Il grande circo libico di Muammar Gheddafi
Spettacoli, belle donne, cavalli, lezioni coraniche e tante, tante polemiche
Il grande circo libico di Muammar Gheddafi è stato smontato. Via le tende, via i cavalli, le amazzoni e tutte le sue bizzarie. Rimangono l'amicizia, con il premier Silvio Berlusconi, e l'eco delle tante, tante polemiche nate in questi due giorni.
Quella di ieri, giorno conclusivo della visita del colonnello a Roma per festeggiare l'anniversario del Trattato di amicizia e cooperazione tra Libia e Italia, è stata una giornata intensa e decisamente varia. Dopo aver impartito la seconda "lezione di Corano" a 200 ragazze e aver incontrato l'amico Silvio, il colonnello in serata ha partecipato ai grandi festeggiamenti organizzati nella caserma 'Salvo D'Acquisto'. Qui, prima di assistere al Carosello storico dell'Arma del reggimento dei carabinieri a cavallo, il leader libico ha preso la parola per un lungo intervento: ''Saluto il grande coraggio del mio grande amico Silvio Berlusconi", ha detto, ringraziando l'Italia per la condanna del colonialismo e per il coraggio dimostrato ammettendo gli errori del passato.
Gheddafi non ha rinunciato a sottolineare le sofferenze subite dal suo popolo, ripercorrendo alcuni episodi risalenti al periodo coloniale, ha parlato del maresciallo Rodolfo Graziani quale maestro di Hitler e ha enfatizzato il fatto che "ogni famiglia libica ha nella propria storia un morto, una persona risultata dispersa o costretta a subire mutilazioni a causa dell'occupazione italiana", ha ricordato l'ingente quantità di mine lasciate sul territorio libico dalle forze dell'Asse. "L'Italia - ha commentato ancora - ha eseguito alcuni interventi 'riparatori' in Libia, ha ad esempio costruito un ospedale ortopedico a Bengasi per curare le vittime delle mine, ma è poca cosa rispetto a quanto successo veramente al popolo libico". Comunque, ha aggiunto, "non vogliamo commettere lo stesso errore un'altra volta vogliamo amicizia e collaborazione e che il Mar Mediterraneo sia un mare di pace".
Gheddafi ha anche parlato del problema dell'immigrazione: "Per fermare l'immigrazione clandestina - ha concluso il leader libico - la Libia, sostenuta dall'Italia, chiede all'Unione Europea che l'Europa offra almeno cinque miliardi di euro all'anno per fermare l'immigrazione non gradita. Bisogna sostenere questo esercito che combatte per fermare l'immigrazione altrimenti l'Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera. Libia è l'ingresso dell'immigrazione non gradita, dobbamo lottare insieme per affrontare questa sfida. L'Italia deve convincere i suoi alleati europei per applicare la proposta libica".
Prima di Gheddafi, Silvio Berlusconi aveva rivolto un breve saluto al leader libico, ricordando che "tutti dovrebbero rallegrarsi" della nuova amicizia tra Italia e Libia sancita dal Trattato di Bengasi e sottolineando che chi critica i rapporti di amicizia tra lui e Muammar Gheddafi "appartiene al passato, è prigioniero di schemi superati".
Dopo il carosello dei carabinieri c'è stato l'attesissimo spettacolo equestre con i 30 cavalli berberi, fatti arrivare in aereo dalla Libia per l'occasione. Dopo i festeggiamenti, una cena offerta da Berlusconi al leader libico. Con la presenza di tanti i big dell'economia al ricevimento. Verso la fine della serata il presidente del Consiglio ha anche cantato una canzone in francese.
Nel tardo pomeriggio, in un incontro durato circa mezz'ora, il presidente del Consiglio e il leader libico avevano affrontato temi come immigrazione, infrastrutture ed energia. Un incontro che si è tenuto nella tenda del leader libico e a cui ha partecipato anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini. ''I colloqui sono andati bene. Abbiamo parlato anche di economia internazionale e di come uscire dalla crisi'', ha detto Frattini al termine dell'incontro. Il ministro degli Esteri ha criticato, poi, le polemiche sollevate dall'opposizione per la visita del leader libico: "È gente che non conosce affatto né la politica estera né gli interessi dell'Italia - ha detto -. Gheddafi è un leader importante per tutto il Medio Oriente, e noi - ha aggiunto Frattini - da questa opposizione non ci aspettiamo niente".
A quanto si è appreso nell'incontro tra i due leader si è parlato anche di politica internazionale con un approfondimento particolare nei confronti dell'Africa. Si sono, poi, valutate le prospettive di pace in Medio Oriente a seguito dei più recenti sviluppi, mentre sul piano economico è stata rinnovata l'attenzione verso l'apertura dei mercati libici nei confronti della penetrazione delle imprese italiane. Un'apertura che, sottolineano le stesse fonti, rappresenta una conferma della politica avviata grazie al trattato di amicizia siglato dai due paesi esattamente due anni fa.
