Il governo vara un decreto contro la pedopornografia on line. La responsabilità più grande ai provider
I provider saranno obbligati ad oscurare ''i siti che diffondono, distribuiscono o fanno commercio di immagini pedopornografiche'' entro sei ore dalla comunicazione ricevuta da parte dell'autorità giudiziaria. E' la nuova arma che il governo ha impugnato per lottare contro la pedopornografia via Internet. Un'arma fornita dal decreto firmato ieri mattina dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, con la quale si rafforzerà la lotta ''contro i contenuti pedopornografici e lo sfruttamento dei minori attraverso Internet''.
Con il decreto, risultato di un'istruttoria durata alcuni mesi tra il Ministero delle Comunicazioni, il Ministero per le Riforme e le innovazioni nella Pubblica Amministrazione e la Polizia Postale, spetterà alle stesse associazioni degli Internet Provider, di intervenire direttamente secondo modalità concordate.
''Sono soddisfatto - ha detto il ministro Gentiloni - perché in questo modo saranno proprio gli Internet Provider a collaborare per oscurare i siti illegali''. Entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, gli internet provider dovranno oscurare i siti incriminati almeno al livello minimo di ''nome del dominio''. Avranno invece 120 giorni dalla stessa data per intervenire a livello di indirizzo Ip, cioè il numero che identifica la macchina collegata con una rete che utilizza lo standard Internet protocol e a cui possono far capo più siti. Ogni 6 mesi si procederà poi al controllo dei risultati, alla verifica delle tecnologie adottate e della loro congruenza con gli obiettivi di legge.
Con tale provvedimento si completa il percorso delineato quasi dieci anni fa, con la Legge 3 agosto 1998, n. 269 ''Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù'', successivamente integrata dalla legge n. 38/2006.
Quest'ultima in particolare ha previsto all'art. 19 l'istituzione, da parte del Ministero degli Interni, di un Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia sulla rete internet, sotto la responsabilità della Polizia Postale e delle Comunicazioni, con il compito di raccogliere tutte le segnalazioni, provenienti anche dagli organi di polizia stranieri e da soggetti pubblici e privati impegnati nella lotta alla pornografia minorile, riguardanti siti che diffondono materiale concernente l'utilizzo sessuale dei minori avvalendosi della rete.
''La rete - ha voluto sottolineare il ministro delle Comunicazioni - è una straordinaria fonte di informazione ed un motore dell'innovazione. Per difendere la libertà contro ogni tentazione di censura preventiva e generalizzata, peraltro impraticabile, occorre colpire in modo certo ed efficace chi ne fa una uso criminoso contro i bambini''.
Positive le prime reazioni. Secondo Don Fortunato Di Noto, fondatore dell'Associazione ''Meter'' e famoso per aver fatto oscurare migliaia di siti pedofili, il decreto Gentiloni va bene, ma bisogna tener presente che il problema non è nei provider italiani che ''soprattutto dopo l'entrata in vigore della legge 269/98 hanno sempre recepito le indicazioni e le denunce'' quanto in quelli esteri. Per sciogliere questo nodo, propone don Di Noto, ''bisogna agire in sede Onu sensibilizzando i Paesi che hanno aderito alla convenzione di Ginevra sui diritti dell'infanzia. Dobbiamo chiedere loro comportamenti in difesa dei bambini, considerato che alcuni di loro hanno atteggiamenti di tolleranza pseudo culturale nei confronti del fenomeno''.
Qualche perplessità su alcuni aspetti del decreto arriva dal mondo dei provider. ''Premesso che ovviamente siamo d'accordo sulle finalità del provvedimento - ha spiegato Paolo Nuti, vicepresidente dell'Associazione italiana internet provider - ci sono alcuni particolari del decreto che non ci convincono. In primo luogo, la comunicazione dei siti o degli indirizzi Ip da oscurare ci verrà trasmessa attraverso un canale criptato, ma con una tecnologia a noi ancora ignota e che dovrà essere implementata dall'ex monopolista Telecom Italia. In secondo luogo i siti da oscurare ci saranno segnalati a livello di dominio o a livello Ip. In questo secondo caso il blocco di un indirizzo Ip potrà comportare non solo l'oscuramento del sito incriminato, ma anche di migliaia di altri siti collegati che con la pedopornografia non hanno nulla a che vedere. Altri problemi potrebbero sorgere con gli indirizzi Ip dinamici che vengono cioè attribuiti in un certo momento a un sito e qualche ora dopo ad un altro, assolutamente incolpevole''.
Se questo decreto sarà poi effettivamente efficace nel combattere la pedopornografia online, Nuti dice che: ''Sicuramente si ridurrà enormemente l'impatto dell'accesso casuale ai siti pedopornografici e si renderà la vita difficile al pedofilo con scarsa esperienza informatica. Tuttavia resta un interrogativo. Si mette in piedi un sistema di filtraggio che non possiamo definire censura solo per le sue finalità. Ma che potrebbe diventare facilmente tale se in futuro la pressione di lobby rendesse possibile la sua estensione ad esempio anche al peer to peer''. Un campanello di allarme per quei siti dove gli utenti scambiano foto, musica e video.