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Il lavoro è la migliore via per l'integrazione. Il destino favorevole e possibile di tanti immigrati arrivati in Italia

26 agosto 2006

Fare impresa è la strada scelta dal 13% degli immigrati per integrarsi nel nostro Paese. Sono infatti 372.058 gli stranieri, dei quali 286.542 extracomunitari, alla guida di un'impresa, pari al 4,7% del totale degli imprenditori operanti Italia. Il 15,3% di questi imprenditori, vale a dire 56.822 (di cui 5.782 donne), opera nell'artigianato.
Sono questi alcuni dei dati, riferiti al 2005, resi noti nei giorni scorsi dall'Osservatorio di Confartigianato sull'imprenditoria straniera che nel suo rapporto mette in evidenza come le attività degli artigiani extracomunitari si concentrano nel settore delle costruzioni (68,3% del totale), tessile-abbigliamento (9,4%), trasporti (7,4%), estrazione e lavorazione metalli (4,2%), servizi alle imprese (2,7%) e, infine, alimentare (2,5%).

Quanto alla provenienza, gli imprenditori artigiani extracomunitari arrivano per il 48,5% dai Paesi dell'Europa non comunitaria (soprattutto da Albania, Romania e Svizzera), per il 25,7% dall'Africa (Marocco, Egitto e Tunisia), per il 13,2% dall'Asia (di cui il 9,3% cinesi), per il 9,3% dall'America Latina (prevalentemente Argentina e Brasile) ed infine dal Nord America per il 2,4% e dall'Oceania per lo 0,9%.
Secondo l'Osservatorio di Confartigianato, questi imprenditori sono prevalentemente maschi (89,8%) e relativamente giovani: circa un terzo, infatti, ha meno di 35 anni e poco più della metà ha tra i 35 e i 45 anni. Il 41% degli artigiani stranieri è diplomato e il 15,4% è in possesso di laurea.
Sei stranieri su dieci hanno aperto l'attività artigiana negli ultimi 5 anni. L'avvio di impresa è stato preceduto da un'esperienza, nel paese d'origine, soprattutto di lavoro operaio, anche se il 16,2% aveva già esercitato in patria una attività imprenditoriale, mentre per l'86% degli imprenditori artigiani stranieri la prima occupazione in Italia è stata di lavoro dipendente.

Le principali difficoltà indicate dagli imprenditori extracomunitari sono l'individuazione della clientela e la continuità del lavoro (21,2%), a cui segue l'eccessiva burocrazia anche per l'avvio dell'attività (19,4%). Ulteriore problema segnalato riguarda l'accesso ai finanziamenti bancari (13,6%), i pregiudizi della clientela e i problemi di razzismo (per il 12,9% dei casi) e i ritardi nei pagamenti (10,6%).
L'Osservatorio di Confartigianato rivela che, a giudizio degli artigiani stranieri, la semplificazione delle pratiche burocratiche (19,1%) e la riduzione della pressione fiscale (17,7%) rappresentano i principali elementi per favorire la diffusione delle attività produttive degli immigrati.
Per quanto riguarda l'inserimento nelle imprese italiane di personale extracomunitario, le piccole imprese sono la destinazione dell'84,8% della nuova occupazione dipendente extracomunitaria. Le imprese di piccola dimensione sono anche quelle che segnalano le maggiori difficoltà (88,3% del totale delle imprese che assumono stranieri) di reperimento di personale extracomunitario da inserire in azienda.

Fonte: Agenzia Internazionale Stampa Estero

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26 agosto 2006
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