SPIGOLATURE...
"La donna è più rispettata in Libia che in occidente e in Usa" - "La donna è più rispettata in Libia che in occidente e Usa''. Sarebbe la tesi di Muammar Gheddafi, secondo quanto riferito da Elena Racoviciano, una delle hostess presenti al secondo incontro-lezione con Gheddafi presso la residenza dell'ambasciatore libico.
"E' stato un incontro molto intenso, anche se è durato più di due ore il tempo è volato. Abbiamo toccato molti argomenti, e alla fine a ognuna di noi il colonnello ha regalato una copia del Corano e una del Libro verde della rivoluzione libica". "In particolare - hanno raccontato le ragazze - abbiamo toccato l'argomento del ruolo della donna in Italia e in Libia. Ne è emerso che le donne, seppure in Italia siano molto più libere dal punto di vista della scelta del lavoro da fare nella vita, in Libia la religione non le sottomette e sono comunque donne libere di scegliere. Il colonnello ha detto che in Libia la donna è più rispettata di quanto si pensi in Occidente".
"In Libia - ha proseguito Elena - si preferisce che la donna faccia dei lavori più femminili, ma ciò non significa che non sia libera di scegliere". "Per spiegare - ha aggiunto - il colonnello ha fatto l'esempio di una donna che guidi un treno o di una donna minatore: in Libia le donne possono fare questi lavori, ma si preferisce che facciano qualcosa che sia più adatto al loro fisico".
In merito alle modalità di selezione delle ragazze che avrebbero partecipato all'incontro, infine, Barbara ha spiegato: "Io sono arrivata qui tramite una mia amica che mi ha invitata. Ci hanno solo dato un rimborso spese e hanno selezionato le ragazze in merito al loro reale interesse a partecipare a questo incontro".
"L'Italia è la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili" - "Se l'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili, la ragione è purtroppo politica. Nelle passeggiate romane il rais libico non esibisce il suo temperamento eccentrico, ma la sua legittimazione, la sua amicizia con il premier, la sua paradossale centralità nella politica internazionale di un governo, quello berlusconiano, che è progressivamente passato dall'atlantismo all'agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga, le sue diventano anche le 'nostre' ragioni e la sua politica la 'nostra'". Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo, ha commentato la visita a Roma del leader libico con un intervento di Carmelo Palma, direttore di 'Libertiamo'.
"Il centro-destra - ha scritto Palma - che aveva denunciato 'l'equivicinanza' della politica estera dalemiana, sempre in mezzo tra aggrediti e aggressori, a distanza di sicurezza dagli uni e dagli altri, l'ha scavalcata, iniziando a distinguere gli autocratici buoni da quelli cattivi sulla base della loro amicizia e disponibilità personale e delle convergenze di interessi di breve periodo. Quest'idea ha portato Berlusconi a Minsk a tributare sperticati elogi all'ultimo dittatore europeo, il bielorusso Aleksandr Lukashenko, a difendere, in ogni dove, le ragioni e la legittimità della 'demo-autocrazia' putiniana e a farsi garante della rispettabilità politica del colonnello Gheddafi, che ormai sale in Italia a divertirsi quando e come vuole. Come si dice: pago, spendo, pretendo!". Insomma, "nell'atteggiamento dell'esecutivo rispetto a Gheddafi - continua l'analisi - non c'è però un eccesso, ma un difetto di realismo. C'è la convinzione che un governo responsabile debba muoversi nel 'mercato' delle relazioni internazionali in modo del tutto indipendente da una valutazione politica dei fatti, degli equilibri generali e delle conseguenze di medio-lungo periodo". "Ad esempio - ha rimarcato Ffwebmagazine - nessuno sembra riflettere seriamente se la nouvelle vague berlusconiana, che indubbiamente funziona con despoti come Gheddafi, capaci di dare e di togliere alle imprese italiane commesse pubbliche, di aprire e chiudere capricciosamente il 'rubinetto' degli sbarchi a Lampedusa e di investire in Italia i proventi della rendita petrolifera, possa funzionare quando gli interlocutori sono leader di governo, che non comprano né vendono contratti, che non sono padroni dell'economia nazionale e che non necessitano della legittimazione italiana".
