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Il "lager" della solidarietà...

I sindaci del Calatino in rivolta per i trasferimenti da Lampedusa dove la situazione rimane critica: quelli che arrivano sono più di quelli che vanno

25 marzo 2011

AGGIORNAMENTO
I ministri degli Esteri e dell'Interno, Franco Frattini e Roberto Maroni, oggi in missione a Tunisi per incontrare le autorità locali, tra cui il premier Beji Caid Essebsi, hanno ricevuto dal governo tunisino l'impegno di contrastare la partenza di migranti verso le coste italiane col rafforzamento dei controlli nelle zone di partenza delle imbracazioni dei clandestini.

Al termine degli incontri, i due ministri hanno spiegato che l'Italia metterà a disposizione della Tunisia mezzi, addestramento e una linea di credito di 150 milioni. "Abbiamo chiesto il rafforzamento dei controlli per impedire la partenza dei clandestini - ha spiegato Maroni - Nei prossimi giorni apriremo un tavolo per individuare le necessità del governo tunisino, che ha assicurato il suo impegno". Per il ministro, "è un risultato positivo, che sarà seguito da fatti concreti" nel contrasto dei flussi di irregolari.
L'Unione europea da parte sua rinnova la sua "solidarietà" ai Paesi maggiormente coinvolti dai flussi migratori. "Il Consiglio europeo - affermano i 27 nelle conclusioni della riunione diffuse nella notte - attende la presentazione da parte della Commissione di un piano per lo sviluppo delle capacità di gestione dei flussi dei migranti e dei rifugiati prima del Consiglio europeo di giugno". Un accordo dovrebbe essere raggiunto entro quella data sulle regole "per rafforzare le capacità di Frontex (l'agenzia delle frontiere)". Allo stesso tempo, si legge nel testo, la Commissione "renderà disponibili risorse aggiuntive a sostegno dell'operazione Hermes (davanti alle coste tunisine, ndr) ed i Paesi membri sono invitati a fornire ulteriori risorse umane e tecniche". Quanto deciso ieri a Bruxelles "ha soddisfatto" l'Italia, hanno fatto sapere fonti diplomatiche.

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Ieri, dieci tra sindaci e amministratori di altrettanti centri del Calatino, in provincia di Catania, hanno protestato davanti al "Villaggio di solidarietà" di Mineo contro il trasferimento nella struttura dei 498 immigrati provenienti da Lampedusa. Presenti tra gli altri i sindaci di Scordia, Raddusa, Ramacca, Caltagirone, Licodia, Castel di Iudica, Grammichele.
Gli immigrati sbarcati ieri mattina dalla nave San Marco sono giunti poco prima delle 13:00, su quattro pullman, scortati dalle forze dell'ordine. Al loro arrivo, sindaci e amministratori della zona hanno tentato, creando un cordone davanti alla struttura di non fare entrare gli autobus, ma dopo qualche minuto di tensione le forze dell'ordine hanno fatto entrare i mezzi. Poco dopo le 13:00 nella struttura hanno fatto ingresso altri quattro pullman di immigrati, che sono entrati senza alcun problema scortati dalle Forze dell'ordine. Altri cinque pullman hanno varcato i cancelli della struttura intorno alle 14:00.

