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Il Governo Prodi è affondato!

Il Senato ha negato la fiducia al traballante governo di centrosinistra che ha ''galleggiato'' per 617 giorni

25 gennaio 2008

Sono riusciti a mangiare solo un paio di panettoni, e appena digerito il secondo sono pronti per andarsene a casa... Il Governo Prodi è finito, terminato, caduto, sfiduciato, mandato a casa. Niente di straordinario, volendo, perché non poteva certo durare un'intera legislatura camminando continuamente sul filo del rasoio...
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto ieri sera, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prodi, il quale, dopo aver riferito sull'esito negativo del voto sulla fiducia espresso dal Senato della Repubblica, ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto.
Il Capo dello Stato ha invitato il Governo dimissionario a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti. Le consultazioni avranno inizio nel oggi pomeriggio con i Presidenti delle due Camere.

UN PASSO INDIETRO... COSA E' SUCCESSO IERI
L'Aula del Senato ha negato la fiducia al governo con 161 voti contrari e un astenuto contro 156 voti favorevoli. L'Unione non ha avuto la maggioranza a Palazzo Madama e a nulla questa volta è servito mobilitare i senatori a vita, di cui tre assenti (Andreotti, Pallaro e Pininfarina). Troppe le defezioni: al no di Clemente Mastella e Tommaso Barbato si sono aggiunti quelli di Franco Turigliatto (l'unico no targato sinistra), Lamberto Dini e il colpo di grazia inferto da Domenico Fisichella. Cinque voti di troppo, senza contare l'astensione di Giuseppe Scalera (e quella dell'ultimo minuto del senatore a vita Giulio Andreotti), che sono risultati fatali.

Nell'intervento con cui aveva aperto la seduta, Romano Prodi aveva chiesto ai senatori un voto “motivato”, promesso riforme istituzionali e un ritocco della squadra di governo. Il premier aveva poi ribadito di voler “il voto esplicito” di ciascun parlamentare nel rispetto della Costituzione spiegando che l'Italia “non si può permettere il lusso” di un vuoto di potere per far fronte all'emergenza economica e all'urgente bisogno di riforme istituzionali. Il premier aveva aggiunto poi di essere “ben consapevole” del fatto che il governo aveva bisogno di una ridefinizione per “rafforzare le sue capacità decisionali, snellire le sue procedure, migliorare la sua resa, forse ridefinire le sue strutture e la sua composizione”.
Tutto inutile, perché già dalle dichiarazioni di voto si era capito che Prodi non ce l'avrebbe fatta. Come da previsione, i senatori del centrodestra avevano annunciato i loro voti contrari. Domenico Fisichella, ex An eletto nelle fila della Margherita, aveva invece annunciato che probabilmente non avrebbe partecipato al voto, cosa che poi non è avvenuta, dato che alla fine ha votato no. E anche due (ora ex) alleati del governo, il leader dei liberaldemocratici Lamberto Dini (che ha votato no) e il suo compagno di partito Giuseppe Scalera (che si è astenuto, cosa che è equiparata al voto negativo in Senato) avevano annunciato il loro voto contrario.
Grande attenzione c'è stata per la dichiarazione di voto di Mastella che aveva esordito con una poesia di Pablo Neruda «Lentamente muore...» per poi chiarire che per lui la maggioranza non c'era più. “Dico no con molta fermezza alla fiducia” aveva spiegato Mastella che poi rivolgendosi a Prodi aveva aggiunto “Lei non può far finta che non sia successo nulla. Bisogna esigere rispetto dalla magistratura”.

Il voto è poi arrivato, al termine di una seduta ad alta tensione scatenata dalla solinga decisione del senatore dell'Udeur, Nuccio Cusumano, di dare il proprio consenso al governo nonostante la posizione ufficiale del partito. Decisione che ha scatenato il triste e squallido spettacolo tra questo (che si è sentito male) e il collega di partito Tommaso Barbato che gliene ha dette di tutti i colori...

UNO SPETTACOLO TRISTE E SQUALLIDO...

"Scelgo in solitudine, scelgo con la mia libertà, con la mia coerenza, senza prigionie politiche, ma con l'esaltante prigionia delle mie idee, della mia probità, scelgo per il Paese, scelgo per la fiducia a Romano Prodi e al suo governo"
. Così il senatore dell'Udeur Stefano Cusumano, detto Nuccio, siciliano di Sciacca, ha scatenato la tempesta nell'Udeur e la reazione del suo collega di partito Tommaso Barbato, che lo ha aggredito verbalmente con una lista lunghissima di parolacce e insulti... Demente, gangster, utile idiota, pezzo di merda, coglione, delinquente, ubriaco, ladro, vigliacco, rompicoglioni, schifoso, cornuto, frocio, pagliaccio. Anche uno scaracchio pieno di disprezzo addosso al senatore reo di aver annunciato il proprio voto favorevole al governo Prodi contro la volontà dei vertici del suo partito. Cusumano, dopo essersi messo a piangere, si è sdraiato tra i banchi colto da malore ed è svenuto. Barbato, non contento, ha continuato ad isultarlo, poi è stato allontanato dai commessi e da alcuni senatori del centrodestra. Cusumano è stato portato via dall'Aula di Palazzo Madama in barella. ["Cusumano e gli altri, l'aula è un'arena" di G. A. Stella]

