio condiviso da politologi e navigati osservatori della politica, a destra come a sinistra, contattati dall'Adnkronos.
"Non è un esecutivo di tecnici che si contrappongono alla politica", assicura Alessandro Campi, docente di Storia del pensiero politico all'Università di Perugia, che spiega: "Fin dall'inizio Monti ha tentato di coinvolgere politici nel suo esecutivo per rafforzarlo. E' una squadra di governo che non nasce contro la politica di professione o di Palazzo". Lo stesso Monti, parlando in Senato, ha rimarcato che il suo governo lavorerà "non con la supponenza di chi è tecnico rispetto alla politica". "Se si guardano i singoli membri del governo - sottolinea il politologo - si può notare come siano tutte persone di grande spessore, e tutte sono ricondubili a un'area culturale e sociale, a un sistema di relazioni che va oltre la loro professione". Per Campi, dunque, "l'etichetta di ministro tecnico è ambigua. Il fatto che non si faccia parte di un partito, non significa che i ministri non abbiano orientamenti politici. E' vero invece il contrario: molti ministri li hanno e sono anche noti". "Sarà un 'governo tecnico-politico' - spiega il politologo - che nasce dalla regia politica di Giorgio Napolitano. Attenti perciò alle posizioni demagogiche di chi chiede governi 'anticasta': la critica della politica si fa con un politica diversa, ma restando all'interno".
"E' un governo del Presidente Napolitano, come si potrebbe pensare che sia contro la politica?", fa notare l'ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, per il quale "la qualità dei ministri non è in discussione, quelli che io conosco sanno che è sempre la politica, ahimè, ad avere poi l'ultima parola". "Perciò - fa osservare il politologo - i ministri sono consapevoli dei limiti del loro mandato, la durata dell'esecutivo dipenderà molto dalla capacità di Monti, ma hanno ottime possibilità di arrivare al 2013. E per qualcuno di loro, a partire dal premier, anche dopo: Monti non ha certo l'intenzione di andare a casa fra 18 mesi. Ed è giusto che sia così", sottolinea il filosofo veneziano.
"E' un governo del Presidente Napolitano, ma dopo l'approvazione della fiducia alle Camere sarà un governo di tutti (perché appoggiato da tutti) e perciò, pirandellianamente, di nessuno", sottolinea Paolo Armaroli, Docente di Diritto pubblico comparato presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Genova. "L'unica forza di opposizione - fa notare il costituzionalista - è la Lega che non a caso è un partito di respiro regionale, mentre le altre forze politiche nazionali si assumono la responsabilità di questa fase in un momento delicato del Paese. Che poi ci sia una forza seppure piccola all'opposizione, è un fatto positivo, perché come sosteneva un grande liberale come Salvatore Valitutti, 'la democrazia respira con due polmoni', quello della maggioranza e quello dell'opposizione". "Piano piano - nota Armaroli - il governo Monti sta diventando sempre meno anticasta, perché le maggiori forze politiche prima hanno detto 'ni', poi hanno pronunciato un 'sì' stiracchiato e ora, a cominciare da Silvio Berlusconi, hanno dato un 'sì' convinto a un esecutivo che per 18 mesi metterà un po' in ombra la forma di governo parlamentare, la cui regola è che la maggior parte dei ministri siano parlamentari". "Non a caso - conclude Armaroli - nella Francia della quinta Repubblica, che è una forma di governo semipresidenziale, esiste una incompatibilità tra mandato parlamentare e incarichi governativi". [Adnkronos]