"Questa - ha detto il sindaco di Caltagirone, Francesco Pignataro - è una grande farsa che noi respingiamo al mittente. Questa non è una riserva indiana, presto diventerà un lager. Nella riserva indiana c'era un equilibrio ecosistemico ma qui queste persone non sanno come trascorrere la giornata. Il ministro Maroni continua a sostenere che questa è una iniziativa sperimentale che l'Europa ci dovrà copiare ma io credo che l'Europa abbia poco da copiare: non bisogna essere esperti per immaginare che qui 2000-3000 persone non faranno altro che amplificare le loro difficoltà e le loro contraddizioni".
"Il patto per la sicurezza a questo punto è carta straccia. Ci sentiamo ingannati - ha detto il sindaco di Mineo, Giuseppe Castania - e non abbiamo nessuna intenzione di firmare alcun protocollo se prima il prefetto Caruso (commissario per l'emergenza immigrazione, ndr) non viene qui ad informare i sindaci su quello che vuole fare a proposito di questo non progetto". Secondo Castania gli immigrati sbarcati dalla San Marco "sono clandestini". "Dalle informazioni che abbiamo - ha detto - sappiamo che ci sono pochissime donne, pochissimi bambini e poi ci sono circa 600 clandestini, perchè in questo momento a Lampedusa non c'è né il tempo, né la serenità, nè il modo per avviare le procedure per la richiesta d'asilo. E a meno che non l'abbiano fatto stanotte durante la traversata, questi sono tutti clandestini". "Questa è la dimostrazione - ha proseguito il sindaco di Mineo - di come questo progetto sia iniziato male e stia procedendo peggio. Questo è un non progetto; era follia mettere 2.000 persone tutti insieme qui, ma la doppia follia è pensare ora di mettere insieme migliaia di richiedenti asilo e migliaia di clandestini". "E' una presa in giro, un inganno da parte di chi sta decidendo sulla nostra testa. Fino ad oggi i sindaci hanno avuto un atteggiamento di responsabilità, civiltà e democrazia, ora basta. Siamo qui a protestare, ma nei prossimi giorni verremo con le nostre popolazioni perchè non possiamo assolutamente condividere questa doppia follia che si sta consumando ai danni del nostro territorio". "Quello che continuiamo a dire al governo in questo momento è: fermatevi e tornate a discutere con il territorio, con i sindaci, come in concreto si possa fare un progetto davvero sostenibile", ha ribadito Castania, che ha annunciato per domenica, alle 10, davanti al Centro della solidarietà, un manifestazione di protesta, "in cui verranno tutte le nostre comunità". "Non può essere Mineo o Lampedusa - ha aggiunto Castania - l'unica risposta alla questione-immigrati. Speriamo che alla manifestazione vengano migliaia di persone".

Anche il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, analizza in toni critici la situazione a Mineo: "Il governo della Regione siciliana è al fianco dei sindaci del calatino che stanno protestando a Mineo. A conti fatti, con l'ingresso dei primi migranti trasportati da Lampedusa con la nave San Marco, ormai si può parlare di un vero e proprio bluff da parte del governo nazionale". "Il Villaggio degli Aranci - ha aggiunto il governatore Lombardo - doveva essere destinato ad ospitare i richiedenti asilo presenti su tutto il territorio nazionale: nutrivamo già delle forti perplessità su questa scelta. Ma aprire le porte di Mineo ai profughi sbarcati a Lampedusa, di cui non si sa nulla e di cui in molti casi non si conosce neanche la vera identità è inaccettabile". "Trasferire i migranti dalla Sicilia alla Sicilia - ha continuato - significa continuare a scaricare sempre e soltanto sulla Sicilia - a Lampedusa, a Mineo e a Birgi, tanto per fare gli esempi più macroscopici - i costi sociali ed economici di questo tsunami migratorio".
"Quello che temevo si sta verificando - ha detto ancora il presidente della Regione siciliana -. C'è stata grande superficialità a dire di sì senza le necessarie garanzie per quello che poteva accadere. Lì si stanno ammassando persone, si sta creando una sorta di grande lager". "Sinora - è l'osservazione del governatore - erano ospitati in dieci centri diversi dove stavano raggruppati per provenienza, nazionalità, fede religiosa, cultura e appartenenza politica. I primi 60 pare siano arrivati il primo giorno e si trattava di afghani e pakistani, cioè oppositori del governo dell'Afghanistan. E, ad esempio, gli oppositori di quel governo sono i talebani. Questi magari non lo saranno, ma di certo la situazione è complicata".

"Il problema più grave - ha infine colcluso Raffaele Lomabardo - è però un altro: queste persone sono libere di uscire e infatti decine di loro si aggirano per le campagne. Visto che il 75% di queste persone ottiene l'asilo, l'obiettivo sarebbe l'integrazione. Nella buona sostanza il governo a questa gente ha dato la prospettiva di trovarsi un lavoro. Ma dove? In una delle aree più depresse si vanno a piazzare 2.000 persone che alla fine cercheranno un lavoro. E già lo cercano aggirandosi per le campagne. Alcuni di loro non sono tornati alla base già dalla prima sera. Li hanno portati via forse dalla Lombardia o dal Veneto dove avrebbero avuto la possibilità di integrarsi. Lasciamo il Villaggio degli Aranci com'era e liberiamo da questo ennesimo problema i nostri cittadini e i nostri amministratori".

