Il grande silenzio
Chi non rinuncia a tutti i suoi beni e non mi segue sul mio cammino non può essere mio discepolo
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IL GRANDE SILENZIO
di Philip Gröning
Incorniciata tra le Alpi, molto vicina alla piccola cittadina di Grenoble, c'è la Grande Chartreuse, il più antico monastero dell'ordine dei Certosini. Lì, protetti dalle mura antiche e dal silenzio del luogo, vivono uomini che per tutta la loro vita hanno scelto di amare Dio e di ascoltarne la Parola nel rumore del vento e della pioggia e di vederne l'immagine nello scorrere delle stagioni, misurando lo scorrere del tempo con i rintocchi della campana e il suono delle proprie preghiere.
L'ordine dei Certosini è ritenuto una delle confraternite più rigide della Chiesa Cattolica Romana. Nascosta dagli occhi del pubblico, la vita quotidiana dei monaci segue le regole ed i rituali secolari dell'ordine. I visitatori ed i turisti sono tenuti fuori dai locali del monastero. Non esistono di fatto pellicole sui monaci. L'ultima ripresa avvenne nel 1960 quando due giornalisti furono ammessi nel monastero. Non gli fu però concesso di riprendere i monaci.
Il regista Philip Gröning, dopo aver atteso per 19 anni, è riuscito ad ottenere il permesso di entrare nella clausura e filmare per sei mesi la quotidianità della vita monastica, portando con sé solo lo stretto necessario, senza luci artificiali e senza altra colonna sonora che i rumori d'ambiente e i canti gregoriani intonati dai monaci.
Questo unico permesso di girare è il risultato di una lunga e leale relazione tra Philip Gröning e il Priore Generale.
Distribuzione Metacinema
Durata 162'
Regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio Philip Gröning
Genere documentario
La critica
''Philip Groning ama interrogarsi sulle questioni della vita e quelle esistenziali, infatti un altro suo film è dedicato alla filosofia (Philosophie, 1998), e anche 'Nel grande silenzio' ha posto un interrogativo più profondo: perché alcune persone sono attratte dalla vita in convento e sono disposte a portarla ai massimi estremi, come questi monaci ritiratisi sulle montagne francesi in un luogo dove non passa mai nessuno perché loro non accettano ospiti, e non insegnano in nessuna scuola, e che non fanno altro che pregare. In silenzio. «Una scelta incredibilmente radicale! E pensare che se nel paese vicino muore il parroco, loro non possono nemmeno dire la messa per lui, perché il loro compito è rimanere li dentro. Che estremismo!»''
Elfie Reiter, 'Il Manifesto'
''Il grande silenzio non genera sconcerto, né tanto meno noia, Il grande silenzio è un film ipnotico, un antidoto alle false priorità del nostro tempo. Un film in cui dall'apparente monotonia della quotidianità emerge una sola, semplice certezza: serenità. Un film ancora capace di comunicare come solo il grande cinema sa fare: ad esempio con una sequenza di primi piani tutti uguali e tutti diversi: quelli dei monaci. E naturalmente tutti in silenzio. Anche in sala c'è silenzio, quello delle occasioni rare.''
Fabio Falzone, 'Avvenire'
''Non occorre essere mistici, e neppure credenti, per andare all'appuntamento con questo film-monolito straordinario. Basta saper rinunciare a una 'storia' per entrare in uno spazio (come dice benissimo il regista il film, più che rappresentarlo, 'è diventato' un monastero), in un tempo a parte, in un ritmo - assieme - solenne e lievissimo.''
Roberto Nepoti, 'La Repubblica'
''Paziente, il tedesco Philip Groning ha atteso 19 anni di riprendere in silenzio con una telecamera (120 ore in tutto) il quotidiano, le opere e i giorni della vita monacale. Il risultato è un'esperienza straordinaria che coi volti e lo scorrere della natura, fa del Tempo una categoria dello spirito. Ripagato dal successo, l'eloquente viaggio nel paziente, religioso silenzio vive e rimbalza su percezioni, pensieri, associazioni, emozioni del pubblico, come si addice ai grandi spiriti evocatori del cinema (Dreyer, Bergman, Cavalier, Bresson, Resnais ), rispondendo al bisogno di silenzio invocato da Fellini nella 'Voce della luna'. ''
Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera'
''Il fascino del silenzio, di una vita rimasta uguale per secoli, dello scorrere del tempo, ripreso con fedeltà, non riesce a toccare i margini del mistero che in esso si annida. Il cinema come pura osservazione è inutile. Il cinema che non riesce ad interrogare la sua materia fallisce il suo compito. E vedere questi monaci dentro una sorta di documentario naturalistico non aiuta a capire le ragioni di quella scelta.''
Dario Zonta, 'L'Unità'
''Il grande silenzio invita alla meditazione e alla contemplazione. Se siete refrattari all'una o all'altra pratica, evitatelo. Ma almeno lo fa con tutta la coerenza necessaria: non come quelli che celebrano le virtù del silenzio e dell'umiltà parlandone per ore in tv.''
Mariarosa Mancuso, 'Il Foglio'
''Un viaggio in un mondo 'altro', nato oltre mille anni fa, che si trasforma per lo spettatore in una vera e propria esperienza, e che permette quasi di catturare la presenza del divino tra le mura del monastero.''
Alessandra De Luca, 'Ciak'
''Pur lodevole, la scelta di «non dare al pubblico alcuna direzione» a nostro avviso non risulta vincente sul piano del coinvolgimento. Ma in un mondo appestato da milioni di parole inutili, dove il Verbo ha perduto ogni autorevolezza, questo viaggio nel «grande silenzio» può rappresentare una rara esperienza spirituale.''
Alessandra Levantesi, 'La Stampa'
''Un regista dopo vent'anni riesce ad entrare nella Grande Chartreuse sulle Alpi e resta lì sei mesi in condizioni che, produttivamente sono disastrose: niente troupe, niente luci artificiali, niente interviste. Eppure il risultato è un'opera grandiosa: due ore e 42 minuti di immagini di vita, silenzio e canti gregoriani che trasformano la sala cinematografica in un monastero e sottolineano la dimensione contemplativa della fruizione cinematografica.''
Pier Francesco Borgia, 'il Giornale'
In concorso alla 62ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2005) nella sezione ''Orizzonti''