Il latte che beviamo...
L'Unione europea discute sull'etichettatura del latte
Che latte beviamo? Siamo sicuri che quello che portiamo in tavola sia prodotto realmente all’interno dei confini italiani? In quanti sanno, ad esempio, che tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri, mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero?
Nei giorni scorsi è stato firmato un decreto che introduce l'indicazione obbligatoria dell'origine per i prodotti lattiero caseari in Italia, firmato dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.
Non più solo il latte fresco: anche tutti gli altri prodotti lattiero-caseari, dal latte a lunga conservazione, ai formaggi, burro, e latticini dovranno indicare la provenienza della materia prima e consentire al consumatore di sapere dall'etichetta dove il latte è stato munto, confezionato e trasformato.
Il decreto va in aiuto di un settore che nel suo complesso vale più di 20 miliardi di euro e di circa 35 mila imprese tra allevatori e produttori di latte. Ci sono analisi che dimostrano la propensione dei consumatori a pagare anche dal 5 al 20% in più per un prodotto che sia d'origine italiana tracciata. Con questo decreto sarà possibile sfruttare questi spazi. L’Italia ha fatto di più, ha inviato una lettere con le misure del decreto alla Commissione europea competente, che ha assicurato di averla ricevuta promettendo che tutte le misure "verranno analizzate nei prossimi giorni".
Nonostante la forte volontà politica da parte dell’Italia, la Ue non ha mai appoggiato misure di questo genere: attualmente il tema delle indicazioni in etichetta è demandato al rigido regolamento 1169/2011. In più occasioni proposte di indicare nell’etichetta dei prodotti finiti l’origine delle materie prime è stato visto dai tecnici di Bruxelles come lesivo della concorrenza e della libera circolazione delle merci.
Su questa battaglia l’Italia ha alleati autorevoli, come la Francia, pertanto si prevede un iter autorizzativo veloce e positivo. I 12 maggio scorso l'Europarlamento ha approvato una risoluzione per l'introduzione dell'etichettatura di origine obbligatoria per tutti i prodotti alimentari a base di carne, ma anche latte e prodotti caseari.
Il decreto in particolare prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l'origine della materia prima in etichetta con queste diciture: "Paese di mungitura: nome del paese nel quale è stato munto il latte"; "Paese di confezionamento: nome del paese in cui il prodotto è stato confezionato"; "Paese di trasformazione: nome del paese nel quale è stato trasformato il latte". Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo di una sola dicitura: ad esempio "Origine del latte: Italia". In ogni caso sarà obbligatorio indicare espressamente il paese di mungitura del latte.
Una questione che investe direttamente la Sicilia. Secondo il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione, "nell’Isola, in modo particolare sono numerose le eccellenze tra le produzioni casearie, da quelle che hanno già ottenuto la denominazione di origine protetta al latte di alta qualità fino ai tanti formaggi di grande valore. Un sospiro di sollievo per gli allevatori. Dopo anni di discussioni sulle quote latte e di crisi strutturale nei quali abbiamo fatto il massimo per gli operatori del settore - e penso al piano da 120 milioni di euro per il triennio 2015-2017, ma anche all'abolizione di Imu e Irap prevista dall'ultima legge di stabilità e all'attivazione del Fondo latte per ristrutturare i debiti e potenziare la moratoria dei mutui bancari - ancora un provvedimento a sostegno dei nostri allevatori".