E mentre il problema dell'immigrazione rischia di diventare emergenza nel Catanese, continua il flusso di arrivi di immigrati clandestini a Lampedusa, dove la situazione è a dir poco ormai insostenibile. Lampedusa è al collasso e ogni giorno che passa è sempre più evidente che tutto ciò che è stato messo in piedi finora serve a poco o a nulla. Servono a poco i ponti aerei e la nave San Marco: quelli che arrivano sono sempre di più di quelli che se ne vanno. Ieri ne sono sbarcati quasi ottocento e ne sono partiti meno di 200. Un aereo, addirittura, è decollato con soli 29 immigrati a bordo su 160 posti disponibili: dicono le forze dell'ordine che non c'era altra soluzione, in tutta Italia non si trova un posto dove ospitarli.
In queste condizioni, ed è ormai chiaro a tutti, Lampedusa non può durare. È una "bomba sociale pronta ad esplodere" sintetizza efficacemente l'assessore regionale all'ambiente, Gianmaria Sparma. Gli abitanti sono allo stremo e per chiedere al governo di muoversi in maniera concreta hanno organizzato l'ennesima protesta in piazza. Il Comune lancia l'allarme acqua: "Non c'è l'autonomia sufficiente per assicurare la fornitura agli oltre 11 mila presenti". "Manca l'approvvigionamento idrico sufficiente a Lampedusa. La richiesta di fornitura straordinaria di 20 mila metri cubi d'acqua, avanzata già da un mese, non ha avuto ad oggi alcuna copertura economica da parte del ministero della Difesa". E' quanto si legge in una nota diffusa dal Comune di Lampedusa. "La popolazione di Lampedusa, oggi composta di 5.500 isolani, più 5 mila profughi e 400 esponenti delle forze dell'ordine - conclude la nota - ha anche il problema dell'approvvigionamento idrico. Questa carenza complica ulteriormente la situazione sull'isola".

E, soprattutto, non si può continuare a lasciare in queste condizioni migliaia di esseri umani. Sono di nuovo quasi cinquemila, senza contare i 150 a bordo di un barcone tratti in salvo ieri sera a 25 miglia dall'isola, i 73 giunti poco dopo le 20:00 e gli 81 tratti in salvo Capitaneria di porto e della Guardia di Finanza, che si trovavano su un barcone in difficoltà a circa 20 miglia da Lampedusa.
Bisogna dire che finora i migranti hanno dato una grande prova di dignità, ma più passa il tempo e più diventa concreto il rischio che la rabbia esploda. Uno di loro, sbarcato nella notte, è stato colpito da un arresto cardiaco sulla banchina del porto e solo l'intervento immediato di poliziotti e sanitari gli ha salvato la vita. In migliaia vivono accampati in rifugi di fortuna o in terra, con i vestiti che avevano indosso quando sono sbarcati, senza servizi igienici e senza potersi lavare. Per capire la situazione basta vedere cosa è accaduto quando si è sparsa la voce che Medici senza frontiere avrebbe distribuito coperte e saponi. Si sono messi in fila in duemila, in maniera ordinata, per prendere il kit, utilizzato da molti per lavare i vestiti alla cisterna dell'acqua sulla banchina. "Che Msf debba intervenire per supportare le autorità di un paese occidentale - dice sconsolato il responsabile dell'organizzazione sull'isola, Rolando Magnano - è il segnale più concreto del livello raggiunto dall'emergenza".

E come se non bastasse all'orizzonte si affaccia un altro incubo, la paventata ondata di profughi dalla Libia. L'allarme è scattato mercoledì ma si è saputo solo ieri: un barcone con 330 eritrei, tra cui donne e bambini, sarebbe partito da Tripoli mercoledì diretto a Lampedusa e ora si troverebbe in difficoltà nel Mediterraneo. A dare l'SOS è stata una donna eritrea che vive ad Agrigento e che ha parlato al satellitare con la sorella, che si troverebbe a bordo. Da 48 ore lo stanno cercando tutti i mezzi navali e aerei impegnati nel canale di Sicilia, ma al momento del barcone non c'è traccia. In ogni caso, se dovesse arrivare, vorrebbe dire che anche quella rotta si è aperta, nonostante le bombe della coalizione e la rappresaglia del Colonnello Gheddafi.
Ma l'arrivo della prima nave dalla Libia, inoltre, potrebbe rappresentare l'ennesima maledizione per Lampedusa. Perchè potrebbe innescare una guerra tra disperati: il governo ha sempre ripetuto che quelli provenienti dalla Libia saranno considerati profughi, dunque saranno accolti nelle regioni italiane in strutture messe a disposizione dalla Difesa (il ministro La Russa ha confermato che si tratta di 13 siti), mentre tutti gli altri saranno considerati clandestini e devono andare nei Cie. Significa che se arriveranno gli eritrei da Tripoli, verranno immediatamente trasferiti: e come accoglieranno la cosa i tunisini da giorni sull'isola?

[Informazioni tratte da Lasiciliaweb.it, Adnkronos/Ing, Ansa, Corriere del Mezzogiorno.it]

 

 

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25 marzo 2011
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