E ADESSO COSA SUCCEDERA'...
Con la fine dei 617 giorni del governo Prodi è l'inizio di una fase che tutti definiscono "incertissima".
Elezioni subito hanno gridato in molti nell'aula di Palazzo Madama, salutando con urla e fragorosi applausi la lettura del voto. I senatori di An Strano e Gramazio hanno addirittura stappato una bottiglia di spumante bagnando i loro banchi e i senatori circostanti richiamati dal presidente Franco Marini. Fuori dall'aula Mara Carfagna e Iole Santelli, deputate azzurre, esultano quasi fossero allo stadio, mentre in piazza Gianfranco Fini ha festeggiato con i militanti e lo stato maggiore di An davanti al maxischermo allestito in Largo Goldoni. Tra lanci di coriandoli, striscioni che recitano “Ora Prodi prenda un taxi per andare a casa” e bandiere del partito, il leader di An ha stappato una bottiglia di champagne e si è lasciato andare a cori da stadio: “Alè, Prodi vattene, alè Prodi vattene...”, “Tanto pè cantà, perché Romano se ne deve annare...”. Più tardi, durante la trasmissione tv Porta a Porta, Fini ha aggiunto: “Ci sentiamo pronti a governare, se gli italiani ci daranno fiducia. Noi siamo più omogenei del centrosinistra. E comunque ci faremo carico, ne ho parlato con Silvio Berlusconi, di un'alleanza basata sulla condivisione di valori e programmi”.

Ecco, appunto, Silvio Berlusconi... Cosa ha detto il Cavaliere? “Sono spiacente per Prodi. Lo dico a livello personale, perché so le difficoltà che si hanno a tenere insieme una coalizione e un governo”. Silvio Berlusconi ha concesso il suo personale onore delle armi al presidente del Consiglio dimissionario. “Fino all'ultimo abbiamo temuto che avesse carte coperte - ha aggiunto il leader della Cdl - perché ci sembrava strano che andasse al Senato a prendersi i rimproveri e le critiche senza avere una strategia per uscire dal vicolo cieco”. Intervenendo poi telefonicamente al Tg4 Berlusconi ha ribadito la sua contrarietà ad ipotesi di esecutivi tecnici o istituzionali perché “quello che è accaduto al Senato rispecchia il voto degli italiani, la maggioranza che sostiene il governo Prodi è implosa e bisogna restituire subito la parola agli elettori”. Poco più tardi ha però precisato: “Non ho fatto nessuna data. Ho solo detto che bisogna ridare la parola al voto il più presto possibile” ha detto il Cavaliere in collegamento telefonico con Porta a Porta.

A Fini e Berlusconi un invito a non essere precipitosi, per non incorrere in altri errori, è arrivato da Pier Ferdinando Casini: “Le contraddizioni emerse nel centrosinistra e l'impegno coerente dell'opposizione in Parlamento hanno portato alla fine di un governo inviso alla maggior parte degli italiani. Adesso è necessario non sbagliare per evitare di trasformare le speranze in nuove delusioni” ha scritto il leader dell'Udc in una nota commentando la sfiducia del Senato al governo Prodi.
La Lega, invece, vuole il voto. "Elezioni subito" dice il senatore Roberto Castelli. "Vediamo cosa farà il Presidente della Repubblica" frena Umberto Bossi. Ma Roberto Maroni incalza: "Al voto, senza dubbio".

C'ERA UNA VOLTA UNA MAGGIORANZA (????)
"Occorre evitare le elezioni anticipate che precipiterebbero il Paese in una situazione di crisi drammatica". Il segretario del Pd Walter Veltroni, che prima aveva lanciato il Pd "da solo in corsa alle elezioni", adesso si affida "alla saggezza di Napolitano". Ma nell'ex maggioranza, nella ex Unione, sembra di capire che il governo tecnico lo voglia solo il Pd. Le posizioni ruotano tutte intorno al sistema di voto. Con quello attuale, maggioritario corretto, i piccoli partiti esistono solo in coalizioni allargate. E il blocco proporzionalista Udc-Rifondazione-Sd affonda sotto gli eventi. Fabio Mussi (Sd) vede la situazione molto "complicata" e ritiene "improbabili e non desiderabili governi istituzionali di lunga durata e di larghe coalizioni". Il Pdci (Manuela Palermi) dice "no a un governo istituzionale" perchè sente puzza di inciucio. Franco Giordano, segretario di Rifondazione, chiede di "verificare le condizioni per un esecutivo in grado di fare una riforma elettorale". Ma mentre lo dice ci crede poco o quasi nulla. Giovanni Russo Spena, capogruppo al Senato, è più articolato: "Noi diciamo sì a un governo ponte per le riforme ma no ad un'intesa An-Forza Italia-Pd". Insomma, governo del presidente o elettorale che sia, ma con quali voti? Con quale maggioranza?
E Prodi? L'oramai ex premier sembra fuori da tutti i giochi....

 

 

 

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25 gennaio 2008
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