L'appello di Amnesty: "Inserire tema dei diritti umani in agenda colloqui Italia-Libia" - "Inserire il tema dei diritti umani nell'agenda degli incontri in programma e, più in generale, al centro delle relazioni bilaterali e della cooperazione tra Italia e Libia". E' stata questa la richiesta di Amnesty International, contenuta in una lettera inviata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in occasione della visita di Gheddafi. "Il dialogo tra i due Paesi, culminato nell'accordo di Amicizia, partenariato e cooperazione di cui ricorre oggi il secondo anniversario, - ha scritto Amnesty nella nota - ha riguardato tra le altre cose il contrasto dell'immigrazione irregolare attraverso attività congiunte di pattugliamento del mar Mediterraneo e il trasferimento di fondi e di mezzi da parte dell'Italia, dimenticando la spaventosa situazione dei diritti umani in Libia". "Nel giugno di quest'anno, - era scritto ancora nella nota - Amnesty International ha diffuso un rapporto nel quale sottolinea come la situazione dei diritti umani in Libia risenta dell'assenza di riforme, nonostante il Paese intenda giocare un ruolo di maggior rilievo sul piano internazionale. Il rapporto, basato anche su una missione di ricerca sul campo del 2009 e aggiornato fino alla metà del maggio 2010, denuncia una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura, la fustigazione delle donne e la pena di morte". Negli ultimi anni, Amnesty International ha riportato che i metodi più utilizzati siano le bastonate, tra cui quelle sulle piante dei piedi, definite 'falaqa', le scariche elettriche, la sospensione per le braccia e il diniego deliberato di assistenza medica. "Le autorità libiche - ha ricordato Amnesty - dovrebbero impegnarsi in maniera efficace affinché queste pratiche non siano più tollerate e avviare indagini sui casi denunciati e sulle persone responsabili, compresi i funzionari dell'Agenzia per la sicurezza interna". "In Libia, - ha spiegato l'organizzazione per i diritti umani - sono inoltre previste punizioni corporali, inclusa la fustigazione, per persone condannate a causa di relazioni sessuali al di fuori di un matrimonio legale, in base alla legge n. 70 del 1973 che prevede fino a 100 frustate. Il codice penale contempla anche sino a sette anni di carcere per relazioni sessuali extraconiugali. Tali previsioni sono discriminatorie e colpiscono in maniera sproporzionata le donne. Le autorità libiche - ha chiesto Amnesty International - dovrebbero porre fine all'applicazione di punizioni corporali e depenalizzare le relazioni sessuali tra adulti consenzienti. Amnesty International ritiene che gli uomini e le donne arrestati con queste motivazioni siano da considerare prigionieri di coscienza e ne chiede l'immediato e incondizionato rilascio".
"La pena di morte, - ha scritto ancora Amnesty - tema sul quale l'Italia ha negli ultimi anni assunto un ruolo internazionale di grande stimolo verso la moratoria sulle esecuzioni e in vista dell'abolizione globale, è prevista in Libia per un numero di reati ampio, che include anche l'esercizio pacifico del diritto alla libertà di espressione e di associazione. Le sentenze capitali continuano a essere comminate dai tribunali libici al termine di processi che violano gli standard internazionali sull'equo processo e colpiscono in maniera sproporzionata cittadini stranieri". "L'Italia - ha concluso Amnesty International - potrebbe assumere un ruolo guida nel dialogo sui diritti umani e impegnarsi in questo senso a partire dagli incontri in agenda nel corso della visita del leader libico Gheddafi e, successivamente, in vista della Revisione universale periodica, nell'ambito del Consiglio Onu dei diritti umani, che a novembre riguarderà anche la Libia".
Nell'incontro Italia-Libia anche la Sicilia - "Accogliamo positivamente la proposta della presidenza del Consiglio dei ministri di avviare una collaborazione culturale con la Libia che parta dai teatri greco-romani, purché essa si sviluppi coerentemente con una scelta condivisa di rispetto verso l'ambiente e per il mare. Il riferimento è alla prospettata realizzazione di una piattaforma petrolifera a poche centinaia di miglia dalla Sicilia in acque libiche, che desta non poche preoccupazioni fra amministratori e cittadini siciliani". Lo ha detto l'assessore dei Beni culturali e dell'identità siciliana, Gaetano Armao, che ha partecipato, in rappresentanza del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, alla celebrazione dell'amicizia Italo-Libica, a Roma. "La piattaforma, che dovrebbe essere realizzata dalla Bp - ha aggiunto - sarebbe dotata di una trivella in grado di raggiungere la profondità di 1.700 metri, ben 500 metri oltre quella dell'impianto protagonista del disastro ambientale avvenuto nel Golfo del Messico". "Appare ragionevole - ha concluso Armao - chiedere che, prima che inizino le attività di estrazione, vengano resi noti ai Paesi rivieraschi metodi e strumenti di intervento, se esistono, in caso di incidenti come quello avvenuto in Messico".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica.it, Corriere.it]